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Approvato il Def, Renzi: «Su dote da 1,5 miliardi decideremo…

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Consiglio dei ministri

Approvato il Def, Renzi: «Su dote da 1,5 miliardi decideremo più avanti»

«Non ci sono tasse nuove, anzi è finito il tempo delle tasse da aumentare». Così il premier Matteo Renzi al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato in serata il Documento di economia e finanza (Def) e il Programma nazionale di riforma (Pnr) con l’annunciata spending review da 10 miliardi per il 2016. La riunione delle 9.30 di venerdì mattina è servita soltanto per ufficializzare la nomina di Claudio De Vincenti a sottosegretario alla presidenza del Consiglio, in sostituzione di Graziano Delrio . Quanto al “tesoretto” da circa 1,5 miliardi (che dal Governo definiscono un “bonus”) spuntato nelle ultime ore, Renzi ha commentato: «Decideremo nelle prossime settimane se e come utilizzare in base alle priorità gli spazi che ci sono».

Il 21 aprile primi decreti fiscali, Ddl Rai bollinato lunedì
Il capo del governo ha aggiunto che martedì 21 aprile il ministro Padoan porterà in Cdm una «parte dei decreti» previsti dalla delega fiscale e che «la seconda parte arriverà a giugno». Mentre il disegno di legge di riforma della governance Rai sarà «bollinato lunedì mattina» e lo stesso giorno «sarà trasmesso al Parlamento».

Pil a +0,7% nel 2015
Le previsioni nel Def sono di crescita, seppur lieve: il Pil è dato in aumento dello 0,7% rispetto alla precedente stima dello 0,6%, dell’1,4% nel 2016 e dell’1,5% nel 2017. Il deficit nominale scenderà al 2,6% del Pil nel 2015 e, rispettivamente, all’1,8% e allo 0,8% nei due anni successivi. Il pareggio strutturale di bilancio è confermato nel 2017 mentre l’azzeramento del rapporto deficit-Pil nominale con il pieno rispetto della regola del debito si avrà nel 2018. Il rapporto debito/Pil si attesterà al 132,5% quest'anno per poi scendere al 130,9% nel 2016, al 127,4% nel 2017 e al 123,4% nel 2018.

Renzi: su bonus decideremo in prossime settimane
«Decideremo nelle prossime settimane se e come utilizzare in base alle priorità gli spazi che ci sono. Non è nel Def che si decide» ha detto il premier Matteo Renzi al termine del Cdm parlando del “bonus” da 1,5 miliardi. E ha aggiunto: «Non ci sono tasse nuove, anzi è finito il tempo delle tasse da aumentare. È un punto fondamentale, chiaro, centrale per il paese. Dobbiamo far sì che i sacrifici non li facciano più i cittadini».

La dote era già scritta tra le righe nelle tabelle del Programma di stabilità del Def, messo a punto ed esaminato dal cdm martedì scorso, ma solo oggi è salita a galla. Nel Def queste risorse dovrebbero essere conteggiate e “rese disponibili” per quest'anno. Ma il loro impiego dovrebbe essere definito in un decreto ad hoc. L'ipotesi più accreditata è che Renzi stia pensando ad un intervento sul welfare. Magari con l’estensione del bonus 80 euro anche agli incapienti, uno dei progetti a cui il governo ha sempre tenuto di più, ma che per carenza di risorse non è riuscito finora a realizzare. Oppure con un intervento sulla povertà e un equivalente del “reddito di cittadinanza” voluto dal Movimento 5 Stelle.

L’origine della dote
Il “bonusDef”, come è stato ribattezzato su Twitter, arriva dal margine di manovra che il governo si è voluto lasciare sul deficit di quest'anno. Ossia dallo scarto tra l’andamento del deficit tendenziale (2,5% del Pil) - che i conti avrebbero senza interventi - e quello programmatico (che resta fissato al 2,6%) che invece il governo punta a raggiungere nel 2015. Banalizzando si può dire che “peggiorerà” i conti, ovviamente dentro la flessibilità concessa dall'Ue, per cercare risorse pro-cittadini. Quello 0,1% di differenza equivale proprio a circa 1,5/1,6 miliardi di euro. La stessa cifra di cui - forse non casualmente - ha parlato poche settimane fa il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, annunciando entro giugno uno specifico ed autonomo “piano anti-povertà”.

Brunetta: con il bonus Renzi vuole comprarsi le regionali
Forza Italia denuncia la portata “elettorale” dell’iniziativa. «Def: pare che Renzi voglia destinare bonus 1,5 miliardi al welfare. Per decreto. Per comprarsi elezioni regionali come europee con 80 euro?», ha scritto polemico su Twitter il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta. E poi ha aggiunto in un altro tweet: «Def: prima linee guida, poi Cdm che non approva, poi Cdm rinviato, poi Cdm notturno, poi decreto bonus per comprarsi regionali. Che squallore».

Il Def e i tagli della discordia
Dal Documento di economia e finanza illustrato nelle sue linee generali si evince che il Governo punta a recuperare 16-17 miliardi nel 2016 per disinnescare le clausole di salvaguardia già iscritte in bilancio sotto forma di aumenti dell’Iva e delle accise. Almeno 10 miliardi dovrebbero arrivare da tagli alla spesa corrente su cui Regioni e Comuni sono già insorti. E si dovrebbe fare esplicito riferimento sia alla revisione delle agevolazioni fiscali (le cosiddette “tax expenditures”) sia al riordino degli incentivi alle imprese.

Il cronoprogramma delle riforme
Dalla legge elettorale entro luglio al completamento della delega fiscale entro la fine di settembre, dalla scuola sempre entro quest’anno alla pubblica amministrazione di cui si prevede la piena attuazione della delega entro dicembre: nel Programma nazionale di riforma approvato stasera insieme al Def c’è, oltre al cronoprogramma già noto, anche l’impatto di ogni misura sul Pil potenziale. Un punto chiave per la partita della flessibilità europea, perché l’attivazione della clausola relativa è subordinata alla condizione che le riforme abbiano effetti positivi di lungo termine sul bilancio, «compreso il rafforzamento del potenziale di crescita» ed «essere completamente attuate».

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