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Disco verde del Senato alla riforma Rai, parola alla Camera. Il…

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con 142 «sì» e 92 «no»

Disco verde del Senato alla riforma Rai, parola alla Camera. Il premier: per i vertici «offriremo nomi autorevoli e competenti»

L’Aula del Senato, con 142 voti a favore, 92 contrari e nessun astenuto, ha approvato la riforma della Rai in prima lettura. Il testo - che riforma la governance della Tv pubblica prevedendo la figura dell’amministratore delegato e un Cda di sette membri al posto dei nove attuali - passa ora all’esame della Camera. Il voto su tutti i sei articoli del provvedimento si era concluso ieri in serata, dopo che il Governo era stato battuto sugli emendamenti soppressivi dell’articolo 4, che di fatto hanno cancellato la delega all’esecutivo a riformare il canone. Delega che con tutta probabilità sarà reintrodotta a Montecitorio.

Renzi: «Sul canone vedremo se e come correggere»
«Vedremo se e come correggere alla Camera il testo», ha commentato il premier Matteo Renzi durante la conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri di oggi. Ma Renzi ha tenuto a sottolineare che «l’incidente di ieri e il voto negativo» sull’emendamento «non ha pregiudicato la conclusione del Senato», anche se «dalla minoranza Pd è arrivato sicuramente un segnale di natura politica»: ne ha approfittato «per dare un messaggio», ma «i numeri ci sono sia alla Camera sia al Senato». Nell’articolo bocciato «credo ci fossero alcuni punti interessanti», anche sulle emittenti locali», ha aggiunto Renzi, che ha poi ricordato come il governo sia sempre libero di intervenire sul canone, «basta che faccia una proposta in legge di stabilità».

«Su Cda offriremo i nomi più autorevoli»
Il testo recepisce l’emendamento dell’Esecutivo che introduce nelle norme transitorie la possibilità di rinnovare il Cda, scaduto da due mesi, con la legge Gasparri. Operazione sollecitata due giorni fa dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e accolta dalla commissione di Vigilanza, convocata per martedì proprio per procedere con il rinnovo. Al momento, sembrano certi quattro consiglieri espressi dal Pd, uno da Forza Italia e uno dal Movimento Cinque Stelle. Sul settimo nome restano aperti i giochi: pesa l’incognita di come voterà il rappresentante del nuovo gruppo di Denis Verdini, fino a pochi giorni fa in Forza Italia. Renzi ha dichiarato «non possibile» una proroga dell’attuale Cda in attesa del varo della legge. E ha annunciato che già mercoledì 5 arriveranno le proposte del Governo per il presidente e il direttore generale e saranno «i nomi più autorevoli e competenti». Anche perché non sarà un Cda a termine: «Resterà in carica fino al 2018».

Boschi: «Non finisce qui, ma sono soddisfatta»
«Sono soddisfatta, è un primo passo importante», ha affermato la ministra delle Riforme Maria Elena Boschi lasciando l’Aula. «Il lavoro non finisce qui e probabilmente ci saranno altre modifiche alla Camera. Ma è un primo passo e sono soddisfatta». Anche il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, ha detto di avere «la sensazione che ci rivedremo in Senato».

Mineo (Pd) vota in dissenso dal gruppo
L’allusione è all’incidente di percorso di ieri. La frattura con la minoranza dem (in 19 ieri hanno votato a favore degli emendamenti, contro il parere dei relatori e del governo) non è sanata. Tanto che Corradino Mineo ha annunciato il suo voto in dissenso dal gruppo dem: «Ho lavorato in Rai 35 anni e so che l’asservimento al governo è la peggiore lottizzazione, che porta in sé lo spoil system. Quella che stiamo votando non è una riforma, non dà una visione, non indica una strada da battere».

La nuova governance
Il provvedimento riduce di due componenti il Consiglio d’amministrazione della Rai. Dei sette futuri membri, due saranno eletti dalla Camera, due dal Senato, due designati dal Consiglio dei ministri e uno dall’assemblea dei dipendenti. Il presidente è eletto dal Cda e confermato dai due terzi dei componenti della commissione di Vigilanza. È il Consiglio, su proposta del governo, a nominare l’amministratore delegato, che rimpiazza l’attuale figura del direttore generale e resta in carica tre anni. Sarà lui, una volta che la riforma andrà in porto, a nominare i direttori di rete, di testate, di canale e i dirigenti di seconda fascia, dietro parere obbligatorio ma non vincolante del Cda. E potrà firmare in autonomia contratti fino a un valore di 10 milioni. Il testo delega inoltre il Governo ad adottare un decreto legislativo per la modifica del testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici. L’obiettivo è razionalizzare il quadro normativo e definire i compiti del servizio pubblico in relazione alle diverse piattaforme tecnologiche.

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