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Scuola, i Cobas annunciano il blocco degli scrutini. Il Garante:…

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la riforma all’esame della camera

Scuola, i Cobas annunciano il blocco degli scrutini. Il Garante: «Illegale». Renzi: «Faremo tesoro delle critiche dei prof»

Per ora a dare concretezza alla minaccia del blocco degli scrutini per protestare contro la riforma della scuola sono soltanto i Cobas: si fermeranno per due giorni dopo la fine delle lezioni e scenderanno in piazza il 7 giugno. Ma la mossa scatena l’ira del Garante («Il blocco è illegale e danneggia gli studenti») e divide gli altri sindacati, che restano alla finestra in attesa delle prossime consultazioni, mentre governo e maggioranza insistono: si va avanti, la riforma restituisce dignità agli insegnanti.

Renzi: «Faremo tesoro delle critiche»
Con un tweet il premier Matteo Renzi è tornato sul tema, aprendo: «Sto leggendo le risposte dei prof. Faremo tesoro di suggerimenti e critiche. La scuola è LA sfida per riportare l’Italia a fare...l’Italia». Ha una risposta per tutti, Renzi. A chi gli chiede se si preoccupi dei professori o delle elezioni: «Le elezioni politiche saranno nel 2018. Quelle europee nel 2019. La scuola c’è sempre». A chi gli rimprovera una «riforma calata dall’alto»: «Lei ha partecipato alle consultazioni sulla Buona Scuola? Abbiamo iniziato a settembre...». A chi gli suggerisce di ripassare «il concetto di democrazia»: «Ascoltare significa ascoltare, non assecondare per forza. Non è che o facciamo ciò che dice lei o non siamo democratici».

La protesta dei Cobas: «Gli altri ci seguano»
Le due giornate di blocco delle attività indette dai Cobas variano da regione a regione a seconda del termine delle lezioni: l’8 e 9 giugno in Emilia-Romagna e Molise; il 9 e 10 in Lazio e Lombardia; il 10 e l’11 in Puglia, Sicilia e Trentino; l’11 e 12 in Liguria, Marche, Sardegna, Toscana, Umbria, Campania e Veneto; il 12 e 13 in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Val d’Aosta; il 17 e 18 in l'Alto Adige.. «Avremmo preferito una convocazione unitaria - precisa il portavoce Piero Bernocchi - ma riteniamo che vadano rotti gli indugi per dare con urgenza un forte segnale che tranquillizzi i docenti e che dimostri la legittimità della forma di lotta proposta». Bernocchi si augura una nuova convocazione dal premier Matteo Renzi, che definisce «il cattivo maestro» alludendo anche al video alla lavagna con cui ha spiegato la riforma. E ricorda le due giornate di mobilitazione unitaria tra il 18 e il 10 maggio, in occasione del voto finale sul ddl alla Camera.

Il Garante: «Blocco illegale»
«Premesso che chi si muove fuori dalle regole danneggia solo e soltanto studenti e famiglie, e a loro dovrà spiegare le ragioni di un eventuale blocco illegale degli scrutini - ha replicato a stretto giro Roberto Alesse, presidente dell’Autorità di garanzia per gli scioperi - l’Autorità, come annunciato nei giorni scorsi, valuterà la legittimità dell’atto di proclamazione nelle prossime ore e lo farà con rigore a tutela degli utenti». «Detto questo - ha concluso Alesse - il Garante fa rispettare la legge dell’accordo sulla scuola, non fa polemica con sindacati più o meno rappresentativi».

Cisl: «Decidiamo dopo il confronto»
Intanto la Cisl prende tempo. «Abbiamo un confronto in atto. Aspettiamo l’esito e poi si vedrà», ha detto il segretario generale della Cisl, Francesco Scrima. «Ci siamo incontrati con il Governo. Abbiamo un confronto in corso e un appuntamento (forse la prossima settimana) con il ministro Giannini. Ci aspettiamo un atto di responsabilità da parte del governo rispetto alle rivendicazioni del mondo della scuola. Dopo questo confronto unitariamente, con gli altri sindacati, decideremo cosa fare, se e come proseguire la mobilitazione».

Zanetti: «La conflittualità sindacale è il vero blocco delle riforme»
Governo e maggioranza tengono il punto. «Sulla riforma della scuola possiamo metterla in molti modi, ma la sostanza è una», ha affermato oggi Enrico Zanetti, sottosegretario all’Economia e segretario di Scelta civica: «Se non fai alcuna riforma per cercare di introdurre il merito e mantieni 150mila docenti nella precarietà, rischi al massimo qualche scioperetto da solito tran tran; se invece la fai e stabilizzi pure 100mila di quei precari, ti becchi l’esplosione della conflittualità sindacale e persino le minacce di blocco degli scrutini». «Dopodiché - ha aggiunto - continuiamo pure a interrogarci sul perché l’Italia è un Paese bloccato dove la migliore opzione per chi non vuole crearsi problemi è sempre
lasciare tutto come sta».

Serracchiani (Pd): «Restituiamo dignità agli insegnanti»
Difende il ddl anche Debora Serracchiani, vicesegretario Pd: «È una buona riforma. È chiaro che abbiamo dovuto dare degli aggiustamenti, lo abbiamo fatto mantenendo come sempre il dialogo con tutti». Ma «credo che la riforma stia prendendo il taglio giusto restituendo dignità agli insegnanti, investendo nella scuola ben 4 miliardi di euro, dando quell'autonomia scolastica utile e importante, che però non significa la deriva democratica che mi è capitato di sentire da parte di qualcuno, ma dare maggiore responsabilità ai nostri dirigenti».

Sacconi (Ap-Ncd): «Dovere della destra difendere la riforma»
Dal centrodestra si leva la voce di Maurizio Sacconi (Ap-Ncd): «Tutta la destra liberalpopolare, tanto di maggioranza quanto di opposizione, ha il dovere di difendere la riforma della scuola dai tentativi di “spiumarla” messi in atto dalle corporazioni e dall’area conservatrice del Pd».

Di Maio (M5S): «Sulla scuola tutte bugie»
«Tutte bugie» quelle elencate da Renzi alla lavagna, attacca invece il Movimento Cinque Stelle. «I 4 miliardi per l’edilizia scolastica non ci sono - ha sostenuto Luigi Di Maio a SkyTg24 -, al massimo ci sono poche decine di milioni che non serviranno a nulla. Centomila assunzioni? Nel Def sono state stanziate risorse che basteranno per poche decine di migliaia di assunzioni, che non risolveranno il problema del precariato e delle supplenze».

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