Lifestyle

Dopo Blatter nuove regole o si rischia il caos

  • Abbonati
  • Accedi
contropiede

Dopo Blatter nuove regole o si rischia il caos

Dopo le dimissioni più invocate nella storia del pallone, l’addio di Joseph Blatter apre un capitolo molto delicato per il calcio mondiale. Come spesso accade anche nella vita reale, quando i Paesi ritrovano la libertà dopo anni di dittatura e faticano a trovare un immediato equilibrio, la Fifa deve fare i conti con un’improvvisa ventata di democrazia che rischia, paradossalmente, di travolgerla.

Poter liberamente dibattere sui massimi temi del sistema pedatorio (l’organizzazione dei mondiali, innnazitutto) è un esercizio a cui i dirigenti rimasti in seno alla Fifa non sono abituati. Occorrerà calma, buon senso e possibilmente nuove regole. Che per il momento non sono all’orizzonte visto che il voto per eleggere il prossimo presidente potrebbe cadere in occasione del Congresso straordinario in programma tra dicembre e marzo. Quindi con le regole attuali, quelle difese da Blatter e che gli hanno consentito di battere tutto e tutti per un quarto di secolo (inclusa la rielezione di pochi giorni fa).

La nuova Fifa dovrà liberarsi dal passato senza cadere nella tentazione di procedere a facili vendette nei confronti di chi aveva sostenuto e alimentato il sistema precedente. Dovrà valorizzare maggiormente le Federazioni che hanno un peso reale dal punto di vista calcistico, senza mortificarle mettendole allo stesso livello di quelle del tutto minori sui campi di gioco. Ma dovrà anche tenere conto che la Federazione più titolata, quella brasiliana, ha appena regalato il proprio voto e un pieno appoggio a Re Joseph, indicandolo come l’uomo giusto per traghettare la Fifa fuori dagli scandali. Mai appoggio è stato più inopportuno...

La nuova Fifa dovrà anche continuare a sostenere, meglio se con metodi diversi da quelli di Blatter, le Federazioni dei Paesi emergenti. Coltivarle con attenzione consentirà di attingere a una vera e propria fucina di talenti, che ogni anno vengono scoperti su campetti in terra battuta mentre tirano calci a un pallone fatto di stracci. Proprio come accadeva settant’anni fa dalle nostre parti. Perdere queste Federazioni sarebbe un delitto sportivo e un clamoroso errore dal punto di vista politico, perchè è solo attraverso un loro corretto coinvolgimento che si può pensare a una crescita sana dal calcio mondiale.

Gli eredi di Blatter dovranno anche trovare un nuovo equilibrio tra l’esigenza di allargare sempre più la platea degli spettatori e dei Paesi coinvolti nei grandi eventi, ma al tempo stesso dovranno cercare di usare maggiore buon senso nell’assegnare la Coppa del Mondo a Paesi che non permettono, per condizioni climatiche o geografiche, uno svolgimento del tutto ideale.

Non mi riferisco solo al Qatar: basta parlare con qualche reduce di Messico 70 per farsi spiegare cosa vuol dire giocare le partite in altura consumando ogni stilla di energia con poche possibilità di recupero. E qualche tempo fa Alessandro Costacurta (non ama che lo si chiami Billy...) mi raccontava delle enormi difficoltà di Usa 94: con un caldo asfissiante che non solo rendeva le gare simili alla frequentazione di un girone dantesco, ma creava anche problemi respiratori con il continuo passaggio dal quasi gelo delle aree climatizzate, abitudine tipica americana, ai 35 gradi abbondanti e ricchi di umidità dei luoghi all’aperto. Per questo scrivevo che occorrerà buon senso, non sempre il lato economico si sposa in modo ideale con le esigenze dello sport giocato.

L’attesa è adesso per il nuovo presidente, e in molti guardano a Michel Platini come possibile candidato numero uno. Ma oltre al nuovo presidente, che non dovrà essere un despota come il precedente, sarà importante la squadra che lo circonderà. Per avere davvero un gestione “democratica” e una rappresentanza la più ampia possibile dell’intero mondo del calcio.

Si tratta di un’occasione inaspettata, visto che la rielezione di Blatter sembrava aver chiuso il discorso per altri quattro anni, che deve essere colta senza indugi. Già le prossime settimane saranno decisive in questo senso: in occasione della finale di Champions, il 6 giugno, si ritroveranno a Berlino tutti i rappresentanti dell’Uefa, il blocco di maggior peso in seno alla Fifa. Inizieremo a capire se aspettarci nuove regole, oppure il caos.

© Riproduzione riservata