Italia

Italicum è legge, ok della Camera con 334 sì a scutinio…

  • Abbonati
  • Accedi
AVENTINO DELLE OPPOSIZIONI

Italicum è legge, ok della Camera con 334 sì a scutinio segreto. Aventino delle opposizioni. Renzi: «Impegno mantenuto»

L’Italicum è legge ed entrerà in vigore da luglio 2016. La nuova legge elettorale per l’elezione dei deputati della Camera è stata approvata da Montecitorio con 334 sì, 61 no e 4 astenuti: i voti favorevoli sono meno di quelli preventivati dal governo. Tutte le forze di opposizione (ad eccezione degli ex M5s di Alternativa libera e di alcuni singoli deputati) hanno lasciato l’Aula al momento del voto finale sull’Italicum (approvato in prima lettura da Montecitorio a marzo 2014 e successivamente licenziata dal Senato, con importanti modifiche, a gennaio di quest’anno), avvenuto a scrutinio segreto dopo la richiesta di Forza Italia, Lega e Fdi.

Renzi: «Impegno mantenuto, promessa rispettata»
«Impegno mantenuto, promessa rispettata», ha scritto su twitter il premier Matteo Renzi. «L’Italia ha bisogno di chi non dice sempre no. Avanti, con umiltà e coraggio». Stamattina, nel suo intervento odierno alla Borsa di Milano, Renzi aveva ribadito i pregi dell’Italicum che «ha un grande elemento di chiarezza: per cinque anni sarà chiaro il governo, chi vince. Ci sarà un sistema nel quale il nostro Paese potrà finalmente essere punto di riferimento per stabilità politica». «Oggi diamo valore alla nostra coerenza, così da dare risposte agli impegni presi», ha detto il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini. E l’altra vicesegretaria, Debora Serracchiani, gli ha fatto eco: «Il voto di oggi gira una pagina della storia italiana e dà al nostro Paese una legge elettorale chiara e comprensibile».

Boschi: «Ce l’abbiamo fatta!»
Ha esultato su twitter la ministra delle Riforme Maria Elena Boschi: «Ci hanno detto “non ce la farete mai”. Si erano sbagliati, ce l’abbiamo fatta! Coraggio Italia, è #lavoltabuona». E a Montecitorio ha detto: «Missione compiuta. Il governo ha mantenuto l’impegno. Abbiamo promesso, abbiamo mantenuto». A “8 e mezzo” la ministra ha spiegato: «È un risultato importante: abbiamo superato la maggioranza assoluta dei voti alla Camera e comunque la maggioranza ha risposto, visto che il governo ha messo la fiducia, rischiando di andare a casa se non fosse andata bene».

Orfini: legge scritta anche con chi è uscito
«#Italicum approvato: l’Italia ha una buona legge elettorale, scritta anche con chi oggi ha strumentalmente scelto di uscire dall’Aula», ha twittato il presidente del Pd, Matteo Orfini, subito dopo il voto. Sui “no” minimizza il vicecapogruppo vicario Ettore Rosato: «I numeri sono quelli che ci aspettavamo» anche se «può darsi che qualcuno in più» rispetto ai 38 dissidenti del Pd che non hanno votato la fiducia «ci sia stato». Ciò che conta, per Rosato, è che «c’è stata un’ampia tenuta della maggioranza, che rappresenta il punto di rilancio dell’azione di governo». Quanto alla frattura nel Pd, Rosato è sicuro che «da domani continueremo a fare tutti assieme le cose che dobbiamo fare nell’interesse dell’Italia».

Bersani: «Dissenso abbastanza ampio»
Ma la minoranza potrebbe prendere altre strade. «Il dissenso è stato abbastanza ampio», ha rilevato Pier Luigi Bersani. «Ora cosa fatta capo ha... ma il dato politico sia sull’approvazione della legge sia sulle dimensioni del dissenso è non poco rilevante». È rimasto coerente l’ex capogruppo dem Roberto Speranza, che a sua volta ha scritto su twitter: «Ho votato no all’Italicum. Che amarezza la Camera mezza vuota. Così la sfida del Pd al Paese è più debole. Non più forte. #occasionepersa».

Civati: «Possibile la nascita di un gruppo autonomo»
È arrivato da Pippo Civati, parlando a SkyTg24, lo scenario di una frattura in casa Pd. «È possibile che dall’ala dei dissidenti Pd nasca un “gruppo autonomo” in Parlamento. «Ci potrà essere un gruppo, di sicuro questo governo non lo sosterrò più». Ma è stata Boschi a escludere ritorsioni: «Noi non facciamo espulsioni, non siamo come la Lega o il M5S. Bersani e Speranza hanno detto che resteranno nel Pd, noi speriamo di continuare a lavorare insieme».

