Italia

Pensioni, rimborsi fino a 3mila euro se il Governo restituisce tutto

  • Abbonati
  • Accedi
Il rapporto dell’ufficio parlamentare di bilancio

Pensioni, rimborsi fino a 3mila euro se il Governo restituisce tutto

Il Governo ha già fatto sapere che tutto a tutti gli interessati non verrà mai rimborsato. E che il decreto pensioni con cui si porrà rimedio al vuoto creato dalla sentenza della Corte costituzionale (n.70/2015) garantirà un ristoro graduale e progressivo per non far saltare i saldi di finanza pubblica. Ma quanto avrebbe portato nelle tasche dei pensionati interessati la restituzione piena dell’indicizzazione perduta nel 2012 e nel 2013 per il blocco del “Salva Italia”? L’Ufficio parlamentare di Bilancio, che ha appena pubblicato il suo rapporto sulla programmazione 2015, ha fatto qualche calcolo e dimostra che lo sblocco totale porterebbe nelle tasche della prima fascia interessata, oltre 3 volte il trattamento minimo, circa 3.000 euro di arretrati cumulati per i tre anni passati e 1.230 in più per l’anno 2015. La simulazione è stata effettuata sullo “scenario peggiore” per la finanza pubblica, e cioè nel caso in cui, dopo la sentenza, per il ricalcolo dell’indicizzazione perduta nel 2012-2013 si utilizzasse il meccanismo di perequazione pre-riforma Fornero, che prevede il 100 per cento di rivalutazione per gli assegni fino a tre volte il minimo, il 90% tra tre e cinque volte il minimo e 75% oltre le cinque volte.

Per i trattamenti pari a 3,5 volte le pensioni minime (1.639 euro nel 2011) l’arretrato per il 2012 sarebbe di 567 euro annui, a cui vanno aggiunti 1.214 euro del 2013 e 1.226 (sempre annui) del 2014. Mentre per quest’anno l’aggiornamento sarebbe di 1.229 euro. Per le pensioni superiori a 4,5 volte il trattamento minimo gli arretrati ammontano a 3.789 euro (715 euro nel 2012, 1.531 euro nel 2013 e 1.543 euro nel 2014), mentre per quest’anno la maggiorazione sarebbe di 1.547 euro. Per le pensioni che superano di 5,5 volte i trattamenti minimi gli arretrati ammontano invece a 4.501 euro (851 del 2012, 1.820 del 2013 e 1.830 del 2014), mentre quest'anno la pensione risulterebbe maggiorata di 1.883 euro. L'ultima fascia considerata dall'Ufficio parlamentare di bilancio riguarda le pensioni superiori 9,3 volte il trattamento minimo, che potrebbe contare su un arretrato di 6.959 euro (1.317 del 2012, 2.815 del 2013 e 2.827 euro del 2014), mentre l'aumento per quest'anno sarebbe 2.831 euro.

L’impatto sul deficit
Riguardo alla valutazione d’impatto sui saldi pubblici l’Upb si riserva di apprendere le cifre che verranno messe in campo con il decreto atteso per lunedì, ammesso che arrivi davvero. Ma conferma che la competenza è quella dell’anno in corso e che di evento eccezionale e una tantum (secondo le regole di bilancio europeo) si tratta. Dunque impatto diretto sul deficit nominale dell’anno 2015 , il cui valore programmatico è indicato al 2,6% nel Def, mentre gli eventuali ratei per i rimborsi futuri impatterebbero solo sul debito pubblico. Ma non sono esclusi anche effetti sul saldo strutturale, in misura pari all'importo di competenza 2015 (da stabilire se per l'intero anno o solo per otto mesi) mentre nel 2016 e anni successivi per l’importo di competenza di ciascun anno. Il risultato è che i rischi di tenuta dei saldi rilevanti per la disciplina di bilancio valida in Europa dopo il Fiscal Compact tornino a salire.

La “regola della spesa”, per esempio, viene rimessa in forte discussione visto che «la spesa aumenta nel 2015 per l'intero importo di competenza 2012-15 - si legge nel rapporto - mentre nel 2016 e gli anni successivi per l'importo di competenza di ciascun anno». In assenza di adeguate compensazioni la deviazione rispetto alle previsioni Def sarebbe significativa nell’anno in corso, mentre verrebbe riassorbita nel 2016. Ma non manca un possibile esito positivo dell’operazione. Poiché tutte le analisi dell’Upb sono effettuate sul quadro macroeconomico di riferimento del Def, non è detto che il rimborso (soprattutto nel 2015) non produca un feedback positivo sui consumi e quindi sul Pil, nel qual caso gli effetti critici sarebbero almeno in parte compensati.

© Riproduzione riservata