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Gino Paoli si è dimesso dalla presidenza della Siae

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Dopo le indagini per evasione fiscale

Gino Paoli si è dimesso dalla presidenza della Siae

Gino Paoli si è dimesso da presidente della Siae. Le sue dimissioni sono «irrevocabili», come ha scritto lo stesso artista nella comunicazione ai consiglieri della Siae riuniti oggi a Milano per il Consiglio di gestione, e sono conseguenza della vicenda che lo coinvolge in materia di presunta evasione fiscale.

Nella lettera, Paoli sottolinea in primo luogo «ci tengo a dirvi che sono certo dei miei comportamenti e di non aver commesso reati». E «con il rispetto assoluto di chi sta doverosamente svolgendo il suo lavoro di indagine, intendo difendere la mia dignità di persona per bene». L'artista dice quindi che in questi giorni «assisto purtroppo a prevedibili, per quanto sommarie, strumentalizzazioni, che considero profondamente ingiuste» e «quello che non posso proprio permettermi di rischiare, però, è di coinvolgere la Siae in vicende che certamente si chiariranno, ma che sono e devono restare estranee alla Società». Paoli aggiunge «ho volutamente aspettato qualche giorno a parlarvi per non entrare nella foga di queste stesse strumentalizzazioni. Credo di aver espletato il mio compito di presidente (un anno e mezzo di mandato, ndr) al massimo delle mie capacità. Sono orgoglioso dei risultati che abbiamo ottenuto insieme, per cui abbiamo combattuto fianco a fianco in battaglie importanti, fino all'ultima in favore dei giovani autori». Di qui le dimissioni irrevocabili, «con la certezza che la Siae saprà continuare la sua missione di tutela della creativita' italiana».

La vicenda
Gino Paoli è indagato a Genova per evasione fiscale e nel frattempo si susseguono le indiscrezioni sulle intercettazioni ambientali nello studio del commercialista Andrea Vallebuona, coinvolto nell'inchiesta della maxi-truffa a Carige, e che sarà ascoltato il 25 febbraio come teste assistito nel caso che vede coinvolto il cantante. Quei due milioni di euro, provento “al nero” di alcune prestazioni artistiche rese dal cantautore genovese, sarebbero stati portati in una banca svizzera in fasi successive e Paoli, intercettato dalle microspie collocate dalla Guardia di finanza nell'ufficio di Vallebuona, aveva tutte le intenzioni di rientrarne in possesso senza però “scudarli”. In una di queste intercettazioni infatti lo stesso cantautore esprime la volontà di non fruire dello scudo fiscale su quel denaro.

Prosegue intanto il lavoro degli investigatori della Guardia di finanza che stanno setacciando il materiale sequestrato nella villa di Paoli alla ricerca delle “tracce” di quel denaro. Gli inquirenti stanno cercando l'istituto svizzero che li ha in deposito ma che ancora non è stato trovato. In questo senso potrebbe essere utile la testimonianza di Vallebuona. Il cantautore sarà interrogato a sua volta nel primo pomeriggio del 2 marzo dai pm Nicola Piacente e Silvio Franz. Un interrogatorio che diventa punto importante nell'indagine nata incidentalmente durante l'inchiesta sulla maxitruffa a Banca Carige. Il legale di Paoli aveva fatto sapere di avere consigliato al cantautore di sospendersi dalla sua carica alla Siae in attesa di conoscere i contorni dell'inchiesta.

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