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In Italia si litiga meno, ma la durata dei processi sfiora gli 800 giorni

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LA MAPPA DELLA GIUSTIZIA CIVILE

In Italia si litiga meno, ma la durata dei processi sfiora gli 800 giorni

A Locri c’è il record delle cause di lavoro e previdenza in rapporto alla popolazione, più di 30 ogni mille abitanti. A Cagliari quello delle separazioni e dei divorzi giudiziali. A Vallo della Lucania, invece, va il primato per durata dei processi, in media lunghi oltre quattro anni e mezzo. I dati del ministero della Giustizia - elaborati dal Sole 24 Ore del lunedì - ricostruiscono la mappa delle liti in Italia. Dopo anni di difficoltà emerge qualche miglioria nel funzionamento della macchina della giustizia civile, nonostante la durata media delle liti abbia ormai toccato i 796 giorni.

Secondo le proiezioni a fine anno - basate sul monitoraggio ministeriale del primo semestre - il 2014 ha registrato un saldo positivo notevole: in pratica, i tribunali civili di primo grado hanno pronunciato 330mila sentenze in più rispetto alle liti che sono state iniziate da cittadini e imprese. Il risultato dipende dal calo delle nuove cause (-4,2% rispetto al 2013) e dall’aumento delle decisioni dei giudici (+3,9%). Come dire: meno liti e più pronunce.

«Non esiste una diagnosi certa sulle cause della diminuzione delle iscrizioni - commenta Fabio Bartolomeo, direttore generale delle statistiche del ministero della Giustizia-. Oltre al probabile impatto della crisi sugli scambi e quindi anche sul contenzioso, nel 2014 sono stati introdotti strumenti di risoluzione alternativa delle controversie, come arbitrato, negoziazione assistita e mediazione, che certamente hanno alleggerito i tribunali».

Quello dell’anno scorso, di fatto, è il miglior risultato dal 2008 e porta l’arretrato tendenziale dei tribunali civili al 31 dicembre sotto la soglia dei tre milioni di cause. Un numero di fascicoli ancora imponente, certo, ma che procedendo di questo passo potrebbe essere azzerato in nove anni. Che sono molti, ma rappresentano un passo di smaltimento tre volte più veloce se confrontato con le proiezioni del 2012 e del 2013.

Il problema è che la distribuzione dell’arretrato non è uniforme, così come il suo tasso di riduzione. Ad avere il maggior numero di fascicoli pendenti sono Roma (115mila) e Napoli (100mila), ai quali si aggiungono alcuni grandi tribunali del Sud - Foggia, Bari e Catania - e il palazzo di giustizia di Milano: tutti intorno alle 50mila cause di arretrato. I grandi tribunali, però, sono anche quelli che tagliano di più le pendenze in valore assoluto. È il caso di Foggia, che ha il più pesante arretrato in materia previdenziale, ma dove nel 2014 il numero di procedimenti definiti ha nettamente superato quello delle nuove iscrizioni per oltre 28mila pendenze in meno.

Situazione analoga a Bari, al secondo posto per smaltimento dell’arretrato, ma quarta nella top ten delle pendenze. «Soprattutto la sezione lavoro - dice il presidente dell’Ordine degli avvocati, Giovanni Stefanì - ha sofferto e soffre forti carenze di organico e il personale di cancelleria è quasi assente». Per far fronte alle difficoltà nascono forme di collaborazione fra magistratura e avvocati. «Stiamo sostenendo - continua Stefanì - alcuni contratti per collaboratori che svolgano attività di cancelleria e segreteria e garantiamo la copertura assicurativa dei lavoratori in mobilità assegnati agli uffici giudiziari». Si tratta dei dipendenti dell’ex Agile ed ex Ois, utilizzati nei mesi di giugno e luglio in base a una delibera del maggio scorso.

Ma le situazioni critiche emergono soprattutto se si osserva quanto pesa l’arretrato rispetto alla popolazione servita. Si scopre così che Patti (Messina), Foggia e Locri (Reggio Calabria) hanno più di 100 cause pendenti ogni mille abitanti: una ogni dieci persone, bambini inclusi. Poche meno a Salerno e Lamezia Terme. A Santa Maria Capua Vetere ha influito anche il riassetto della geografia giudiziaria. «Nel settembre 2013 - spiega l’avvocato Pierluigi Basile, consigliere dell’Ordine - è stato istituito il tribunale di Napoli Nord, in cui è confluito l’agro aversano, area popolosa e delicata dal punto di vista giudiziario. Molto personale ha deciso di spostarsi e qui la situazione si è aggravata: le nuove iscrizioni sono diminuite, ma i vecchi procedimenti sono rimasti».

Gli uffici in cui la durata tendenziale dei processi è inferiore sono, nella maggior parte dei casi, i piccoli tribunali del Nord, che beneficiano anche di un ridotto tasso di litigiosità. Tra i migliori non mancano, però, alcune strutture più grandi, come Torino, guidata dal 2001 al 2009 da quel Mario Barbuto che ora è a capo del dipartimento Organizzazione giudiziaria del ministero. O come Ferrara, ai primi posti per “velocità” del procedimento (346 giorni, contro una media di 796). «È un dato legato al calo generale del contenzioso - afferma Piero Giubelli, presidente dell’Ordine degli avvocati di Ferrara - dovuto alla crisi dell’economia locale: i costi di accesso al procedimento sono un disincentivo, così come il rischio di insolvenza della controparte».

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