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Da Rai Way a Rcs: il ruggito (inaspettato) di Berlusconi

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LA STRATEGIA DELLA FAMIGLIA

Da Rai Way a Rcs: il ruggito (inaspettato) di Berlusconi

Silvio Berlusconi (Ansa)
Silvio Berlusconi (Ansa)

Per venti anni la politica gli ha rubato la scena. Ora Silvio Berlusconi risorge: più in ombra il politico, è tornato l’imprenditore rampante. E proprio quando nessuno se l’aspettava. Solo pochi mesi fa, agli occhi di un osservatore esterno, quello di Fininvest, la holding della famiglia di Arcore, sembrava un impero in via di smantellamento. Le stesse torri, un pezzo della pay tv, l’obbligo a liberarsi di Mediolanum, infine addirittura un pezzo della creatura Mediaset. Si fa cassa. «I soldi si dividono meglio delle aziende» osservavano maliziosamente alcuni banchieri d’affari. E in effetti la successione è una questione spinosa e aperta in casa Berlusconi. Senza contare, poi, che Fininvest veniva da due anni terribili: la tegola del Lodo Mondadori, con il maxi-risarcimento alla Cir dell’eterno rivale Carlo De Benedetti.

In una manciata di giorni, invece, inversione di rotta. La Fininvest è partita all’attacco su tutti i fronti. Caduta e risalita di uno degli uomini più ricchi d’Italia: due numeri fotografano con efficacia due anni di crisi e rinascita. Novembre 2012: Mediaset tocca i minimi storici a 1,16 euro, vicinissimo a quota 1,08 che è la soglia d’allarme (il valore a cui Fininvest ha in carico la società). Gennaio 2015: il titolo supera i 4 euro.

Il ritorno dell’ex Cavaliere

Basta mettere in fila i dossier aperti sul tavolo dell’ex Cavaliere: Mediaset, oggetto di un collocamento lampo da parte della controllante Fininvest due settimane fa e ora il lancio dell’opa sulle torri della Rai; Mediolanum, la cui vendita è stata imposta da Bankitalia come effetto della condanna definitiva di Berlusconi per i diritti tv; Mondadori, con la casa editrice di Segrate interessata a rilevare Rcs Libri, storica divisione della casa che pubblica il Corriere della Sera; infine, il Milan, con offerte generose che sarebbero finite sul tavolo del club rosso nero. Capitolo a parte, ma non di certo secondario, la finanza “personale” della famiglia di Arcore, con essa intendendo gli equilibri tra le sette holding che controllano il gruppo Fininvest e che fanno capo al Cavaliere e ai cinque figli Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi. E aleggia il complesso divorzio, ancora in via di definizione, con l’ex moglie Veronica Lario.

Il ritorno di Silvio Berlusconi nel mondo della finanza, dunque, ha spiazzato tutti. E assume ancor più significato se si pensa che arriva dopo che nel 2013 il Lodo Mondadori ha visto costretta la Fininvest a versare 491 milioni ai De Benedetti per la Battaglia di Segrate, avvenuta nel lontano 1991. Corsi e ricorsi che oggi però fanno sorgere un grosso interrogativo: quali sono i reali obiettivi “finanziari” del Cavaliere? E questo attivismo degli ultimi mesi forse preannuncia un disegno ben più ampio per il gruppo Fininvest? In attesa di risposte, c’è chi ricorda che solo considerando il collocamento Mediaset e la “potenziale” vendita della quota in Mediolanum nelle casse Fininvest potrebbero entrare fino a 1,5 miliardi. Quanto basta per rafforzare il patrimonio della capogruppo che alla fine del 2013 era di 1,8 miliardi con una posizione finanziaria netta in surplus di 270 milioni (a livello di capogruppo). E avvallare sempre più le ipotesi che vedono l’impero del premier al centro di una profonda riorganizzazione in vista della successione familiare, già scritta ma ancora in via di definizione. Magari attraverso un grande matrimonio (Telecom Italia?) o un’operazione oltreconfine che permetta di fare cassa, ridimensionare la presa della famiglia su alcune controllate e diventare soci di minoranza in realtà di più ampia portata. C’è un filo rosso che lega i due blitz di Fininvest, su Rcs e Rai. Berlusconi va in contropiede, prende alla sprovvista, con due offerte cash difficilmente rifiutabili. A cui la controparte dovrà rispondere per forza o sì o no. Ed eventualmente motivare un rifiuto. Tatticamente perfetto.

Gli equilibri della famiglia

La struttura societaria della Fininvest vede sette holding di proprietà della famiglia Berlusconi detenere il controllo del cento per cento. Quattro di loro fanno capo direttamente a Silvio Berlusconi: si tratta della holding italiana prima (17%), della holding italiana seconda (15,75%), della holding italiana terza (7,8%) e della holding italiana ottava (20,48%). In questo modo l’ex premier controlla il 61% a titolo personale del gruppo di via Paleocapa. Il resto del capitale fa capo invece ai figli ed è suddiviso in parti uguali. Nell’ultimo anno solo le holding personali di Silvio Berlusconi hanno garantito un generoso dividendo: lo scorso 20 gennaio il Cavaliere ha incassato un assegno di 52,5 milioni di euro con un “prelievo” che è avvenuto attingendo alle riserve distribuibili delle quattro holding personali. Questo nonostante il 2014 si fosse chiuso in rosso. Le previsioni per l’anno in corso sono però di un ritorno all’utile: questo perché il 3 dicembre scorso Fininvest ha distribuito un riparto straordinario attingendo alle riserve di 81,5 milioni, che solo per le quattro holding dell’ex premier si è tradotto in un incasso di 48 milioni di euro.

Mediaset e Mondadori

I core business di famiglia sono anche quelli dove si sono avute le maggiori trasformazioni: Mediaset esattamente un anno fa ha ceduto un pezzo proprio di Ei Towers; poi la partita sulla pay-tv con la cessione di Digital+ e l’ingresso di Telefonica in Premium. Poi la mossa, ancor più inaspettata, della vendita di una quota di Mediaset (l’ultima volta era successo dieci anni prima). Complessivamente sono entrati circa 800 milioni, a vari livelli della galassia. La pubblicità è crollata negli ultimi anni e Mediaset ha sofferto. La priorità è stato mettere in sicurezza i conti, con un duro piano di taglio dei costi. Aspettando che la bufera passi. E poi andare al contrattacco, perché rimanere fermi, in un paese ancora in mezzo al guado della crisi, significa condannarsi. Copione analogo a Segrate: due anni di piano lacrime e sangue (sancito anche dal cambio al vertice, con la staffetta tra Maurizio Costa ed Ernesto Mauri) e poi il rilancio. L’offerta per rilevare la storica e prestigiosa divisione libri da una Rcs bisognosa di liquidità e schiacciata dai debiti. Una mossa voluta dalla stessa Marina Berlusconi, presidente di Fininvest e di Mondadori.

E questo potrebbe essere solo l’inizio della nuova Primavera di Berlusconi. Negli uffici di Via Paleocapa, sede della Fininvest, chi ha avuto occasione di visitarli di recente, parla di un’euforia come non si vedeva da tempo. Ci saranno altre mosse nei prossimi mesi. Non è un mistero che Pasquale Cannatelli, il manager che da dieci anni guida, con understatement britannico,la cassaforte, da tempo voglia diversificare: l’impero è troppo sbilanciato sull’intrattenimento (dalle tv al calcio ai libri). È ora di cambiare.