«Non rimborsare tutti è compatibile con la sentenza della Consulta». Così fonti governative hanno confermato le dichiarazioni del sottosegretario Enrico Zanetti, che ha escluso la restituzione per tutti dell'indicizzazione delle pensioni, dopo la sentenza della Consulta. Le stesse fonti aggiungono che domani in consiglio dei ministri non sono previsti ancora interventi. In serata, però, la linea di palazzo Chigi si trova a fare i conti con quanto precisato da giuristi e fonti vicine alle Consulta: la sentenza 70/2015 , senza l'introduzione di eventuali interventi del governo, vale di per sé erga omnes ed è immediatamente applicativa. Per chiederne l’applicazione, tecnicamente, non serve un ricorso, anche se questa può essere una via per sollecitare il rimborso.
Padoan: minimizzare impatto sui conti, rispettando Consulta
«Stiamo pensando a misure che minimizzino gli impatti sulla finanza pubblica, soprattutto in questa fase, nel pieno rispetto della Corte». Questa la risposta del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan sugli interventi allo studio dopo la sentenza della Consulta sulle pensioni. «Stiamo pensando intensamente sia agli aspetti istituzionali sia agli effetti sulla finanza pubblica», ha ribadito il ministro, che ha annunciato anche un pacchetto di misure per risolvere il problema dei crediti in sofferenza «sicuramente prima dell'estate».
Palazzo Chigi: solo parole di Padoan esprimono linea del governo
In serata, le parole del ministro sono additate da fonti di Palazzo Chigi come le uniche da tenere in considerazione sul tema delle pensioni, quelle che espimono la linea del governo. Un modo oscurare l’opinione del sottosegretario Zanetti, evidentemente considerata una fuga in avanti da far rientrare in fretta.
Zanetti: impensabile rimborsare tutti
Questa mattina il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti aveva escluso la possibilità di restituire a tutti l'indicizzazione delle pensioni. È «impensabile restituire le indicizzazioni delle pensioni di molte volte superiori alla minima, per quelle più alte sarebbe immorale e il governo deve dirlo forte. Occorre farlo per le fasce più basse», ha detto il leader di Scelta civica, che ha aggiunto: «Non c'è antitesi con quanto detto da Padoan. Il tema di incostituzionalità si pone perché il blocco ha riguardato anche pensioni di importo relativamente basso, il che vuol dire che il rispetto della sentenza può avvenire anche attraverso una rimodulazione di quel blocco, andando a sbloccare quelle pensioni subito sopra tre volte la minima, la soglia individuata, ma anche non andando a toccare pensioni di molto superiori». Per Zanetti, insomma «la rivalutazione delle pensioni andrà a scalare con l'aumentare dell'assegno».
Fonti governo: soluzione entro prossima settimana
Tra la fine di questa settimana e la metà della prossima, il governo troverà il modo di rispondere alla sentenza della Corte Costituzionale sulle pensioni. Lo riferiscono fonti di governo spiegando che nessuna ipotesi è esclusa, ogni soluzione è possibile. Tra le ipotesi, un decreto legge “sospensivo”, da varare entro maggio, per evitare i ricorsi in arrivo. Altra possibile soluzione è la restituzione delle somme dovute ai pensionati con un meccanismo di rateizzazione triennale o quinquennale. Tra i vari nodi da sciogliere resta quello delle modalità di restituzione. A livello tecnico, sulla base di un'attenta lettura della sentenza, al Mef si starebbe facendo largo la possibilità di far leva su un meccanismo progressivo per modulare l'indicizzazione sulle pensioni da oltre 4 volte il minimo in su oppure su un dispositivo progressivo agganciato al reddito sulla falsariga di quanto previsto per il 2014 da un decreto del governo Letta.
Ue: governo non comprometta il Patto di stabilità
Intanto fonti Ue, commentando la sentenza della Corte costituzionale sulla mancata indicizzazione delle pensioni decisa dal governo Monti, fanno sapere che Bruxelles «aspetta la decisione del Governo su come attuare la sentenza della Consulta e ne valuterà l'impatto sui conti», ma «questo non deve compromettere l'impegno italiano a rispettare le regole del Patto», perché «la sostenibilità dei conti deve restare una priorità anche alla luce dell'alta spesa pensionistica».
Cambiamenti Def da compensare
Un monito, già lanciato già nei giorni scorsi («ogni cambiamento al Def va compensato»). La sentenza della Consulta e le sue conseguenze sul bilancio italiano, non essendo ancora state formalmente quantificate e definite in provvedimenti, non sono state prese in considerazione nelle previsioni economiche di primavera presentate ieri dalla Commissione Ue. Ma la sentenza, che ha considerato invalida la scelta del governo Monti di abolire l'indicizzazione delle pensioni sopra i 1.406 euro lordi, potrebbe provocare un buco nel bilancio di circa 9 miliardi di euro. Dietro alla presa di posizione della commissione Ue si nasconde in parte imbarazzo, se è vero che in questi anni la Commissione ha sempre criticato l'indicizzazione all'inflazione. Ciò detto, l'Italia è a rischio di sfondare nuovamente la soglia di un disavanzo del 3% del Pil.
© Riproduzione riservata