La riforma della scuola «non è un prendere o lasciare», ma «quello che non è accettabile è lasciare le cose come sono. La scuola solo in mano ai sindacati funziona? Io credo di no». Così il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. Immediata la replica stizzita della Cgil, per la quale si tratta di dichiarazioni che «confermano l'arroganza e il disprezzo per la democrazia».
Boschi: scuola non funziona se solo in mano a sindacati
Boschi, a Pesaro per la campagna elettorale del candidato Governatore delle Marche Luca Ceriscioli (insegnante di matematica, ora in aspettativa), è tornata a parlare della contestata riforma della scuola. Il ministro ha sottolineato l'importanza della «sfida del cambiamento» e ha rimarcato che «già nel lavoro fatto in Commissione molti aspetti della riforma sono stati modificati», perché «il ruolo del dirigente è stato attenuato, pur riconoscendo l'autonomia dei dirigenti che devono poter individuare l'insegnante più giusto per la loro scuola». «Nel Piano dell'offerta formativa inoltre - ha proseguito Boschi - sono coinvolti anche i docenti, le famiglie e i ragazzi più grandi». «Al Senato - ha concluso - ora c’è un passaggio fondamentale, una sfida da cogliere insieme. Rinviamo tutto? No, non ci sto». A seguire l’affondo polemico: «Non è accettabile è lasciare le cose come sono. La scuola solo in mano ai sindacati funziona? Io credo di no».
Cgil: Boschi conferma disprezzo democrazia
Parole che non sono piaciute alla Cgil, che ha replicato a stretto giro. «La dichiarazione della ministra Boschi conferma l'arroganza e il disprezzo della democrazia. La scuola non è dei sindacati ma nemmeno proprietà privata del Governo. È del Paese e di chi quotidianamente garantisce alle nuove generazioni di avere una istruzione all'altezza dei tempi» ha dichiarato polemicamente il segretario generale della Flc-Cgil, Domenico Pantaleo.
«Italiani non perdonerebbero se riforme all'aria»
Il ministro Boschi nel suo intervento a Pesaro ha rimarcato anche la necessità di andare avanti sulla strada delle riforme, a partire da quella costituzionale. Lo ha fatto rivendicando che «il Pd è l’unica risposta per poter cambiare il Paese». E ha aggiunto: «Non credo che gli italiani, e soprattutto il popolo del Pd, ci perdonerebbero se mandassimo all'aria tutto. L'abbiamo fatto con Prodi e l'Ulivo, non vogliamo ripetere gli stessi errori. Abbiamo la responsabilità enorme di fare le riforme». Tanto più che le riforme «non le faranno né Salvini, né Grillo».
«Nessun rischio scissione, Civati caso isolato»
Quanto alle fibrillazioni della minoranza Pd, tentate dalla scissione, Boschi ha commentato sicura: «Onestamente non vedo un rischio scissione. Bersani e Speranza, pur in dissenso sulla legge elettorale, hanno detto giustamente che non vogliono lasciare il Pd, perché questa è casa loro, mentre Civati resta un caso isolato. Non ci saranno altri che lo seguiranno».
«Principio dittatura? Berlusconi ha esperienza»
Boschi non ha risparmiato una battuta al vetriolo nei confronti di Berlusconi. «Ci siamo sentiti dire che il governo vuole una legge elettorale antidemocratica, che siamo ad un principio di dittatura. Berlusconi lo ha detto anche ieri: “siamo vicini a una deriva autoritaria”. E lui ha esperienza...» è stata la stilettata finale. Poi un altro sassolino dalla scarpa a proposito delle polemiche che hanno accompagnato la legge elettorale: «In Gran Bretagna ha vinto Cameron e ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi, con 36% dei voti, non con il 51%. Ma non ho sentito nessuno dire che in Gran Bretagna c'è una dittatura. Mentre si sprecano i commenti sull'Italicum».
Brunetta: povera Boschi, troppo potere a chi ha studiato poco
I commenti del ministro su Berlusconi non sono piaciuti a Renato Brunetta: «Povera Boschi...troppo potere e visibilità per chi ha letto e studiato poco come lei», ha commentato il presidente dei deputati di Fi.
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