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domenica la regina della classiche

Alla Parigi-Roubaix Wiggins vuole chiudere in bellezza, ma c’è da battere Kristoff

Un attimo di attenzione, prego, per la Regina delle classiche. Detta anche la Corsa delle Pietre, per quei simpatici blocchi di pavè disseminati lungo il percorso (quest'anno 52,7 su un totale di 265 chilometri).

Stiamo naturalmente parlando della Parigi-Roubaix, la corsa più amata o odiata che ci sia. La corsa che attraversa il Nord della Francia in cui, per le sue incalcolabili difficoltà, può succederti di tutto: cadere e non farti niente, cadere e romperti una clavicola, forare e risalire in bicicletta, forare e rimanere a piedi, prendere tanto sole e tanta pioggia, tanta polvere e tanto fango.

Tutto può succedere alla Roubaix. L'unica cosa certa è che se un corridore la vince un perché c'è sempre. Perché bisogna essere bravi, ma anche fortunati. Lucidi ma anche un po' pazzi. E sperare, come è successo a Franco Ballerini nel 1995, di entrare da soli nel velodromo di Roubaix e godersi quei 700 metri che dall'Inferno del pavè ti portano al Paradiso dei campioni.

Un paradiso che da tempo ci ha scacciati. L'ultimo italiano ad aver firmato una Roubaix è stato nel 1999 Andrea Tafi. Roba di un altro secolo insomma. Prima di Tafi, il compianto Franco Ballerini aveva legato la sua carriera a questa corsa vincendola due volte (1995 e '98) e arrivando secondo per otto millimetri nel 1993 dietro a Gilbert Duclos Lassale.
Il grande Ballero, per la stizza, disse che non ci sarebbe più tornato. Poi invece, per sua e nostra fortuna, ha cambiato idea. E adesso festeggiamo i vent'anni da quell'impresa davvero mitica.

Parliamo del passato perché il presente non ci sorride. Anche in questa edizione, numero 113, la pole position non ci riguarda. E dire che quest'anno con le assenze di due pezzi da novanta come Cancellara e Boonem qualche sorpresa non sarebbe da escludere. Anche il meteo, con sole e qualche nuvola, dovrebbe non infierire troppo sulla corsa. Sempre che le previsioni, simili a quelle dei guru dell'economia, siano giuste.

Andiamo al dunque. Il favorito numero uno, almeno sulla carta, è quel diavolo scatenato di Alexander Kristoff, il norvegese della Katusha che viene da un secondo posto alla Sanremo, un primo al Fiandre e un'altra vittoria mercoledi all'ultimo Gp Schledeprijs, dove allo sprint ha centrato l'undicesimo successo della stagione. Con questi numeri, non ha rivali. Ma poi si sa che il diavolo, soprattutto alla Roubaix, ci mette lo zampino.

Un altro da tener d'occhio è sir Bradley Wiggins, l'inglese che nel 2012 ha vinto il Tour e che, con questa Roubaix, darà l'addio alle corse ad alto livello per dedicarsi alla pista e al record dell'ora previsto il 6 e il 7 giugno. Il baronetto è un tipo da prendere con le molle. Quando punta a un obiettivo è capace di tutto. Questa volta, oltre ad aver studiato nel dettaglio ogni tratto di pavè, ha riacquistato un peso (+8 chili) che più si adatta a una corsa da combattimento come la Roubaix.

L'anno scorso si è piazzato nono e quest'anno, con una bici speciale, vuole dare l'ultima zampata per chiudere in bellezza.
Vogliamo parlare degli altri? Lo slovacco Peter Sagan lo citiamo solo perché è un grande talento, ma per questo tipo di corse non è ancora pronto. Più accreditati dagli scommettitori sono Sep Vanmarcke, Lars Boom, Niki Terpstra, Geraint Thomas e Greg Van Avermaet.

Infine, giusto per orgoglio nazionalistico, gli italiani. Uno è Filippo Pozzato che avrebbe tutto per vincere una Roubaix, tranne la cattiveria. Ha un bel conto in banca, una bella parlantina, l'occhio da sciupafemmine, ma quella grinta lì, quella feroce determinazione che, per intenderci, aveva Ballerini non ce l'ha. Anche sui pedali non siamo tutti uguali.

Poi ci sono gli altri, che magari possono regalarci una sorpresa. Il trentino Daniel Oss, un potente granatiere che corre per la Bmc e che nella classiche ci mette sempre un po' di pepe. Poi Manuel Quinziato, anche lui della Bmc, un vecchia pellaccia che conosce bene le strade del Nord.

Infine ricordiamo, sempre in chiave tricolore, anche Luca Paolini vincitore a 38 anni dell'ultima Gand Wevelgem. Chiaramente questa volta Paolini, milanese di Quarto Oggiaro, deve correre per il suo capitano, Kristoff, primo dei favoriti. Poi la corsa delle pietre non è proprio adatta al nostro barbuto campione. Ma siccome la Roubaix è anche una favola, ci piace pensare che, una volta tanto, possa venir fuori un bel happy end per allietarci la domenica.

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