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Il Pd va alla conta in Senato. Tutti i ddl che rischiano, dalle riforme…

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dopo la rottura sull’italicum

Il Pd va alla conta in Senato. Tutti i ddl che rischiano, dalle riforme costituzionali alle unioni civili

Il Senato un Vietnam dopo lo strappo sull’Italicum? Intervistato dal Sole 24 Ore di oggi, il capogruppo dei senatori Pd Luigi Zanda riconosce la «condizione di difficoltà» in cui versa Palazzo Madama ma si dice convinto che alla fine prevarrà la responsabilità. Eppure i timori di guerriglia sui provvedimenti all’esame del Senato, dal ddl costituzionale alle unioni civili, sono più che fondati: basta guardare la maggioranza esigua e ballerina su cui può contare il Governo. Gli occhi sono comunque puntati sulle elezioni regionali, la prima cartina di tornasole per i fragili equilibri in gioco.

Zanda: «Il collante non sarà la paura del voto ma la responsabilità»
«La mia parola d’ordine - dice Zanda - è continuità del governo e della legislatura. Nessuna persona responsabile in Italia, e tantomeno nessuno dei senatori democratici, può pensare che al Paese serva una crisi di governo al buio o una fine anticipata della legislatura». Sarà il timore a tenere uniti? No, per il capogruppo dem: «Non penso che il collante sia la paura, il collante è la responsabilità».

I numeri a Palazzo Madama
Il margine di sicurezza al Senato per la maggioranza è di appena una decina di voti. A non votare l’Italicum nel secondo passaggio, quello decisivo, furono ben 24 senatori democratici: l’approvazione avvenne soltanto grazie al sostegno decisivo di Forza Italia, quando il patto del Nazareno era ancora in vita. La situazione potrebbe complicarsi ulteriormente se andasse in porto l’intenzione di Pippo Civati - rimarcata ieri con nettezza - di uscire dal Pd e costituire un gruppo autonomo. Ma soccorsi a Renzi potrebbero arrivare dai delusi: gli ex del M5S, i forzisti dissidenti rispetto alla nuova linea dettata da Silvio Berlusconi.

Riforme costituzionali, partita aperta
Il vero scoglio dopo le regionali sarà il disegno di legge costituzionale che segna l’addio al Senato elettivo (e giustifica l’Italicum, visto che il nuovo sistema elettorale è valido soltanto per la Camera), che però arriverà in Aula non prima di luglio. Ieri Renzi ha insistito: sulle riforme si va avanti «con la testa dura», «si decide senza compromessi». Ma la mano alla minoranza è tesa, l’apertura su alcune modifiche c’è: il Senato non elettivo non si discute, ma potrà essere rivisto altro, dal procedimento legislativo alle stesse competenze del nuovo Senato, fino al metodo di elezione dei senatori da parte dei consigli regionali. Bisognerà vedere se e quanti, nella minoranza del partito, si accontenteranno dei ritocchi, se e quanto li riterranno compensativi rispetto alla spinta maggioritaria dell’Italicum, ritenuta eccessiva.

Forza Italia: «Sulle riforme si apre nuova partita»
Ma sul ddl costituzionale occorrerà anche valutare la linea di Forza Italia. Oggi il capogruppo Paolo Romani ha detto che «si apre un capitolo nuovo: la dura opposizione di Forza Italia alla Camera su una legge elettorale, che pur votammo al Senato, nonostante l’introduzione di modifiche non condivise, come il premio di maggioranza alla lista, in virtù della definizione complessiva di un nuovo assetto costituzionale in cui la condivisione della figura di garanzia della presidenza della Repubblica assumeva un ruolo fondamentale di tenuta del sistema, consente a Forza Italia al Senato, nel prossimo passaggio parlamentare delle riforme costituzionali, di giocare una nuova partita utile a inserire modifiche respinte in prima battuta».

Gli altri possibili “intoppi”, dalla scuola alle unioni civili
Ma non ci sono soltanto le riforme costituzionali. Prima, proprio alla vigilia delle regionali, il Senato dovrà esaminare la “buona scuola”, su cui non a caso, alla piazza di ieri, il premier ha assicurato cambiamenti. Ed entro la fine di maggio dovrebbe essere approvato il provvedimento sulle unioni civili, attualmente all’esame della commissione Giustizia, che riguarderà le coppie omosessuali, prevedrà la possibilità di adottare il figlio del partner e consentirà la reversibilità della pensione. Un altro tema divisivo e caldissimo su cui il governo dovrà vedersela con l’opposizione dei centristi e decidere quanto scommettere. Senza dimenticare il fronte sempre bollente della giustizia: a Palazzo Madama è in discussione la riforma della prescrizione, su cui sempre i centristi di Area popolare (che alla Camera si sono astenuti) si aspettano correzioni di rotta. In assemblea dovrebbe inoltre approdare presto la delega per riscrivere il Codice degli appalti pubblici. E intralci e inciampi, anche qui, potrebbero non mancare.

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