
Riprende martedì prossimo 10 febbraio l'esame delle riforme costituzionali in Aula alla Camera. Dopo la pausa di due settimane (l'ultima seduta sul tema c'è stata il 27 gennaio scorso) in cui il Parlamento ha scelto il nuovo presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si capirà se il ddl che modifica la composizione del Senato, il procedimento legislativo e la ripartizione di competenze tra Stato e Regioni (Titolo V) reggerà alla rottura del patto del Nazareno tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi avvenuta proprio in seguito all'elezione del nuovo capo dello Stato.
Boschi: abbiamo i numeri per andare avanti
Non teme nulla il ministro delle Riforme e dei Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi. Oggi il ministro, ribadendo quanto assicurato ieri dal premier, ha osservato che «i numeri per andare avanti ci sono comunque». La maggioranza a Montecitorio ha numeri solidi e si sono anche già esaurite le poche votazioni segrete previste. «Non possiamo fermarci solo perché Forza Italia ci ha ripensato», ha insistito Boschi. Infatti il calendario dei lavori è serratissimo: «Lavoreremo - ha spiegato la ministra - dalle 9 alle 23 tutti i giorni, sabato compreso (fino alle 15, ndr) per cercare di arrivare al termine del percorso alla Camera e siamo già a buon punto. Mi auguro di completarlo il prima possibile per il passaggio definitivo al Senato».
Boschi: con Sc né campagna acquisti né perdita identità
Quanto al passaggio di 7 parlamentari di Scelta Civica nel gruppo Pd, con Sc «non c'è una campagna acquisti» perché «io credo che sia un valore aggiunto avere un partito aperto che accoglie nuovi contenuti. Non perdiamo la nostra identità», ha assicurato Boschi, che ha aggiunto: «Sicuramente non c'è un scelta di opportunità da parte loro ma una scelta politica forte, quella di partecipare in modo ancora più importante al percorso di riforme».
Dopo esodo Scelta Civica, Lega e M5S chiedono vincolo di mandato
Intanto, però, all'indomani del passaggio di sette parlamentari di Scelta Civica nel Pd, Lega e M5s chiedono di introdurre in Costituzione il vincolo di mandato per i parlamentari.
Solo in questa legislatura, ci sono stati ben 173 cambi di casacca. Per il leader della Lega Matteo Salvini si tratta di «una vergogna». Il Carroccio «presenterà un ddl per chiedere agli italiani se non sia il caso di cambiare questo sistema del vincolo di mandato» e per impedire che «se uno è eletto con la maglietta rossa poi la cambi in bianca». Per Grillo «il parlamentare è dipendente di chi lo vota. Per garantire il cittadino elettore si deve inserire il vincolo di mandato in Costituzione».
Tempi contigentati per il ddl costituzionale
Una data per il voto finale sulle riforme alla Camera non è stata ancora fissata ma i tempi contingentati a disposizione dei gruppi stanno finendo. Restano da effettuare 1.600 votazioni (700 su emendamenti e articoli, 900 su subemendamenti) e i tempi a disposizione dei gruppi sono quasi esauriti. All'opposizione restano 3 ore, alla maggioranza 19 ore, al gruppo misto 3 ore e 20, 55 minuti per gli interventi a titolo personale. Gli articoli da affrontare sono una ventina: dal 10 al 20 sul procedimento legislativo e dal 31 al 40 sul Titolo V.
Dal M5s un centinaio di subemendamenti
Danilo Toninelli, relatore di minoranza e deputato del Movimento 5 Stelle, fa sapere che il suo gruppo presenterà «qualche centinaio di subemendamenti ai nuovi emendamenti presentati dai relatori» e che i pentastellati daranno battaglia in particolare sull'emendamento che prevede che l'Italicum sia sottoposto al vaglio preventivo della Corte costituzionale. Il testo del governo stabilisce che le leggi elettorali approvate possano essere sottoposte al vaglio preventivo della Consulta se c'è la richiesta di una minoranza qualificata del Parlamento. «Ma siccome - osserva Toninelli - le riforme costituzionali saranno approvate dopo l'Italicum, questo non verrà mai sottoposto al vaglio della Corte. Quindi faremo nostro un emendamento di Gorgis (minoranza Pd, ndr) che prevede che il vaglio preventivo possa essere fatto anche su leggi già approvate in corso di legislatura».
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