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Riforme, salta la trattativa: M5s rilancia ostruzionismo. Pd:…

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Riforme, salta la trattativa: M5s rilancia ostruzionismo. Pd: avanti a oltranza

Iniziata questa mattima è in corso da ore, frenata da continui stop and go, la seduta fiume della Camera sulle riforme costituzionali, dopo la sospensione “tecnica” della notte scorsa. L'Aula ha approvato senza modifiche l'articolo 33 del ddl Boschi, che riscrive l'articolo 119 della Costituzione sul federalismo fiscale. Poi una lunga sospensione pomeridiana, su richiesta del relatore Emanuele Fiano (Pd), per «valutare emendamenti e pareri relativi» nel comitato dei Nove. Pd e M5S hanno cercato un’intesa su alcune modifiche al ddl sulle riforme, ma la trattativa è saltata. E i Cinquestelle hanno ripreso l’ostruzionismo in Aula.

Nuova pausa tecnica, spazio alle trattative per uscire dall’impasse
Dopo il tentativo di trattativa del pomeriggio, governo e maggioranza hanno ribadito l’intenzione di procedere ad oltranza, anche se poi, in serata, hanno optato per una nuova pausa tecnica, in modo da consentire la riunione del Comitato dei nove, ma soprattutto per dar spazio ad un nuovo confronto maggiornanza-opposizione che riesca a superare l’impasse. E il Pd possa consultarsi su di un'apertura ad alcune richieste di modifica della sua minoranza. La seduta riprenderà alle 22.45. Il governo punta a esaurire le votazioni sugli emendamenti di 16 articoli entro domani sera, per affrontare il voto finale entro la prima settimana di marzo, probabilmente sabato 7.

Sì all’articolo 34 sul potere sostitutivo
In giornata, sì dell'Aula anche all'articolo 34, che disciplina il cosiddetto “potere sostitutivo” del governo nei confronti delle autonomie territoriali modificando l'articolo 120 della Costituzione. Approvazione praticamente all’unanimità, con l’unica eccezione del M5S che continua a non partecipare alle votazioni, per un emendamento all’articolo 35 in base al quale le leggi elettorali emanate dallo Stato per i consigli regionali dovranno promuovere l'equilibrio di genere nella rappresentanza.

Stop alle votazioni in notturna dopo la bagarre dell’opposizione
Ieri notte alle 23 su proposta del Pd l'aula della Camera ha approvato, in un clima tesissimo, la richiesta di una seduta fiume per accelerare l'iter del provvedimento e aggirare la zavorra della montagna di emendamenti. A seguire bagarre in Aula delle opposizioni, sfiorata la rissa tra Lega e Ncd, cori assordanti dai deputati M5s che hanno insultato la presidente Boldrini («serva-serva»). Da quel momento, per le proteste delle opposizioni non si sono più svolte votazioni notturne.

Pd-M5S, salta la trattativa su tre temi
Malgrado gli “scontri” in Aula, Pd e M5S hanno tenuto aperta la porta del dialogo su alcune modifiche al ddl sulle riforme. Nel pomeriggio il Pd avrebbe mostrato un'apertura parziale sui tre temi indicati in Aula dai cinque stelle (esame obbligatorio delle proposte di legge di iniziativa popolare, referendum senza quorum, ricorso davanti alla Consulta sugli atti approvati dalla Camera). La linea del M5s è stata netta: «Siamo scesi da 10 emendamenti a 7, poi ancora a tre: è il massimo che possiamo fare, se il Pd non dà il via libera alle tre proposte riparte ostruzionismo». Su twitter il deputato Alessandro Di Battista, membro del direttorio M5s si era spinto a scrivere: «Siamo disposti a ritirare tutti i nostri emendamenti alla riforma costituzionale se il Pd ci vota il referendum propositivo senza quorum».

M5s: sarà ostruzionismo. Fiano (Pd): avanti con seduta fiume
Ma la linea non è stata accettata dal Pd. Di qui la rottura. «Con il Pd non siamo riusciti a trovare un incontro e quindi andiamo avanti con l'ostruzionismo. Come? Lo vedrete». Così Riccardo Fraccaro, deputato M5s, al termine del vertice del movimento sulla trattativa con il Governo sul percorso per le riforme costituzionali. «A questo punto non posso garantire un andamento del tutto istituzionale in Aula», gli ha fatto eco Fabiana Dadone (M5s). Il Movimento 5 stelle ha continuato a non votare per protesta in Aula alla Camera gli emendamenti al ddl riforme costituzionali e ha minacciato di abbandonare l'aula se non saranno concesse 4 ore di pausa per riflettere sulle modifiche richieste in materia di quorum per i referendum. La replica dei Dem: «Niente accordo con i 5 stelle, riprende la seduta fiume alla Camera fino alla fine delle votazioni sugli emendamenti». Così su twitter il relatore del ddl costituzionale Emanuele Fiano (Pd).

