Lifestyle

Il weekend d’oro della Rossa guidata dal pilota tedesco

  • Abbonati
  • Accedi
formula 1

Il weekend d’oro della Rossa guidata dal pilota tedesco

Non è dato sapere se di buona mattina un parroco modenese aveva provveduto a benedire qualche palma con un insolito fiocco rosso. Sta di fatto che aver visto una bella lotta fra Ferrari e Mercedes, per la prima volta dopo due anni con una Ferrari concreta e senza esitazioni, per la tifoseria del cavallino rampante è stato uno straordinario regalo anticipato di Pasqua che per certi aspetti sfiora il miracolo. Obiettivamente, pochi al mondo avrebbe scommesso su una competitività riconquistata così in fretta a inizio stagione. Tuttavia, un po' più di fiducia si era già riconquistata dopo la bella prestazione australiana ma è solo dopo le qualifiche di ieri che anche i pessimisti avevano capito che si era davvero vicini, ma forse non già davanti, al duo più forte del 2014.

E invece è andata già nel migliore dei modi: l'incenso Vettel oggi lo merita senza risparmio, perché ha dato e ottenuto veramente tutto il desiderabile. Pilota e team senza macchia per tutto il weekend. Quasi tutto perfetto se non fosse per le difficoltà oggettive di Raikkonen che avrebbero reso tutti ancora più felici. Un'altra combinazione di sfortune pesanti da digerire, ma non da superare per un “duro” come iceman: già in qualifica, dove era rimasto fuori dalla Q3, e poi subito danneggiato in gara, tanto da dover rientrare a passo di lumaca con una ruota forata e conseguentemente costretto a inseguire anche più di quanto preventivato.

Risultato a parte, la gara è stata un crescendo di emozioni sin dall'inizio. La partenza abbastanza tranquilla e regolare ha visto partire molti dei piloti protagonisti bene, eccetto Raikkonen che, dopo un contatto, vedrà distruggersi lo pneumatico posteriore sinistro proprio davanti al primo passaggio davanti alla pit lane: ma grazie a un'uscita senza impatto al quarto giro di Ericsson, che ha reso necessario l'ingresso della safety car, il ferrarista neutralizzerà almeno lo svantaggio sul penultimo. E nonostante tutto, arriverà ai piedi del podio, ma a 41 secondi da Rosberg, che oggi di veramente buono ha fatto solo il giro più veloce in gara.

Nel primo quarto di gara inizia a costruirsi il successo di Vettel. È chiaro che il degrado sulle rosse è meno penalizzante rispetto alle frecce d'argento, tanto che già molto presto dal muretto Mercedes viene annunciato che dovranno fare un pit stop in più del previsto.

L'acquolina alla bocca arriva quando già prima della metà gara si è visto girare in alcuni casi anche Raikkonen su tempi migliori delle tedesche, mentre il colpo di grazia si può addebitare alla strategia errata su Hamilton, che si lamenta del ritardo del cambio rispetto a Vettel e della scelta mescola con un messaggio radio ascoltato da tutti.

Al contrario, gli strateghi dei box Ferrari, pur avendo fatto sudare il pubblico per un pit di sei decimi più lungo rispetto alla concorrenza, si sono dimostrati capaci di calcolare il momento giusto per far uscire il quattro volte campione che, con grande carattere e sangue freddo, rientrando al giro 38 si inserisce per un soffio in seconda posizione, davanti a Rosberg e con Hamilton a precederlo a meno di dieci secondi.

Al quarantunesimo, Hamilton, con gomme appena sostituite con un set intonso, mostra di non rassegnarsi e segna il miglior giro temporaneo, ma gli mancano ben quattordici secondi dal leader in rosso. Da lì in poi non c'è più stata storia al vertice ma, al suo posto, tanta amarezza nelle retrovie. Al quarantaduesimo Button abbandona proprio come aveva fatto Alonso venti giri prima, con una chiamata dai box, che chiede al pilota di “mollare” per salvaguardare la salute della power unit.

Al giro 51 di 56 totali Vettel rende questo risultato ancora più grande, doppiando entrambe le Red Bull, rispettivamente al nono e decimo posto con Ricciardo e Kvyat.

La gara di oggi, seconda in un mondiale sceso a diciannove appuntamenti, determina una classifica parziale nei piloti decisamente inedita. Hamiton 43, Vettel 40, Rosberg 33, Massa 20, Raikkonen 12, Nasr e Bottas a 10 sono gli unici con punteggio a due cifre.

Certo, un ordine di arrivo così ci voleva per il morale della Germania. Anche limitandosi al solo sport, l'ultima settimana è stata piuttosto negativa per i tedeschi: si segnalano la conferma della cancellazione definitiva del Gran Premio di Germania 2015, senza possibilità di trasloco last second a Hockenheim, e solo ieri un morto in pista nel pubblico proprio al Nurburgring, che aveva rinunciato alla Formula 1 per ragioni di budget. Per la gioia dei tifosi, invece, in questa domenica la Ferrari non solo è tornata alla vittoria dopo quasi due anni di carenza, ma sono stati anche nuovamente suonati gli inni tedesco e italiano insieme per la prima volta dopo il 2006.

Presto per dire che i tempi siano cambiati in casa Mercedes: il caldo e l'umidità dell'Asia sud orientale non si troveranno certo nella maggior parte delle prossime gare, quindi nessuno può già cantar vittoria. Di sicuro le tensioni fra Renault e Red Bull ulteriormente emerse nella conferenza stampa ufficiale anticipano un anno quanto più di passaggio per il team di Milton Keynes. Visto il rapporto ormai palesemente incrinato con il costruttore di motori francese, che rilancia le accuse Red Bull e minaccia di lasciare la Formula 1 (o di correre nuovamente in prima persona con un altro team), i regnanti degli energy drink potrebbero studiare way-out ancora più sorprendenti, come già rumoreggiato nel paddock: allo studio nel 2015 potrebbe infatti esserci anche l'ipotesi di acquisire quote della CVC e trasformarsi da attore a gestore dell'intero giocattolo Formula 1.

Al termine di una giornata come questa, innegabilmente non tirano buone arie nemmeno in McLaren: sapevano di dover soffrire per via delle condizioni climatiche, ma non vedere nessuna delle monoposto arrivare in fondo fa davvero male al tifo, che non sempre è in grado di capire e accettare le attese pianificate e vincolate da un regolamento ogni anno più limitativo, per fantasia, tecnica, prestazioni e naturalmente decisioni sportive e manageriali.

Dopo due gare, insomma, di buono c'è la consapevolezza che in questo 2015 tante situazioni saranno interessanti e imprevedibili, così come tuttavia molteplici ombre e preoccupazioni più o meno fondate sembra che portino sempre più al degrado questa disciplina, in attesa di un deciso cambio generazionale: ne sono esempio le sole 18 vetture realmente competitive, la presunta eccessiva facilità di conduzione di queste auto edotta dalla sorprendente velocità dell'esordiente Verstappen, e sopratutto la perdita della gara tedesca, con Ecclestone che coglie l'occasione per lamentarsi anche contro Monza e l'Italia, additata di essere pronta a investire su Olimpiadi e mondiali di nuoto e atletica ma non sulla Formula 1.

© Riproduzione riservata