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Italicum, Renzi tende la mano alla minoranza. Lega e Fi: subito il…

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dopo il varo

Italicum, Renzi tende la mano alla minoranza. Lega e Fi: subito il referendum

«La legge elettorale non è importante solo in quanto tale, ma perché permette di sapere chi vince le elezioni e dà a chi vince il compito e la responsabilità di governare, non continuare a chiacchierare ma fare le cose». Da Bolzano il premier Matteo Renzi ha continuato a difendere l’Italicum, approvato ieri in via definitiva dalla Camera, e ha rivendicato come un mantra la vittoria dell’esecutivo («Ci siamo stancati di chi continua a parlare e non mantiene le promesse»). Ma nel frattempo le opposizioni alzano la posta e la Lega annuncia: «Abbiamo già pronto il referendum». Intanto la firma della nuova legge elettorale da parte del presidente Sergio Mattarella slitta probabilmente a domani. Il testo dell'Italicum infatti, licenziato ieri dalla Camera, non è ancora arrivato al Quirinale.

Renzi: non mollo un millimetro, si fa sul serio
«Possono fare quello che credono, dirci quel che vogliono ma non molliamo di un millimetro. In questi giorni abbiamo rischiato di andare a casa - non so neanche se definirlo un rischio - perché adesso è arrivato il momento di vedere se si fa una cosa sul serio o no. Questo è un punto fondamentale per chi governa», ha aggiunto Renzi parlando a Rovereto (Trento).

Il premier sulla minoranza: «Noi siamo per tenere tutti dentro»
Sui rapporti tesi con la minoranza del Partito democratico, da cui sono arrivati circa 50 voti contrari all’Italicum, Renzi ha provato a smussare, rilanciando una linea di apertura e dialogo. «Noi siamo per tenere tutti dentro: uno alla volta, però», ha risposto scherzando a una militante che dalla platea urlava «abbasso Civati». «Ma quale abbasso, viva viva viva», ha replicato il premier. Assicurando che «abbiamo intrapreso il percorso di grandi riforme e andremo avanti con testa dura. Tenaci e testardi, andremo dritti fino al punto. Avevamo promesso di rifare la legge elettorale e da ieri la legge è realtà. Tra l’altro è una legge elettorale che ha per queste terre un sistema che valorizza l’identità e l’autonomia».

Civati riunisce i suoi: obiettivo gruppo autonomo
Nonostante i toni concilianti di Renzi e ieri della ministra Maria Elena Boschi, Pippo Civati ha confermato di essere a un passo dall’abbandono del partito («Io la decisione l’ho presa, ho detto che non sostengo più questo governo. Quello che è accaduto con l’Italicum non può restare senza conseguenze»). L’intenzione è quella di lasciare il gruppo Pd alla Camera per entrare nel Misto: «Ormai, tanto, è tutto un gruppo Misto, anche il Pd». Nel pomeriggio lo sfidante di Renzi alle primarie Pd ha in agenda una riunione per fare il punto con un gruppo di senatori dem dissidenti: «Stiamo ragionando anche sulla possibilità che nasca un nuovo gruppo parlamentare, coinvolgendo anche senatori non del Pd».

Minoranza Pd pronta a barricate al Senato
Le fibrillazioni in casa Pd preoccupano Renzi, visto che la minoranza, specie in Senato, è in grado di far ballare il governo. A Palazzo Madama dopo le elezioni regionali inizierà l'iter della riforma costituzionale, che Miguel Gotor, braccio destro di Bersani, ha chiesto di modificare profondamente. Ma prima di allora ci sarà la seconda lettura della riforma della scuola (fino al 19 maggio alla Camera) che rischia di affondare sotto i colpi dei 24 bersaniani del Senato. A questo punto sempre determinanti nell'aula della Camera Alta, con una coalizione che sulla carta può contare, compresi i senatori a vita, su 170 voti, mentre la maggioranza assoluta si tocca a quota 161. E se i frondisti dem confermassero il loro no anche ai provvedimenti che transitano per Palazzo Madama, il governo non avrebbe più la maggioranza politica.

Calderoli: «Già scritto le bozze per referendum»
Intanto le opposizioni guardano oltre. È il senatore leghista Roberto Calderoli, “padre” del Porcellum spazzato via dalla Consulta, ad attaccare: «Ho già scritto le bozze per un referendum per abolire pezzi dell’Italicum», in particolare «i cento capolista bloccati, le pluricandidature e il ballottaggio». E insiste: «Far di peggio era impossibile e invece ci sono riusciti». Quanto all’esito del voto con l’Italicum, Calderoli dice di non avere dubbi: «Ci sarà Salvini che va al ballottaggio con Renzi, i due Mattei, e vince lui (Salvini, ndr)». Se il capo dello Stato Sergio Mattarella firmerà la nuova legge elettorale, rincara il senatore, «lo faccia il prima possibile altrimenti rischiano di scadere i termini per la presentazione del referendum». Calderoli esclude però un’azione comune con il M5S: «Mi sembra che da quello che ho sentito non ci capiscano molto di referendum, parlano di abrogazione totale che non si può chiedere sulla legge elettorale».

Salvini: la Lega vincerà le elezioni
D’altronde lo stesso segretario del Carroccio, Matteo Salvini, si dice sicuro che con l’Italicum «la Lega vincerà le elezioni» e dunque «la legge si ritorcerà contro Renzi». A chi gli chiedeva se fosse possibile immaginare una lista unica del centrodestra Salvini si è limitato a rispondere: «Prima vinciamo le regionali il 31 maggio poi mandiamo a casa Renzi».

Forza Italia: «Abrogare subito la nuova legge»
Sulla linea del referendum si colloca anche Forza Italia. «Adesso, subito, si tratta di riconsegnare la sovranità al corpo elettorale, e la Costituzione indica la strada maestra», scrive Il Mattinale, la nota politica redatta dallo staff del gruppo azzurro alla Camera. La strada è l’articolo 75 della Costituzione sul referendum abrogativo. «La via giusta - prosegue la nota - è quella semplice. Abrogazione dell’Italicum. Resterebbe in piedi il Consultellum, che comunque è ancora in vigore, il quale essendo stato elaborato dalla
medesima Corte costituzionale, almeno è di sicura aderenza alla nostra Carta fondamentale. Si tratta immediatamente di costituire un comitato promotore». Il capogruppo di Fi Renato Brunetta non usa mezzi termini: «Quello che ha fatto Renzi è fascismo».

M5S: «Incostituzionale come il porcellum ma peggiore»
Toni duri anche dal Movimento Cinque Stelle. «L’Italicum - ha detto durante la puntata di “Porta a porta” che va in onda stasera Danilo Toninelli - ha gli stessi profili di incostituzionalità del porcellum ma lo peggiora perché porta all’elezione diretta del presidente del Consiglio che si “mangia” anche il Parlamento». Per il deputato, «non è una democrazia parlamentare e neanche un presidenzialismo stile Usa o alla francese perché qui non ci sono i contrappesi». E dire che l’Italicum avvantaggia il M5S «è una barzelletta».

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