Lifestyle

Conte manca il primo obiettivo, eppure dà la colpa a Prandelli

  • Abbonati
  • Accedi
contropiede

Conte manca il primo obiettivo, eppure dà la colpa a Prandelli

  • –di Mattia Losi

Sono sempre stato convinto che le amichevoli, per la nostra Nazionale di calcio, siano gradevoli come un taglio sulla lingua mentre si mangia piccante. È così nella storia, non solo oggi: quando non c’è nulla in palio i nostri giocatori si eclissano. Però ci sono amichevoli, e quella di ieri sera contro il Portogallo era una di queste, in cui c’è qualcosa in palio.

Può sembrare un controsenso, visto che stiamo parlando di un’amichevole, ma essendo una partita ufficiale valeva per il ranking Fifa: quello che ci ha visti precipitare in tredicesima posizione, dato che ci pone fuori dal ristretto club delle teste di serie per il sorteggio dei gironi di qualficazione al Mondiale del 2018. Una vittoria con il Portogallo ci avrebbe consentito di salire al nono posto affiancando Belgio, Francia, Spagna, Germania, Olanda, Svizzera, Romania e lo stesso Portogallo nell’elenco delle squadre “favorite” nell’urna di San Pietroburgo, che il prossimo 25 luglio sceglierà gli abbinamenti delle qualificazioni.

Invece è arrivata una sconfitta e i sogni di gloria sono svaniti per colpa di un destro di Eder, in gol al settimo della ripresa su assist vincente di Ricardo Andrade Quaresma Bernardo, in arte “Trivela”. Fuoriclasse assoluto ben noto dalle nostre parti per un passaggio tanto rapido quanto fallimentare alla corte nerazzurra di Josè Mourinho.

Caustico il commento di Antonio Conte sull’esclusione dalle teste di serie: «Si vede che quanto fatto in precedenza ha portato a questa situazione...». Ovvero, chiedete a Prandelli, senza tanti giri di parole e in modo tutt’altro che velato.

È indubbio che l’ultimo periodo della gestione del vecchio Ct, con il disastroso Mondiale in Brasile, abbia portato la nostra Nazionale ad arretrare (e parecchio) nella classifica mondiale. Ma è altrettanto vero che vincere con il Portogallo, obiettivo non difficilissimo e tutto nelle mani di Conte, avrebbe posto rimedio a quanto fatto in precedenza. Invece non è stato così: la Nazionale di Conte ha perso contro un avversario privo dell’uomo che lo trasforma in squadra, ovvero Cristiano Ronaldo: non convocato da Fernando Santos che lo ha premiato, dopo la tripletta nella vittoriosa gara contro l’Armenia, lasciandolo partire subito per le vacanze.

Era contro questo avversario che la Nazionale avrebbe dovuto vincere. Brasile 2014 è ormai un ricordo. Ed è contro questo avversario che la nostra Nazionale ha perso giocando un partita modesta, come tutte quelle giocate finora nel girone di qualificazione per l’Europeo di Francia.

Per una volta ammettiamolo serenamente: non abbiamo i giocatori. Non li abbiamo oggi e non li aveva Prandelli in Brasile. Potrebbero allenare insieme Helenio Herrera e Nereo Rocco che non cambierebbe la situazione. Siamo in una fase di transizione tra una generazione buona (quella di Pirlo, Buffon, Totti e compagnia...) e una generazione che speriamo possa sbocciare (quella che oggi sgambetta in buona parte nell’Under 21 di Gigi Di Biagio).

Prandelli, con la finale nell’Europeo del 2012, aveva fatto un mezzo miracolo: ma aveva sfruttato gli ultimi sprazzi dei vecchi (il Pirlo di allora sembra Usain Bolt rispetto al giocatore statico di oggi) e un breve periodo di lucidità di Balotelli, capace di trascinarci in finale con una doppietta rifilata alla Germania. Già alla Confederation Cup si erano intuiti i primi scricchiolii. Prandelli ha sicuramente qualche colpa, perché gli allenatori in caso di fallimento ne hanno sempre qualcuna, ma non è giusto dire che se l’Italia è nelle condizioni attuali è colpa di Prandelli.

Conte è arrivato come il salvatore della Patria. Sostenuto in tutti i modi possibili e immaginabili, anche con eccessiva enfasi ed entusiami ingiustificati dopo prestazioni della squadra che sono invece, a mio avviso, tutt’altro che trascendentali. Conte è un buon allenatore, forse anche ottimo, che fa quello che può. Consegnare pesce bollito al miglior cuoco del mondo difficilmente porterà alla creazione di un piatto entusiasmante. Mangiabile sì, ma nulla più.

Come è “mangiabile”, ma nulla di più, il percorso dell’Italia di Conte: il secondo posto nelle qualificazioni agli europei è figlio di tre vittorie e tre pareggi, per un totale di 12 punti con 9 gol fatti e 5 subìti. La Croazia, prima a quota 14, ne ha segnati 16 e presi 3 contro gli stessi nostri avversari: che non sia chiamano Germania, Brasile e Argentina ma Norvegia, Bulgaria, Azerbaigian e Malta. E il provvisorio secondo posto, dopo l’ultimo pareggio in casa della Croazia, lo abbiamo salvato solo perché la Norvegia si è suicidata calcisticamente facendosi bloccare sullo 0-0 casalingo dall’Azerbaigian.

La partita con il Portogallo è la logica prosecuzione di quanto visto finora: poco gioco, difesa ballerina, attacco sterile. E non solo per colpa degli attaccanti, visto che da dietro di palloni giocabili ne arrivano ben pochi. Fatichiamo a fare pressing e andiamo in affanno quando il pressing lo fanno a noi. Ci aggrappiamo come disperati alle parate di Buffon e speriamo che l’arbitro fischi una punizione dal limite per vedere una “Maledetta” di Pirlo. Avanti di questo passo potremmo anche convocare Mariolino Corso: con le sue punizioni a foglia morta raddoppierebbero le possibiltà di metterla dentro a gioco fermo.

Capita a tutti di avere una generazione “buca”, adesso sta capitando a noi. All’Italia che resta la nostra Nazionale anche quando gioca male e merita comunque tutto il sostegno possibile. Che è guidata da Conte, che più di tanto non può fare perché gli mancano gli uomini. Come mancavano a Prandelli, sul quale è ingiusto oltre che poco elegante scaricare le colpe di un mancato obiettivo. In fondo bastava battere il Portogallo privo di Ronaldo... O anche per questo dobbiamo sentire Prandelli?

© Riproduzione riservata