Minoranza Pd: modifiche o libertà di voto
Critiche alla seduta fiume e alla linea del governo sono arrivate anche dalla minoranza Pd. «Andare avanti a tappe forzate è un problema. Bisogna prendere atto che il Nazareno non c'è più e invece ci si rifiuta di affrontare le conseguenze politiche», ha attaccato Stefano Fassina. «Siamo molto irritati - ha rincarato la dose Alfredo D'Attorre - Non c'è stata una riunione del Pd per un confronto. O ci sono delle aperture oppure è chiaro che sui nostri emendamenti andremo avanti e li voteremo in Aula», spiega ancora l'esponente Dem.

Approvato articolo 33 su federalismo fiscale
Intanto la mattinata è stata segnata da varie votazioni. L'Aula della Camera, con 295 sì e 88 no, ha approvato senza modifiche l'articolo 33 del ddl riforme, che riscrive l'articolo 119 della Costituzione sull'autonomia finanziaria di Comuni, Città metropolitane e Regioni. L'autonomia degli enti territoriali verrà esercitata nel rispetto dell'equilibrio dei rispettivi bilanci e dei vincoli economici e finanziari derivanti dalla partecipazione all'Unione europea.

Manca numero legale, sospesa per un’ora seduta fiume Camera
La giornata era iniziata con una falsa partenza. Al momento del voto sul primo emendamento all'articolo che riguarda l'autonomia patrimoniale degli enti locali, infatti, si è constatata la mancanza del numero legale. «Irritazione» sarebbe stata manifestata da Laura Boldrini ai suoi collaboratori. Da registrare un asse tra M5S (che ha annunciato di non partecipare per protesta alle votazioni) e FI contro la seduta fiume alla Camera per stringere sui tempi di approvazione del ddl riforme.

Trattativa in salita
Ieri il capogruppo Pd Roberto Speranza prendendo la parola in aula oltre a proporre la seduta fiume, aveva offerto uno slittamento ai primi giorni di marzo (rinunciando alll'ipotesi di chiudere sabato prossimo) del voto finale. L'aula della Camera era riuscita ieri anche a votare uno dei due pilastri della riforma, il nuovo articolo 117 della Costituzione che elimina le competenze concorrenti tra Stato e Regioni e riporta in capo allo Stato importanti compentenze. Ma restano da votare ancora circa 3mila emendamenti. Per questo era stata avviata una trattativa tra maggioranza e opposizioni affinché venissero ritirati quelli più ostruzionistici, in cambio di tempi di discussione più ampi.

Rissa sfiorata Ncd-Lega
La bagarre tra i deputati del Carroccio e quelli del partito di Angelino Alfano è scoppiata con l'intervento, a favore della seduta fiume, di Sergio Pizzolante: «Non c'è alcun attentato alla democrazia - ha detto - è soltanto uno strumento per impedire speculazioni di bassa lega e dico lega non a caso, non a caso». Parole che hanno suscitato l'ira dei leghisti che si sono diretti verso i banchi di Ncd, fermati dai commessi.

Insulti del M5s alla Boldrini
«Dittatrice», «serva», gli insulti dai banchi dei deputati M5S rivolti alla Presidenza che ha detto no alla richiesta di Francesco Paolo Sisto (Fi) di revocare la decisione della seduta ininterrotta perché «una Costituzione by night cioè che approfitti della stanchezza dei parlamentari, che li metta alla dura prova di cultura e di resistenza, non è una Costituzione scritta come i nostri padri avrebbero voluto che fosse scritta». Alla richiesta del presidente della commissione Affari Costituzionali si erano associati anche M5S, Lega e Sel. Le proteste dei pentastellati, hanno portato a una nuova sospensione della seduta da mezzanotte e mezzo alle 2 quando in Aula è intervenuta la presidente Laura Boldrini difendendo la «piena correttezza» e la «legittimità» della seduta fiume, spiegando che «ci sono numerosi precedenti», ma concedendo la pausa tecnica, chiesta dal presidente dei deputati Fi, Renato Brunetta, fino alle 9 di questa mattina.

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