Italia

Renzi: con questo Def 10 mld dalla spending e nessun aumento di tasse. …

  • Abbonati
  • Accedi
esame preliminare in cdm

Renzi: con questo Def 10 mld dalla spending e nessun aumento di tasse. Crescita? Allo 0,7%

Nel Def «non ci sono tagli» alle prestazioni dei cittadini « e non ci sono aumenti delle tasse: so che non ci siete abituati, ma da quando siamo al governo abbiamo operato una riduzione costante della pressione fiscale». Lo ha detto il premier Matteo Renzi, in conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri convocato oggi a palazzo Chigi per l’esame preliminare del Documento di economia e finanza che verrà varato definitivamente nella riunione di venerdì prossimo.

La spending review continua, attesi risparmi per 10 miliardi
Gli unici tagli che ci saranno, ha spiegato poi Renzi riferendosi al programma di razionalizzazione della spesa pubblica, riguarderanno la spending review, che «varrà lo 0,6% del Pil, più o meno 10 miliardi, anche se pensiamo ci sia un margine migliore, uno spazio per tagliare per 20 miliardi». La revisione della spesa nel quadro del Def «non è il tentativo di far del male ai cittadini ma di utilizzare meglio i soldi dei cittadini». Per Renzi, «quando si dice “ci sono tagli alla povera gente” è vero l'opposto», ed «è sconvolgente che ci siano migliaia di aziende che fanno le partecipate a livello locale: tagliarle è un favore ai cittadini, dobbiamo ridurre le spese informatiche. Questa è riduzione della spesa, non andare a intervenire sulla carne viva dei cittadini».

Riduzione tasse nel 2016 «se ci saranno le condizioni»
Renzi ha ricordato ai giornalisti che i tagli fatti finora arrivano a 18 miliardi nel 2015 («10 dagli 80 euro e 8 dai provvedimenti sul lavoro», cui vanno aggiunti «anche i 3 miliardi di clausole di salvaguardia» che non scatteranno) e ha assicurato che «se saremo nelle condizioni» le tasse verranno ridotte « nel 2016».

Padoan: aspettative potrebbero essere sbagliate per difetto
Dei numeri contenuti nel Def ha invece parlato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Poche frasi, per confermare l’approccio ottimistico del governo perchè l’«economia italiana risulta oggi migliore di quello che si pensava solo qualche mese fa, per fattori esogeni e meriti propri. Il Def è quindi «un ambizioso programma di riforme strutturali», che verrà portato avanti « in un quadro già tracciato e con uno scenario macroeconomico migliorato». Per Padoan, «se si consolida la fiducia delle famiglie e delle imprese dopo quella dei mercati, le aspettative potrebbero essere sbagliate per difetto»

Pil a +0,7 e rapporto deficit-pil al 2,6% nel 2015
Ma la prudenza, ha spiegato il ministro, è comunque d’obbligo, e il Pil previsto per il prossimo triennio è quindi di +0,7 nel 2015, di +1,4 nel 2016 e di +1,5 nel 2017. Sul fronte dell’indebitamento il rapporto deficit-pil si dovrebbe attestare al 2,6% nel 2015, all'1,8% nel 2016 e all'1,7% nel 2017. Il Def discusso oggi in prima battuta è di «natura espansiva, permette di utilizzare risorse per la crescita e rispettare la regola del debito».

Gli investimenti «stanno tornando» anche grazie a misure strutturali
Per rafforzare la crescita di cui si cominciano a vedere i primi, timidi segnali, il ministro ha spiegato che palazzo Chigi insisterà sulla strada già imboccata negli ultimi mesi. Quindi consolidamento dei tagli alle tasse, «eliminando i dubbi sulla durata di alcune misure», poi si continuerà «a disinnescare le clausole di salvaguardia, che valgono un punto di Pil», grazie alla crescita. Il Def è dunque «un ulteriore passo in avanti in una strategia che continua, grazie ad interventi su misure regolatorie, e a riforme che migliorano le possibilità di finanziamento dell'economia», anche grazie a dl banche popolari appena approvato. Gli investimenti privati in Italia, ha concluso Padoan, «stanno tornando», grazie anche alle ultime «misure strutturali a sostegno degli investimenti».

