L’Italia dovrà presentare entro un mese una roadmap sull’accoglienza dei migranti, dopo il via libera al meccanismo d’emergenza per la ridistribuzione tra i vari Paesi Ue dei richiedenti asilo. A prevederlo è la proposta legislativa della Commissione Ue, che domani arriverà sul tavolo del collegio dei commissari per l’approvazione. La proposta legislativa - che prevede il trasferimento di 24mila richiedenti asilo dall’Italia, per ora spalmato in due anni - dovrà poi passare dal consiglio Affari interni del 15 giugno e giungere infine al vaglio dei leader dei 28, nel vertice fissato per il 26 giugno. E nulla va considerato scontato, vista l’opposizione di una decina di Paesi.
Nel piano anche gli hotspot
Sia l’Italia sia la Grecia, in quanto Paesi beneficiari dei trasferimenti, sono comunque chiamate a presentare un piano, del quale - dicono all’Ansa fonti Ue - dovrebbero far parte gli hotspot, i centri dove saranno presenti tecnici dell’Ufficio europeo per l'asilo (Easo) e di Frontex. Sarà qui che i migranti in arrivo verranno concentrati per il rilevamento delle impronte digitali e i primi accertamenti.
Registrazioni irregolari costano il trasferimento
Se fossero riscontrate irregolarità nella registrazione degli arrivi dei migranti, come ad esempio l’omissione di prendere le impronte digitali i trasferimenti agli altri Stati membri (secondo il meccanismo previsto, che resterà in vigore per 24 mesi) potrebbero essere sospesi. L’Italia dovrà presentare un report ogni tre mesi a Commissione e Consiglio Ue sull’attuazione del pacchetto.
Tutti i nodi, dai tempi alla nazionalità
Sulla proposta pesano ancora dissapori e incognite, per esempio sui tempi. Se giungesse il via libera ai trasferimenti a fine giugno, varrebbe soltanto per gli sbarchi a partire da luglio e non contemplerebbe i 90mila migranti già arrivati in Italia. Non solo. La regola fissata dalla Commissione per i trasferimenti è che possono essere ricollocati soltanto i richiedenti asilo che godono del regime di protezione nel 75% degli Stati membri, dunque soltanto eritrei e siriani. Per tutti gli altri, salvo diverso esito dei negoziati, l’obbligo di assistenza resterà sulle spalle dell’Italia.
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