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l’inchiesta

Mose, Senato concede autorizzazione a procedere per Matteoli. L’ex ministro: «Nulla da temere»

Il Senato ha concesso l'autorizzazione a procedere per l'ex ministro Altero Matteoli (Forza Italia) coinvolto nell'inchiesta Mose. È stata accolta la proposta della Giunta per le immunità parlamentari di concedere l'autorizzazione a procedere.

Matteoli: nulla da temere, a processo a testa alta
È stato lo stesso Matteoli a chiedere di essere processato, rinunciando all’immunità, per poter dimostrare la sua innocenza. «Sono qui a chiedere che sia data l'autorizzazione e invito ad evitare qualsiasi iniziativa che possa far sorgere ombre. Non voglio uscire da questa vicenda perché non c'è stata l'autorizzazione a procedere ma difendendomi nel processo e sottoponendomi alla giustizia», ha detto in aula l'ex ministro Altero Matteoli, coinvolto nell'inchiesta sul Mose, dopo l'ok della giunta a favore dell'autorizzazione a procedere nei suoi confronti. Matteoli ha chiesto all'assemblea di accogliere le conclusioni della giunta autorizzando «la magistratura a procedere». «Mi difenderò con forza perché non ho nulla da temere, voglio uscirne a testa alta», ha sottolineato, promettendo: «Non patteggerò mai, non si patteggia ciò che non si è commesso».

L’accusa
Secondo gli inquirenti Matteoli avrebbe agevolato la società romana Socostramo nell'ottenimento di alcuni appalti di bonifica. Come ricordato dallo stesso Matteoli, il suo «principale testimone d'accusa è il presidente del Consorzio Venezia Nuova che aveva dichiarato di avermi personalmente remunerato con denaro e con finanziamenti elettorali per i favori a lui fatti nel corso degli anni».

Matteoli: sulla mia utenza 213 intercettazioni illegali
«A fronte di queste accuse ho avuto modo di dimostrare che l'unico finanziamento elettorale ricevuto dal Consorzio, pari a 20mila euro - ha aggiunto l'ex ministro - è stato immediatamente restituito dal mio committente elettorale al mittente». E ha aggiunto: «Sono state effettuate in modo del tutto illegittimo ben 213 intercettazioni telefoniche sulla mia utenza telefonica per le quali mai è stata avanzata richiesta di autorizzazione al Senato. Varie sentenze della Corte costituzionale hanno stabilito che possono essere utilizzate, senza autorizzazione, le intercettazioni indirette di un parlamentare solo se esse sono sporadiche e casuali - ha aggiunto - Non mi pare che 213 intercettazioni si possano considerare sporadiche e casuali».

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