Italia

Mafia capitale, sequestrati beni per 16 milioni riconducibili a Buzzi

  • Abbonati
  • Accedi
l’inchiesta

Mafia capitale, sequestrati beni per 16 milioni riconducibili a Buzzi

La guardia di Finanza ha eseguito un sequestro di beni ritenuti riconducibili a Salvatore Buzzi, il 'ras' delle cooperative arrestato nell'inchiesta su mafia capitale. Il valore dei beni è di circa 16 milioni di euro. Intanto la relazione della comissione prefettizia sul presunto condizionamento mafioso nella amministrazione comunale di Roma, dopo la bufera giudiziaria espolosa con l'inchiesta su Mafia capitale, sarà al più tardi entro domani sul tavolo del prefetto di Roma Franco Gabrielli.

Gdf sequestra a Buzzi beni per 16 milioni
Il nuovo provvedimento di sequestro riguarda le quote societarie, il capitale sociale e l'intero patrimonio aziendale, comprese le disponibilità finanziarie, della Sarim Immobiliare srl, società che opera nel settore della «locazione immobiliare di beni propri». La società, legalmente rappresentata e partecipata (quota del 6%) da Emanuela Bugitti, raggiunta da ordinanza cautelare per “Mafia Capitale” il 2 dicembre 2014 e il 4 giugno scorso, dallo stesso Buzzi (quota del 6%) e da Carlo Maria Guarany (quota 1%), risulta controllata dalle cooperative «29 Giugno» per il 48%, e «Formula Sociale arl Onlus» per il 4%, entrambe già oggetto di sequestro sei mesi fa. La Sarim srl, secondo gli investigatori, è «di fatto nel pieno controllo di Salvatore Buzzi tramite le società dal medesimo gestite e tramite persone di sua fiducia».

La società finita nel mirino
Il patrimonio detenuto dalla Sarim Immobiliare srl, secondo gli investigatori, si sostanzia in disponibilità finanziarie, partecipazioni societarie e, soprattutto, in una unità immobilitare di 2.750 mq, che si trova a Roma in via Santa Maria di Loreto 35 ed era utilizzata dalle cooperative di Buzzi come casa di accoglienza in grado di ospitare donne, minori, rifugiati e richiedenti asilo. Con quello di oggi ammonta a oltre 360 milioni di euro il valore dei beni oggetto di sequestro nell'ambito dell'inchiesta su “Mafia Capitale”.

M5S in piazza Campidoglio: «Marino dimettiti»
L’opposizione in Campidoglio intanto continua a chiedere “la testa” del sindaco Ignazio Marino. Il M5s ha organizzato nel pomeriggio una manifestazione in piazza del Campidoglio per chiederne le dimissioni. Molti gli interventi sotto il simbolo del movimento fondato da Beppe Grillo e la scritta “onestà”. In piazza vari parlamentari, come i deputati Massimo Barone e Massimo De Rosa e il vice presidente della commissione antimafia, il senatore Luigi Gaetti.

Relazione commissione entro domani in mani prefetto Gabrielli
La relazione della comissione prefettizia sul presunto condizionamento mafioso nella amministrazione comunale di Roma, dopo la bufera giudiziaria espolosa con l'inchiesta su Mafia capitale, sarà al più tardi entro domani sul tavolo del prefetto di Roma Franco Gabrielli. Il lavoro svolto dai tre commissari (il prefetto Marilisa Magno, il vice prefetto Enza Caporale e il dirigente del Mef Massimiliano Bardani), nominati nel dicembre 2014 dall'ex prefetto della capitale Giuseppe Pecoraro, è terminato. Gabrielli avrà 45 giorni di tempo per fare le sue valutazioni sulla relazione. Entro il 31 luglio dovrà inviare una relazione conclusiva al ministro dell'Interno, Angelino Alfano, cui spetterà decidere se dalla relazione emergono le condizioni per arrivare alla richiesta di scioglimento del consiglio comunale.

Prefetto Gabrielli: scioglimento Comune? Valuterò dopo analisi relazione
Gabrielli per ora non si sbottona. «Quando avrò letto la relazione farò le mie valutazioni sotto tutti i punti di vista», ha dichiarato al termine di un incontro col sindaco di Ciampino, in merito all'arrivo sulla sua scrivania della relazione degli ispettori della prefettura sull'amministrazione capitolina.

I tempi
Sui tempi, c’è un precedente caso, quello del Comune di Fondi. Fondi non è Roma. Ma La richiesta di scioglimento per mafia del Comune pontino formulata nella relazione del prefetto di Latina , all'epoca Bruno Frattasi, dopo essere arrivata nel 2008 sulla scrivania del ministro dell'Interno Roberto Maroni approdò solo un anno dopo in consiglio dei ministri, tra le durissime polemiche dell'opposizione di centro sinistra con il governo dell'epoca guidato da Silvio Berlusconi. La richiesta di scioglimento fu respinta per ben due volte dal consiglio dei ministri e la maggioranza di centrodestra (Pdl con Udc) di Fondi decise di rassegnare le dimissioni, prendendo letteralmente in contropiede il governo.
Il 9 ottobre 2009 il governo, non potendo più sciogliere il comune di Fondi ormai dimissionario, potè nominare un commissario straordinario solo per indice le nuove elezioni amministrative.

© Riproduzione riservata