Voto segreto e Aventino di tutte le opposizioni
Tutte le opposizioni (ad eccezione degli ex M5s di Alternativa libera, che hanno annunciato voto contrario) hanno deciso di abbandonare l’Aula al momento del voto finale, dopo la richiesta del voto segreto, formalizzata da Fi, Lega, Fdi. Via dall’Aula, alla fine, anche il M5s e Sel. La minoranza Pd è rimasta in assemblea e ha annunciato voto contrario. A favore Pd, Ap (Ncd-Udc), Scelta civica, Per l'Italia-centro democratico. Ma i conti sono tutti ancora da fare, perché i 334 voti favorevoli sono meno dei 352 che il Pd sperava di avere.

Brunetta (Fi): «Per Renzi vittoria di Pirro»
«Oggi si dimostra che la riforma costituzionale al Senato non ha più i numeri», ha sottolineato il capogruppo di Forza Italia, Renato Brunetta. «Se si insabbia la
riforma costituzionale al Senato, l’Italicum diventa incostituzionale. È una vittoria di Pirro. Renzi è rimasto solo senza maggioranza». Forza Italia aveva ribadito in Aula il suo «no con convinzione» all'Italicum, «perché questa legge è una truffa, è studiata per promuovere un sistema monopartitico, una sorta di regime da Ddr che mira a un autoritarismo da uomo solo al comando, che potrebbe operare una pulizia etnica anche dentro al suo stesso partito».

Toninelli (M5s): Mattarella non firmi legge
Il Movimento 5 Stelle, che alla fine ha deciso di abbandonare l’Aula dopo aver lanciato un appello alle altre opposizioni perché votassero “no”, caduto nel vuoto, ha chiesto al presidente della Repubblica di non firmare la legge elettorale. «Alcune forze politiche non sono in grado di garantire i voti contrari e quindi hanno chiesto il voto segreto. Per questo siamo obbligati ad uscire dall’Aula», ha spiegato Danilo Toninelli. «Lasciamo che il Pd voti da solo questo provvedimento così importante ma secondo noi ci saranno delle sorprese. Renzi non avrà più quella maggioranza numerica che ha oggi, uscirà indebolito».

Salvini: riserverà sorprese. Calderoli: è Porcellissimum
«Sono convinto che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi e sono altrettanto convinto che questa legge salva-Pd potrà riservare delle sorprese», ha affermato a Radio Padania il segretario della Lega Matteo Salvini. Mentre il senatore Roberto Calderoli ha commentato: «È proprio vero che al peggio non c’è mai fine, infatti dopo il Porcellum è arrivato il Porcellissimum: l'unico in Italia titolato a dare patente di porcata è il sottoscritto e vi
dico che questa è una superporcata, peggio del Porcellum. Se già era censurabile un premio di maggioranza abnorme ad una coalizione, figuriamoci darlo ad un solo partito: siamo al regime».

Sel: colpo alla democrazia del Paese
L’ultimo annuncio di abbandono dell’Aula è arrivato da Sinistra, ecologia e libertà. «Sel abbandona. Nessun Aventino, ma reazione al disprezzo di Renzi verso il Parlamento. Ha imposto l’Italicum a tutti, allora se lo voti da solo», ha scritto su Twitter il capogruppo alla Camera Arturo Scotto. E il coordinatore nazionale Nicola Fratoianni ha aggiunto: i 334 sì, «sono il segno che la riforma che doveva essere condivisa in realtà divide e riduce la dimensione della maggioranza, oltre a essere una pessima legge che dà un colpo alla democrazia di questo Paese».

No in aula dei dissidenti Pd
Il traguardo, indicato con forza dal premier Matteo Renzi anche ieri alla festa dell’Unità a Bologna, segna una nuova tappa nel dissenso interno al Pd dopo lo strappo dei 38 deputati della minoranza che la scorsa settimana non hanno votato le tre questioni fiducia poste dal governo. Uno strappo che ora potrebbe allargarsi. «Non mi interessa se a votare no all'Italicum saranno 38 deputati Pd o di più. Il nostro no è consequenziale al no alla fiducia» ha detto Gianni Cuperlo ai cronisti di Montecitorio dopo la richiesta del voto segreto avanzata dalle opposizioni. Hanno annunciato il no all’Italicum, in sede di dichiarazione di voto in dissenso dal gruppo, sia Pippo Civati («l’Italicum è un Porcellum con le ali») che Stefano Fassina («c'è un cambiamento regressivo della nostra democrazia come è stato fatto sul lavoro con il Jobs act») .

.


© Riproduzione riservata