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Milano vince in Eurolega nella notte di Mike D'Antoni

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PALLACANESTRO

Milano vince in Eurolega nella notte di Mike D'Antoni

Strano, molto strano assistere a una partita di Eurolega sapendo che il momento più importante verrà nell'intervallo. Strano ma vero perché gli undicimila del Forum, più che per vedere la partita contro Malaga (alla fine battuta 90-86) erano venuti ad Assago per rivedere Mike D'Antoni: “Il Playmaker” di Milano, con la doverosa maiuscola, celebrato ieri sera con il ritiro della maglia numero 8.

I primi due quarti di gioco sono trascorsi così nell'attesa di quello che doveva essere, più che nell'attenzione verso quello che stava succedendo in campo. L'Olimpia, quella sul parquet, si specchiava quasi con timore nel suo passato schierato a bordo campo, con il rispetto di chi non vuole togliere il palcoscenico al vero protagonista e con l'ansia di chi, sullo stesso palcoscenico, sa che difficilmente potrà arrivare allo stesso livello leggendario.
Il problema è stato che poi, una volta venuto il momento del ritiro della maglia, Mike D'Antoni non solo si è commosso faticando a parlare e commovendo tutti, ma ha rincarato la dose chiamando in campo i suoi compagni, quelli senza cui “io non sono niente”.

E sul parquet sono scesi Dino Meneghin e Roberto Premier, Franco e Dino Boselli, Renzo Bariviera, Toio Ferracini, Vittorio Gallinari e tanti, tanti altri, fino a Mario Governa, che di quella squadra leggendaria era il “cucciolo”, ma anche il prezioso uomo di allenamento per le superstar che giostravano sotto canestro. Insieme a loro Dan Peterson, Franco Casalini e Tony Cappellari, a completare l'immortale Olimpia degli invincibili.

Insomma, la leggenda era lì, a portata di mano di un pubblico diviso in due parti: i più giovani con la bocca aperta nel vedere tutti insieme i campioni che vengono celebrati sui maxischermi del Forum prima di ogni partita. I più vecchi con gli occhi lucidi e il cuore che batteva a mille, come quando con quei giocatori (oggi dai capelli bianchi e con qualche chilo in più da portare a spasso) l'Olimpia dominava in Italia, in Europa e nel mondo. Rimettetevi maglia e calzoncini, santo cielo, e spazzate via il Malaga.

Un'atmosfera surreale, perché tutti sapevano che non solo la maglia di Mike D'Antoni, ma tutte quelle che erano state indossate da quei campioni straordinari oggi dovrebbero essere indossate, non ce ne vogliano i giocatori di Milano, con l'aggiunta della scritta “presa a prestito” di fianco al numero.

Quando è ripresa la partita, con l'Olimpia fino a quel punto sotto 43-45, il Forum non era più disposto ad accettare una sconfitta. E non lo erano i giocatori, trasformati dallo spettacolo vissuto nell'intervallo. A MarShon Brooks è bastato vedere Premier per infilare cinque triple di fila, Samuels ha omaggiato Meneghin con giochi da tre punti sotto canestro e per non essere da meno anche il nuovo arrivato, Frank Elegar, ha regalato qualche giocata da centro di alto livello. Gentile ha segnato a raffica, Melli, Ragland e Hackett non sono arretrati di un passo, Bruno Cerella ha fatto capire che lo spirito dell'Olimpia, quella che non molla, è ancora vivo.

Un'altra partita e un altro pubblico. Malaga non poteva che perdere, anche se ha provato a vincere fino all'ultimo minuto. E ha perso, perché nella serata di Mike D'Antoni e dei suoi compagni la sconfitta non era un'ipotesi prevista, né tantomeno realizzabile.

Per la qualificazione alla Top 16 resta solo uno spiraglio matematico, ma è stato bello tenerlo aperto davanti ai campioni che quella Coppa, sputando sangue come diceva Dan Peterson, l'hanno alzata più volte.

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