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Calcioscommesse in Lega Pro e serie D: 50 fermi, coinvolta la…

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Calcioscommesse in Lega Pro e serie D: 50 fermi, coinvolta la ’ndrangheta

Nuova indagine della Polizia di Stato sul calcioscommesse, condotta dagli uomini del Servizio centrale operativo e della Squadra mobile di Catanzaro. Due distinte associazioni avrebbero truccato decine di incontri di Lega Pro e serie D; sono stati quindi emessi una cinquantina di fermi mentre oltre 70 risulterebbero indagati. Centinaia di uomini dello Sco e della squadra mobile di Catanzaro stanno operando in oltre 20 province in Calabria, Campania, Puglia, Emilia Romagna, Abruzzo, Marche, Toscana, Liguria, Veneto e Lombardia. Sono state eseguite, inoltre, 27 perquisizioni domiciliari a carico di ulteriori indagati, perquisizioni nelle sedi delle società del Sambiase Calcio e della Vigor Lamezia. Ad alcuni indagati sono contestati anche i reati di sequestro di persona ed estorsione a seguito di contrasti interni legati ai rapporti di credito-debito tra i diversi gruppi di finanziatori e scommettitori. In tale ambito è stata contestata anche la detenzione di armi.

Al centro delle indagini calciatori, dirigenti e un clan della ’ndrangheta
Fra i personaggi coinvolti nell'indagine, oltre a calciatori ed ex, presidenti e dirigenti di club, figurano anche soggetti stranieri, un presunto appartenente alla cosca Iannazzo, potente clan della 'ndrangheta operante nella provincia di Catanzaro, e un poliziotto.
Due distinte organizzazioni criminali, rispettivamente attive nella combine di incontri dei campionati di Lega Pro e Lega Nazionale Dilettanti, sarebbero state capaci di alterare risultati e investire danaro nel connesso «giro di scommesse» in Italia e all'estero. Il provvedimento è stato emesso nei confronti di Antonio Ciccarone, direttore sportivo del Neapolis; Mario Moxedano, presidente del Neapolis; Francesco Molino, direttore sportivo del Comprensorio Montalto Uffugo; Antonio Palermo, dirigente del Comprensorio Montalto Uffugo; Raffaele Moxedano, figlio di Mario e calciatore del Neapolis; Pasquale Izzo, calciatore della Puteolana; Emanuele Marzocchi, calciatore della Puteolana; Salvatore Astarita, ex calciatore dell'Akragas; Savino Daleno, ex calciatore e consulente di mercato del Brindisi; Antonio Flora, presidente del Brindisi; Giorgio Flora, vice presidente del Brindisi; Vito Morisco, direttore generale del Brindisi; Ercole Di Nicola, direttore sportivo de L'Aquila; Vincenzo Nucifora, ex direttore sportivo della Torres; Fabio Di Lauro, ex calciatore e imprenditore.

Indagini anche su partite di serie B
«Ci sono quattro partire di livello superiore (serie B, ndr) su cui è stata avviata nel corso delle indagini una forte valutazione perché sono state registrate scommesse non congrue rispetto al tipo di partita. Non abbiamo, però, trovato conferme che il tentativo di combine abbia avuto successo». Lo ha detto il procuratore capo di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo.
Gli inquirenti hanno evidenziato che mentre per intervenire su una partita di Lega Pro o Serie D potevano bastare 50mila euro, per le gare di Serie B si arrivava fino a 150mila euro, e proprio questo investimento elevato avrebbe fatto saltare spesso la combine. Nelle interecettazioni sono stati fatti riferimenti anche a partite della Coppa Italia.

Tavecchio: ci dichiareremo parte lesa
La Federcalcio sarà parte lesa nel prossimo processo riguardante il nuovo filone di calcioscommesse, riguardante partite di LegaPro e serie D, in seguito all'inchiesta della procura di Catanzaro. «Ci dichiariamo parte lesa per quanto sta succedendo - ha detto Carlo Tavecchio, presidente della Figc - Il calcio non viene aiutato da questi scandali. Noi siamo un soggetto che vuole difendere il sistema da certe cose ma i nostri mezzi non sono all'altezza».
«Quando le scommesse sono state allargate alla serie D io dissi, pur non essendo consultato, che era un gravissimo errore e oggi i risultati li vedono tutti. Deluso da certi fatti? Guardate che l'uomo, la civiltà è sempre portata ad usare certi mezzi per delinquere. E questo è uno dei mezzi», ha affermato ancora Tavecchio. «Cinque-sei anni fa la scommessa era un reato. Il giorno in cui si è entrati nell'ottica che la scommessa non è reato porta a far sì che ognuno si debba prendere le proprie responsabilità», ha aggiunto.

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