Italia

Diaz, agente Tortosa: «Frainteso, non sono un…

  • Abbonati
  • Accedi
dopo elogio dell’irruzione su facebook

Diaz, agente Tortosa: «Frainteso, non sono un torturatore». Vescovi a poliziotti: non cedete a nessuna ombra

«Sono un servitore dello Stato orgoglioso di questa professione, non un torturatore. Se dire questo ha disturbato qualcuno ne prendo atto. Per quanto riguarda il profilo sul social con il post diffuso a scoppio ritardato, l'ho rimosso personalmente per stroncare sul nascere ogni ulteriore strumentalizzazione». Così l'agente di polizia Fabio Tortosa - attraverso la Consap, il sindacato cui appartiene - all'indomani delle polemiche suscitate dalla sua presa di posizione sull’irruzione alla scuola Diaz, per la quale l’Italia è stata condannata dalla Corte di Strasburgo per tortura.

Frasi shock («Io sono uno degli 80 del VII Nucleo. Io ero quella notte alla Diaz. Io ci rientrerei mille e mille volte». E ancora: «Quello che volevamo era contrapporci con forza, con giovane vigoria, con entusiasmo cameratesco a chi aveva, impunemente, dichiarato guerra all'Italia») definite «inaccettabili» dal premier Matteo Renzi e stigmatizzate dal ministro dell’Interno Angelino Alfano («Faremo presto chiarezza su fatti di simile gravità). Frasi «mal interpretate» secondo Tortosa perché volevo soltanto «ribadire che né io né gli uomini del nucleo abbiamo commesso nessuna illegalità».

Tortosa: «nulla da pentirmi, non ho spaccato teste»
Dopo le polemiche Tortosa si era difeso già ieri sera a La Zanzara su Radio 24. «Non mi pento di nulla - aveva detto - non ho commesso reati. Non ho partecipato a nessun pestaggio, non ho spaccato teste, c'erano altri poliziotti dentro la Diaz. Ma a quelli del mio reparto hanno dato il marchio dei torturatori». E ancora: «Entrerei mille e mille volte alla Diaz perché l'operazione è stata ineccepibile. Poi c'è la verità processuale. Invece noi la verità la aspettiamo da 15 anni. Torture? Non lo so, io non le ho viste altrimenti sarei intervenuto». E all’accusa di avere simpatie fasciste aveva replicato: «Non sono di destra, ho votato Pd».

Bagnasco alle forze dell'ordine: non cedete a nessuna ombra
Intanto oggi il presidente della Cei e arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, durante l'omelia della messa pasquale per le forze dell'ordine celebrata questa mattina nella cattedrale del capoluogo ligure ha rivolto un monito agli agenti: «Siete servitori del bene comune perché particolarmente dedicati alla giustizia e alla sicurezza. Siatene sempre molto consapevoli, lo siete ma vorrei qui rinnovare questa conferma ed esortarvi a non cedere mai a nessuna ombra, né interna né esterna, a nessun vento contrario, a mantenere alto l'ideale di dedizione, sacrificio e convinzione che il servizio per la patria, e quindi per il bene comune, richiede a ciascuno di voi». Lo ha detto, non facendo comunque riferimenti espliciti alla vicenda della scuola Diaz al G8 di Genova.

La condanna di Strasburgo
La data del post di Tortosa è quella del 9 aprile, dunque subito dopo la condanna all'Italia della Corte europea per i diritti umani di Strasburgo per i fatti della Diaz. Secondo la Corte le forze dell'ordine italiane torturarono i manifestanti, sorpresi nel sonno e massacrati. Fabio Tortosa era nel VII Nucleo, il gruppo sperimentale antisommossa che fu protagonista dell'irruzione alla Diaz di Genova sotto il comando di Michelangelo Fournier, che definì in aula quell'operazione un atto di «macelleria messicana». Il gruppo, guidato da Vincenzo Canterini, stando alle sentenze, ha avuto un ruolo non marginale nel massacro dei giovani che si trovavano alla Diaz. Nessuno di quegli uomini ha scontato un giorno di prigione: lo stesso Canterini e i capisquadra, condannati in appello, hanno visto cadere la loro condanna in Cassazione per via della prescrizione.

Verso un’azione disciplinare
Il Dipartimento di pubblica sicurezza ha immediatamente avviato gli accertamenti e non esclude, «conseguenti procedure disciplinari» laddove «l'autorità giudiziaria non dovesse ravvisare profili di rilevanza penale». Non solo: l'azione disciplinare scatterà «sia nei confronti dell'autore del post che nei confronti di tutti coloro che, se appartenenti alla Polizia di Stato, hanno effettuato commenti censurabili».

Salvini: contro violenti sto con il poliziotto, sempre
A prendere le difese di Tortosa è stato oggi il leader della Lega Matteo Salvini che su Facebook ha scritto: «Contro i violenti che vanno in piazza a volto coperto, con i bastoni e le spranghe... io sto con il poliziotto e il carabiniere! sempre». Mentre la vicecapogruppo di Fi alla Camera Mariastella Gelmini, pur non escludendo che nel caso della Diaz «siano stati commessi degli errori», ha dichiarato: «Per me quella notte non è stata tortura».

Manconi: parte polizia malata, subito identificativo
Di tutt’altro avviso il senatore Pd Luigi Manconi per il quale «una parte delle forze di polizia è gravemente malata. Oltre alle irresponsabili parole di Fabio Tortosa, lo provano in maniera inequivocabile i silenzi complici, i consensi taciti e l'omertà così diffusa all'interno del corpo». Di qui la necessità «improrogabile» dell'adozione «del codice identificativo» per le forze dell’ordine.

Diaz: padre Giuliani a Mattarella, Stato chieda scusa
E Giuliano Giuliani, padre di Carlo Giuliani, il ragazzo ucciso durante i disordini del G8 del 2001 a Genova, ha chiesto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una lettera aperta se non ritenga di dover «chiedere scusa a Carlo in nome dello Stato» per le «offese insopportabili» rivolte a suo figlio da un agente di polizia di Stato. «Non ci sono mezze misure. O si sta con quella merda di Giuliani o si sta con quelli che a Giuliani gli fanno saltare la testa se attenta alla tua vita» aveva scritto Tortosa su Facebook. E ancora: «Quelli come me pensano che Giuliani sia morto perché è una merda che stava provando ad ammazzare tre giovani ragazzi, il più grande di 20 anni. E mi auguro che sotto terra faccia schifo anche ai vermi».

© Riproduzione riservata