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a palazzo madama

Riforma Rai in aula al Senato, respinte le pregiudiziali di costituzionalità

L'Aula del Senato ha respinto le questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate al ddl sulla riforma Rai presentate da Lega, M5s, Sel e CRi. Riforma approdata oggi in Aula con inizio della discussione generale. La prossima settimana, dopo l'illustrazione e il voto degli emendamenti, è previsto anche il voto finale al provvedimento in prima lettura. L'obiettivo del governo è inviare il testo alla Camera prima della pausa estiva, contando sull'atteggiamento non ostile dell'opposizione, dopo le ultime limature: requisiti di onorabilità per i consiglieri, funzione di garanzia del presidente e ruolo rafforzato del cda nelle nomine

Sì bipartisan in commissione
Sbloccato grazie a un'intesa trovata tra Governo e opposizioni su alcune modifiche al testo, il disegno di legge sulla governance della Rai è stato approvato il 9 luglio dalla commissione Lavori Pubblici del Senato. Voto favorevole da parte di tutti i gruppi al mandato dei due relatori, Raffaele Ranucci ed Enrico Buemi, a riferire in Aula. In Aula il testo potrebbe cambiare ancora, perché vi è un'intesa con il Movimento5stelle per ridefinire i requisiti dei futuri consiglieri della Rai. In ogni caso, i curricula arriveranno direttamente ai presidenti delle Camere e saranno resi pubblici su Internet.

Le modifiche in commissione
La Commissione ha modificato alcune parti del testo: è stata reintrodotta la figura del “presidente di garanzia” e sono stati posti alcuni vincoli all'amministratore delegato sulle nomine dei direttori delle testate giornalistiche. Nel primo caso, il presidente, nominato dal cda, diverrà effettivo solo dopo aver ricevuto il parere favorevole dei due terzi della commissione di Vigilanza (che, pure, è stata privata della nomina dei Consiglieri rispetto alla legge Gasparri). Nel secondo caso, il parere del cda sarà obbligatorio ma non vincolante, salvo nel caso in cui il cda dovesse bocciare la candidatura di un direttore di testata con una maggioranza dei due terzi (cioè con cinque consiglieri su sette).

La attuale nuova governance
In base all’assetto attuale Cda della Rai viene ridotto da nove a sette membri, due dei quali eletti dalla Camera, due dal Senato, due di nomina governativa e uno designato dall'assemblea dei dipendenti. Il presidente viene nominato dal Cda, ma la sua carica diviene effettiva solo dopo aver ricevuto il parere favorevole dei due terzi dei membri della Vigilanza. L'amministratore delegato è la nuova figura introdotta dalla legge al posto del direttore generale. Non è dipendente Rai ed è nominato dal Cda su proposta dell'assemblea dei soci (Tesoro). Può approvare tutti i contratti sino a dieci milioni di euro. Il suo mandato può essere revocato dal Cda, sentita l'assemblea dei soci. Le nomine dei dirigenti sono tutte di competenza dell'ad, ma su quelle “editoriali” è obbligatorio acquisire il parere del Cda. Sulle nomine dei direttori di testata, il parere negativo diviene vincolante se votato dai due terzi dei consiglieri

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