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L’Olimpia Milano riparte da Gentile e Repesa. Paga Banchi, ma non…

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L’Olimpia Milano riparte da Gentile e Repesa. Paga Banchi, ma non è solo colpa sua

Diciamolo subito, a scanso di equivoci: se alleni l’Olimpia Milano e in un anno perdi Supercoppa italiana, Coppa Italia e Scudetto, beh! che ti diano qualche colpa è inevitabile. Probabilmente con ragione. Ma a mio avviso non con tutte le ragioni, e soprattutto non con tutte le colpe a carico di coach Banchi, appena uscito dai ranghi della società milanese con una risoluzione consensuale del contratto che lo legava alle scarpette rosse per un anno ancora.

Giorgio Armani ha rimesso il controllo nelle mani di Livio Proli, ex presidente Olimpia, che adesso rivedrà tutta la società da cima a fondo con, a quanto si sa, un’idea chiara: ripartire da Alessandro Gentile. Non è un caso che il nuovo coach sia Jasmin Repesa, che a Treviso aveva fatto da chioccia ai primi passi sul parquet dell’attuale capitano di Milano, guadagnandosi la stima e la fiducia del giocatore: «A lui devo tanto...», ha sempre detto Gentile.

Tutto bene, ma la domanda numero uno è la seguente: per quanto tempo resterà ancora a Milano? È giusto avviare un nuovo progetto partendo da un giocatore che ha già pronto il biglietto per l’Nba? Se non sarà quest’anno sarà l’anno prossimo, ma la destinazione a stelle e strisce appare più che certa.

Punto due: siamo all’ennesima rivoluzione. Che questa volta probabilmente riguarderà anche i quadri societari. La fretta non è mai una buona consigliera. Un anno “buco” non può costringere per forza a un cambio di rotta e a una ripartenza da zero, più o meno. Pensiamo alla squadra: è partito Hackett, arrivato nell’anno dello scudetto quando Proli era ancora presidente. Anche per lui si era parlato di progetto pluriennale, è durato 18 mesi. Partiranno Kleiza, Shawn James e probabilmente Ragland. E sarà difficile trattenere Samardo Samuels e MarShon Brooks, allettati da offerte importanti all’estero. Alcune voci sussurranno addirittura di un possibile addio di Melli, nell’ultimo anno meno impattante rispetto alla stagione precedente.

Staimo parlando di tre quarti abbondanti della squadra: oltre a richiamare Livio Proli, Giorgio Armani dovrà mettere abbondantemente mano al portafoglio. Che poi, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di costruire un gruppo competitivo in Europa, è il vero centro della questione. I budget delle squadre di prima fascia di Eurolega sono tre volte quello di Milano: i soldi non fanno tutto, ma è inevitabile che i giocatori più forti (e con ingaggi più alti) trovino casa altrove. La verità è che, con il roster che aveva a disposizione, nella corsa stagione di Eurolega Luca Banchi aveva fatto un mezzo miracolo, battendo squadre più forti, con giocatori più grossi, più alti e qualche volta anche più bravi.

Coach Banchi ha sicuramente qualche colpa, come ho scritto subito dopo la sconfitta con Sassari nella semfinale dei playoff, ma è lo stesso allenatore che ha vinto lo scudetto lo scorso anno, giocando una Top 16 di Eurolega oltre ogni attesa e sfiorando l’approdo alle Final Four perdendo contro il Maccabi che poi avrebbe alzato la Coppa. Se tutte le volte che non ha vinto il campionato o la Champions Sir Alex Ferguson fosse stato licenziato la sua leggenda con il Manchester United non sarebbe nemmeno iniziata.

Banchi si è trovato con una squadra molto diversa da quella dello scorso anno, forse anche per colpa sua se ha scelto, o contribuito a scegliere, i giocatori sbagliati. Ma alzi la mano chi, sulla carta, poteva immaginare che il roster di Milano fosse sbagliato. Chi poteva immaginare che Kleiza fosse il Kleiza che abbiamo visto in questa stagione, oppure che Shawn James (pur con i limiti di un infortunio appena smaltito) fosse passato da un posto tra i top 10 di Eurolega al nulla visto quest’anno.

Gli anni sbagliati capitano, e ne sono capitati anche a Livio Proli a cui le scarpette rosse dovranno riconoscenza eterna (e ancor di più a Giorgio Armani) per aver riportato a Milano uno scudetto che mancava da troppo tempo. Eppure, ripeto, nell’anno dello scudetto coach Banchi era lì, sulla stessa panchina. Così come Flavio Portaluppi era il General Manager della squadra, con un ruolo di primaria importanza. Così come c’erano tanti altri, anche in squadra, finiti sotto processo dopo la disastrosa annata 2015. Quante finali Dan Peterson ha dovuto perdere, dopo il primo scudetto, per tornare ad alzare una coppa? Per chi non lo ricordasse: quattro, tra scudetti e Coppe Europee. Se l’avessero fermato subito forse non sarebbe mai nata la 23esima squadra dell’Nba, la magica Olimpia di Meneghin, D’Antoni e McAdoo capace di dominare in Italia e in Europa.

Non sono mai stato convinto che sia giusto legarsi a un solo giocatore come perno centrale intorno a cui far girare l’universo intero: e se davvero vorrà sbarcare nell’Nba, Alessandro Gentile dovrà convincersene presto. È stato accontentato con l’uscita di Langford alla fine dello scorso anno e con quella di Banchi quest’anno (o io o lui, è stato il tormentone di qualche mese fa). È pronto a garantire di restare all’Olimpia per altri quattro o cinque anni, per fare davvero da perno a un progetto ambizioso che vuole riportare Milano ancora di più in alto di quanto non fosse arrivata lo scorso anno?

Siamo certi che Livio Proli userà calma e cautela nell’intervenire nel dopo Banchi: infilare tutto in uno shaker e agitare con forza rischierebbe solo di aumentare l’entropia dell’universo. Anche di quello che a Milano ruota sempre più intorno ad Alessandro Gentile.

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