Italia

Per le pensioni alte mini-rimborso

  • Abbonati
  • Accedi
previdenza

Per le pensioni alte mini-rimborso

Un mini-rimborso, graduale e scaglionato, anche per le pensioni più elevate. È questa l’ultima delle ipotesi sul tavolo dei tecnici del Governo che non abbandonano il dossier bollente aperto con la sentenza della Corte costituzionale nel giorno in cui, da Bruxelles, arriva un segnale di apertura verso soluzioni non immediate.

Gli interventi allo studio dovranno essere calibrati per tenere conto dei rilievi della Consulta con un’attenzione massima all’impatto sui conti. Con la nuova “legislazione vigente” post sentenza, ovvero applicando integralmente il verdetto, il costo sarebbe pari a oltre un punto di Pil (17,6 miliardi lordi) mentre le prime ipotesi di correzione oscillano tra lo 0,25 e lo 0,3% del Pil, ovvero 4-5 miliardi che si scaricherebbero sul deficit nominale del 2015. Un aggregato che non potrà comunque andare oltre il 2,8-2,9% (è al 2,5% nei tendenziali del Def). Opzione ribadita indirettamente dal ministro Pier Carlo Padoan, che ieri ha confermato come il governo sta lavorando «nel rispetto dei termini della sentenza, a misure che abbiano un impatto minimo sulla finanza pubblica e rispettino gli obblighi europei».

La base di partenza dovrebbe essere l’attuale schema di deindicizzazione introdotto dal Governo Letta nel 2014 (da zero a tre volte il minimo, il 100%; da tre a quattro volte il 95%; da 4 a 5 volte il 75%; da 5 a 6 volte il 50%; da 6 volte il blocco nel 2014 e il 45% per il 2015 e il 2016). Una sua applicazione retrodatata al 2012 con ricalibrature delle soglie attuali potrebbe consentire l’operazione di rimborso di massa con risparmi notevoli. Le variabili sono diverse: si possono abbassare o elevare le soglie di rivalutazione degli assegni, oppure togliere il tetto sulle più elevate o, ancora, confermarlo ma solo per un termine preciso. Il tutto con una robusta motivazione sia sul profilo equitativo dell’intervento sia sulla sua sostenibilità finanziaria, come la sentenza esige.

Nel caso di decalage stretto (senza tetto) i rimborsi per gli assegno oltre sei volte il minimo (circa 3mila euro lordi) diventerebbero simbolici. Contemporaneamente potrebbe salire l’asticella dei rimborsi pieni (indicizzazione al 100% dell’assegno) che dalle 3 volte il minimo (1.480 euro) potrebbero passare ad esempio a 3,5 volte il minimo (circa 1.700 euro). Nella “terra di mezzo” scatterebbe una riduzione delle “quote-Letta” in forma rivisitata.

L’iter decisionale è stretto, anche perché pende la spada di Damocle dei possibili decreti ingiuntivi che potrebbero essere presentati già nei prossimi giorni da pensionati per esigere il rimborso immediato e integrale di un credito certo, liquido ed immediatamente esigibile, grazie alla sentenza. A palazzo Chigi si continuerebbe a preferire il varo delle misure la prima settimana di giugno, subito dopo la tornata elettorale. Ma nello stesso Governo c’è chi continua a pensare che sarebbe il caso di muoversi prima con il varo di un decreto sospensivo entro maggio.

A chiarire la situazione potrebbe essere martedì lo stesso Governo, chiamato riferire in Senato sull’intera vicenda. Non dovrebbe essere Pier Carlo Padoan a spiegare le mosse future visto il suo impegno a Bruxelles per l’Ecofin. Lo stesso ministro non dovrebbe fare il punto definitivo con i suoi tecnici prima di lunedì 18 maggio, vista l’agenda internazionale.

Intanto dalle forze politiche e sindacali cresce il pressing per fare presto. «Vi sono le condizioni per adempiere alla sentenza della Consulta con oneri contenuti rispettando soprattutto la giurisprudenza costituzionale che non vuole lesioni strutturali dei diritti acquisiti» ha dichiarato Maurizio Sacconi (Ap), mentre il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo, ha chiesto nuovamente l’applicazione immediata della sentenza. A invitare il Governo a una soluzione condivisa con i sindacati è stato Cesare Damiano (Pd), secondo il quale bisogna evitare gli errori del vecchio Esecutivo dei tecnici, mentre da Forza Italia, con Renato Brunetta, arriva la richiesta di una applicazione immediata della sentenza, una posizione in linea con quelle di Lega e Fratelli d’Italia.