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Riforma Rai, governo battuto per 3 voti sul canone. Martedì…

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in aula al senato

Riforma Rai, governo battuto per 3 voti sul canone. Martedì riunione della Vigilanza per eleggere il cda

Acque agitate in Senato sulla riforma della Rai: Governo e maggioranza sono stati battuti per tre voti sull’articolo 4, che prevede la delega sulla disciplina del finanziamento pubblico, soppresso da emendamenti della minoranza Pd, di Fi e dei Cinque Stelle. Tutto nel giorno in cui la commissione parlamentare di Vigilanza è stata convocata martedì 4 agosto per l’elezione dei sette componenti del Consiglio d’amministrazione della Rai secondo la legge Gasparri, come aveva chiesto ieri il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, azionista pubblico di riferimento.

Orfini (Pd) alla minoranza: «Così si smonta il partito»
Gli emendamenti soppressivi dell’articolo 4 della riforma - che nelle intenzioni della maggioranza deve essere approvata entro domani - sono stati approvati con 121 sì e 118 no. Subito dopo la seduta è stata temporaneamente sospesa per valutare la situazione ma è ripresa quasi subito. Minimizza l’incidente di percorso il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini: «Può capitare ed è capitato in altre occasioni di andare sotto su qualche emendamento, è successo in tutti i provvedimenti, è fisiologico. Tra l’altro l’emendamento è su un punto non importante. Se necessario lo correggeremo alla Camera». Più duro il presidente del partito Matteo Orfini: «Quanto accaduto oggi al Senato è incomprensibile. Se il voto in dissenso dal gruppo diventa non un’eccezione limitata a casi straordinari ma una consuetudine, significa che si è scelto un terreno improprio per una battaglia politica. Così non si lavora per rafforzare un partito ma per smontarlo». Ma, mentre i senatori renziani si scatenano contro i 19 colleghi della minoranza, Federico Fornaro (il primo firmatario dell’emendamento targato Pd) precisa: «Abbiamo detto in tutte le sedi che eravamo contrari ad una delega così generica, che non aveva ragione di essere attaccata alla riforma della governance Rai».

Brunetta (Fi): «Verdini o non Verdini maggioranza non c’è più»
Esulta Forza Italia, con il tweet di Renato Brunetta: «Governo battuto a Palazzo Madama su riforma Rai. Verdiniani o non verdiniani maggioranza non c’è più. Good morning Vietnam-Senato. Ciao Renzi».

Fico (M5S): «Accordo su presidente c’è già»
Attacca il premier anche il presidente pentastellato della commissione di Vigilanza, Roberto Fico: «In questo momento la riforma di Renzi è carta straccia. Ma chi ne esce da vera carta straccia è Renzi, che aveva annunciato che non si sarebbe mai andati con la Gasparri e con la Gasparri invece si è andati alle nomine del nuovo Cda». Per il quale, assicura Fico, l’accordo sul presidente «c’è già, magari è un do ut des». «Il destino della Rai nelle mani di Gasparri», ha twittato Beppe Grillo rimandando a un post sul suo blog firmato dai parlamentari Cinque Stelle. «Fico ha chiesto in ufficio di presidenza questo pomeriggio a tutte le forze politiche un’assunzione di responsabilità per il bene del servizio pubblico e del Paese: tracciare un iter per permettere a tutti gli interessati, in possesso di specifici requisiti, di presentare la propria candidatura inviando il curriculum: Pd e Forza Italia hanno detto no».

Sel: «Blitz del Pd per eleggere il nuovo Cda»
Anche Nicola Fratoianni di Sel parla di «improvvisa accelerazione», «una forzatura» decisa da Pd e maggioranza per votare con la vecchia legge il rinnovo del Consiglio di amministrazione della «più grande azienda culturale del Paese ad agosto».

Scoppia il caso del riequilibrio nelle bicamerali
Che politicamente la situazione della Tv pubblica sia delicata lo dimostra anche la mossa dei capigruppo di Area popolare alla Camera e al Senato che, sostenuti dal Pd, hanno annunciato che invieranno una lettera ai presidenti Grasso e Boldrini chiedendo loro di bloccare la nomina dei sette nuovi consiglieri finché non si affronterà il nodo della composizione della commissione bicamerale. La questione era stata in realtà sollevata da Forza Italia, che non ha rappresentanti al Copasir, ma rischia di ritorcersi contro gli azzurri proprio in Vigilanza, dove gli esponenti di Fi sono 7, contro i 2 di Ap. «O si cambiano tutte le composizioni delle bicamerali o niente», hanno reagito Maurizio Gasparri e Renato Brunetta da Forza Italia. Che comunque, a differenza delle altre opposizioni, insiste: bisogna procedere subito con il rinnovo del Cda e far slittare la riforma.

Via libera all’articolo 5 sul riassetto normativo
L’Aula del Senato ha approvato senza intoppi l’articolo 5 del disegno di legge con 146 sì, 92 no e 6 astenuti. L’articolo contiene la delega al governo per il riassetto normativo ed è stato modificato, dopo le richieste di opposizione e minoranza Pd di restringere la delega, a seguito dell’approvazione di un emendamento presentato dalla Lega Nord, riformulato su proposta del relatore, secondo cui il governo è delegato a riordino e semplificazione delle disposizioni vigenti «anche ai fini dell’adeguamento dei compiti del servizio pubblico, tenuto conto dell’evoluzione tecnologica e di mercato, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica». Via libera anche all’emendamento del relatore con le nuove norme per le modifiche allo statuto della tv pubblica.

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