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Canale di Sicilia, 1.500 migranti soccorsi in cinque diverse operazioni

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emergenza sbarchi

Canale di Sicilia, 1.500 migranti soccorsi in cinque diverse operazioni

Sono approdate sulle coste italiane due navi della Guardia Costiera e una della Marina Militare, i cui equipaggi ieri, in cinque distinte operazioni di soccorso, alcune a ridosso delle acque libiche, hanno salvato nel Canale di Sicilia oltre 1500 migranti salpati su gommoni e barconi fatiscenti dalla Libia alla volta dell'Italia. Nave Fiorillo, della Guardia Costiera, si è diretta a Lampedusa (Agrigento), mentre Nave Dattilo, della stessa Guardia Costiera, è arrivata nel tardo pomeriggio ad Augusta (Siracusa). Infine, Nave Bettica, della Marina Militare, ha raggiunto Porto Empedocle (Agrigento). Le prime richieste di soccorso, pervenute ieri mattina al centro nazionale di soccorso della Guardia Costiera di Roma, informavano, attraverso telefoni satellitari, di tre barconi alla deriva a largo delle acque libiche.

Sbarco in Calabria, arrivati in oltre 150
Ma gli sbarchi non si fermano qui. Ieri a Pozzallo nel ragusano sono arrivati 318 migranti a bordo di una nave militare. I migranti provengono da Sudan, Ghana, Marocco, Mali, Mauritania, Senegal, Pakistan, Nigeria, Siria, Palestina, Eritrea, India e Tunisia. Oggi invece 150 migranti di varie nazionalità sono sbarcati sulla spiaggia di Caulonia, in Calabria, a bordo di un barcone che si è arenato a pochi metri dalla spiaggia. Lo sbarco è stato scoperto dai carabinieri che, in precedenza, avevano individuato un primo gruppo di 21 persone, tutte di nazionalità libica, che procedevano a piedi ai bordi della carreggiata della strada statale 106. Scattato l'allarme è stata rintracciata l'imbarcazione con oltre un centinaio di altre persone a bordo tra cui almeno 40 tra donne e bambini. I migranti, in gran parte di nazionalità somala, eritrea e nigeriana, sono stati subito soccorsi. Hanno detto di essere partiti dalla Libia sette giorni addietro e di avere pagato duemila euro per la traversata.

Sbarchi in aumento
Malgrado il passaggio dall’operazione italiana Mare Nostrum all’operazione Triton (al via dal 1° novembre del 2014) finanziata e coordinata dall'agenzia europea Frontex (l'Agenzia di controllo delle frontiere esterne degli stati Ue con sede a Varsavia) gli sbarchi non sono diminuiti. Anzi. Nei primi due mesi di quest’anno, in base ai numeri forniti dalla Marina Militare, i migranti sbarcati sulle coste italiane sono stati 7.782, rispetto ai 5.505 dei primi due mesi del 2014, con un incremento del 43%.

Le differenze tra Triton e Mare Nostrum
Eppure l’operazione Mare Nostrum (iniziata nell’ottobre 2013 dopo la tragedia di Lampedusa nella quale persero la vita 366 immigrati), abbandonata soprattutto per un problema di costi non sostenibili (9,5 milioni al mese, tutti a carico del governo italiano), era “accusata” anche di incoraggiare gli sbarchi. Perché? In base al fatto che si trattava di un’operazione di salvataggio e soccorso con possibilità di operare in acque internazionali, spingendosi se necessario a ridosso delle costa libica (oltre 100mila le persone salvata). Sicché le partenze sarebbero state incoraggiate dall’alta probabilità di essere soccorsi in caso di naufragio. L’operazione Triton invece alla quale partecipano sei Paesi (Francia; Islanda; Italia; Malta; Romania e Svezia) punta solo controllo delle frontiere e opera entro il limite delle 30 miglia dalle coste italiane. Per di più con mezzi limitati: due aerei, un elicottero, tre navi d'altura, quattro motovedette, mentre a Mare Nostrum la Marina militare italiana partecipava con una nave anfibia dotata di capacità sanitarie, due corvette, due pattugliatori, due elicotteri e tre aerei. Ma evidentemente la fuga da guerre, persecuzioni e regimi totalitari è un fattore così potente da andare al di là del tipo di operazione militare di soccorso e controllo messa in campo.

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