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Arbitri scelti con sorteggio? Troppo bello per piacere al «sistema…

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Arbitri scelti con sorteggio? Troppo bello per piacere al «sistema calcio»

È bastato che il Presidente della Federazione Calcio, Carlo Tavecchio, facesse una timida apertura alla proposta di sorteggio integrale degli arbitri lanciata dal numero uno della Lazio, Claudio Lotito, per scatenare il pandemonio. Vero che la coppia non ha precedenti storici particolarmente incoraggianti dal punto di vista dell’immagine, ma la reazione è curiosa per non dire sospetta.

Il Presidente degli arbitri italiani, Marcello Nicchi, non solo ha replicato con un secco «Non si discute, decidiamo noi...» ma come carico di strozzo ha pure aggiunto che gli arbitri, in occasione dell’elezione di Carlo Tavecchio, avevano votato per l’altro candidato, Demetrio Albertini.

Tutte le volte che in Italia si parla di sorteggio integrale per le partite di Serie A sembra di scoperchiare una polveriera e buttarci dentro un fiammifero acceso. Perchè alla fine, al di là delle dichiarazioni di facciata, affidarsi alla sorte piace pochissimo a tutto il «sistema calcio». Le varie formule scelte nel corso degli anni hanno permesso a tutti di lamentarsi e inneggiare al complotto, di alzare le mani in segno di innocenza davanti alle proteste di tutti gli altri, di seguire di volta in volta soluzioni gattopardesche dove tutto sembra che cambi, perché invece non cambi nulla.

Non è un caso se, nella storia centenaria del calcio italiano, ci sono stati solo due esempi di sorteggio: e uno dei due, a essere sinceri, nemmeno integrale. Nel Campionato 1984-85, quando di fatto il sorteggio era mediato da un sistema di sei fasce (il designatore di allora, Alessandro D’Agostini, inseriva quattro arbitri per fascia poi si passava al sorteggio) e nel 1998-99, quando il sorteggio fu davvero integrale visto che una volta inseriti i nomi di nove arbitri per nove gare le designazioni uscivano dall’urna senza alcuna possibilità di indirizzamento preventivo. Rivedere la classifica di quei due campionati è oggi divertente, soprattutto se confrontata con quella degli anni immediatamente precedenti e successivi.

Nel 1984-85 vinse il Verona di Osvaldo Bagnoli, davanti a Torino, Inter, Sampdoria e Milan. La Juventus chiuse al sesto posto, seguita da Roma, Napoli e Fiorentina. L’anno prima, senza alcun tipo di sorteggio, la classifica era stata: Juventus, Roma, Fiorentina, Inter, Torino, Verona, Sampdoria, Milan. Nel campionato 1985-86, quando il sorteggio venne immediatamente abbandonato, il Campionato finì così: Juventus, Roma, Napoli, Torino, Fiorentina, Inter, Milan e così via fino al decimo posto del Verona, che l’anno prima aveva festeggiato lo scudetto.

Nel 1998-99, dopo le furiose proteste di Massimo Moratti in seguito alle vicende del rigore negato per fallo su Ronaldo nella partita Juventus-Inter, si passò come detto al sorteggio integrale. Vinse il Milan di Zaccheroni, autore di una rimonta storica sulla Lazio che finì seconda staccata di un solo punto. A seguire Fiorentina (terza), Parma, Roma e Udinese. Juventus e Inter, che l’anno prima avevano duellato per il titolo chiudendo rispettavamente a quota 74 e 69 punti, finirono settima e ottava, sempre una dietro l’altra, con 54 e 46 punti.

L’anno successivo (torneo 1999-2000) il sorteggio integrale venne abbandonato e si entrò, su richiesta di Milan, Juventus, Roma e Lazio, e con l’assenso dell’Inter, nell’era della coppia Bergamo-Pairetto. Il Campionato si chiuse con la Lazio campione, seguita da Juventus, Milan, Inter, Parma, Roma, Fiorentina. Questo per la cronaca, senza aggiungere una sola riga di commento. Ognuno legga i numeri come meglio crede e preferisce.

Se poi a qualcuno, leggendo i numeri, viene qualche idea sul perché i grandi club (tutti i grandi club, e ripeto tutti i grandi club, e ripeto di nuovo tutti i grandi club) abbiano sempre preferito evitare il sorteggio integrale, o cancellarlo dopo un solo anno di prova, beh!, non è in nostro potere fermare la forza del pensiero.

Non credo che gli arbitri siano corrotti. Se in Italia e all’estero ci sono stati casi provati in cui hanno agito in malafede, credo siano stati un’eccezione. Ho sempre pensato che possono sbagliare, esattamente come i centravanti sbagliano a metro dalla porta o i portieri incassano gol con papere colossali.

Ma al tempo stesso penso che, sapendo di non rischiare niente quando sbagliano, perchè alla fine il loro nome esce a caso da un’urna e non viene tolto da un griglia perché qualcuno grida più forte di altri, riescono ad arbitrare più serenamente e ad evitare l’unico vero rischio e pericolo: quello della sudditanza psicologica. Nessun soccorso ai più forti, ma fischi sereni senza paura di pressioni e ritorsioni a pesare sulla carriera. Come dovrebbe sempre essere.

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