Privatizzazioni, strategia confermata. Obiettivo 1,7 punti di Pil in 4 anni
Il ministro ha poi confermato che le privatizzazioni andranno avanti secondo il programma annunciato, ma senza la perdita del controllo delle aziende statali oggetto dell'operazione. «Stiamo lavorando intensamente alle Poste», ha detto Padoan, e dopo l’Enel ci sono altre operazioni in corso «come le Ferrovie e l'Enav». Insomma la strategia segue i binari tracciati, «ma i tempi sono dominati dall'andamento dei mercati e dalla necessità di valorizzare al meglio le aziende statali che hanno un valore in se e continueranno ad averlo. Parliamo di privatizzazioni ma non di perdita di controllo». In quattro anni, tra il 2015 e il 2018, il governo conta di poter incassare dalle privatizzazioni circa 1,7-1,8 punti di Pil.

Regola del debito pienamente soddisfatta nel 2018
Padoan ha poi risposto ad una domanda sul debito pubblico, che «nel 2015 sarà al 132,5%, scende nel 2016 al 130,9% e poi al 123,4 nel 2018». La regola del debito «sarà soddisfatta nel 2018», anno in cui questo incubo del debito sarà finalmente via e per le prospettive dell'Italia questo è un risultato importante», ha aggiunto, sottolineando che se «la regola del debito fosse applicata domani varrebbe più di due punti di Pil».

Riforme continuano, useremo questa clausola con commissione Ue
Quello che la Commissione Ue sta mettendo a fuoco è la clausola delle riforme», ha spiegato Padoan cofermando che queste proseguiranno « sono processi che continuano nel tempo, è qualcosa che viene deciso da un governo, approvato dal Parlamento e implementato. Da questo punto di vista - ha sottolineato - sono assolutamente tranquillo, perchè il treno delle riforme che è stato attivato a varie velocità e continuerà ad essere attivato dal governo, ci permetterà di invocare questa clausola per molto tempo, ancora ma noi ne avremo sempre meno bisogno perchè la finanza pubblica sarà aggiustata sempre meglio negli anni successivi».

Renzi: discusso di task force riforme, ma non è necessaria
Parlando dell'ipotesi di una istituire task force per l'attuazione delle riforme, Renzi ha poi confermato che il Consiglio dei ministri ne ha parlato, ma che in realtà «non ve ne è la necessità: il lavoro del Dipartimento attuazione del programma è più che sufficiente». Il governo, ha aggiunto il premier, «è concentrato sull'attuazione di alcune riforme che sono molto complesse: la riforma costituzionale, la legge elettorale, la riforma della Pa, la revisione del Patto della Salute, una profonda riflessione sul ruolo delle Sovrintendenze dei Beni culturali, la riforma della Scuola, l'attuazione del Jobs Act...». Tuttavia «non c'è bisogno di una task force, ma di continuare con l'attuazione del programma».

Sinistra dem e Autonomie all’attacco del governo
Negative le prime reazioni all’esame delle linee guida in Cdm, con in prima fila Forza Italia ma anche esponenenti di spicco del Pd. A evidenziare le proccupazione delle Autonomie dopo le proteste del sindaco dem di Torino e presidente dell’Anci Pero Fassino è tra gli altri il presidente leghista del Veneto, Luca Zaia, convinto che la prospettiva di nuovi tagli alla spesa siano dovuti ad un governo «che non ha il coraggio di applicare i costi standard. Prima tutti si adeguino ai costi standard, poi ne parliamo». Molto critico anche l’ex viceministro dell’Economia ed esponente della sinista dem Stefano Fassina: «Purtroppo, il governo con il Def illustrato oggi conferma la linea di finanza pubblica recessiva e iniqua in atto». Per Fassina «è giusto disinnescare l'aumento dell'Iva ma la previsione di ulteriori tagli al welfare locale per 10 miliardi porterà a un effetto negativo sul Pil finanche superiore a quanto si sarebbe verificato con gli aumenti di imposte».

Cattaneo (FI): Renzi aumenta tasse usando sindaci, così è troppo facile
Contrarissmo al Def anche illustrato nelle linee guida da Renzi anche Alessandro Cattaneo, membro dell'Ufficio di Presidenza di Forza Italia. Per Cattaneo, il governo intende «tagliare altre centinaia e centinaia di milioni di euro ai Comuni per evitare l'aumento dell'Iva che, è bene ricordarlo, ha previsto il governo Renzi stesso con una clausola di salvaguardia inserita mesi fa nella legge di Stabilità. Un ex sindaco come Matteo Renzi dovrebbe sapere che i Comuni italiani sono già allo stremo e che tagliare loro altre risorse significa obbligarli ad aumentare le tasse locali ed il costo dei servizi locali. Il premier in sostanza aumenta le tasse usando le facce dei sindaci, non la sua. Troppo facile così».

© Riproduzione riservata