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Immigrati: individuati otto scafisti della tragedia di Ferragosto, dove…

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mons. galantino annulla intervento

Immigrati: individuati otto scafisti della tragedia di Ferragosto, dove hanno perso la vita 49 migranti

Sono stati individuati otto scafisti della tragedia del mare di Ferragosto, dove hanno perso la vita 49 migranti a largo nel canale di Sicilia. Tutti giovanissimi, uno minorenne. I nomi dei componenti dell’equipaggio del barcone salpato dalle coste libiche con a bordo 362 migranti sono stati resi noti nel corso della conferenza stampa presso la Procura della Repubblica di Catania nella quale sono stati illustrati gli esiti delle attività investigative coordinate dalla Procura Distrettuale etnea e svolte congiuntamente dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia di Stato. Nel peschereccio di appena 13 metri erano ammassati 361 migranti: sono sopravvissuti in 312. Gli altri, richiusi dagli scafisti nella stiva, non ce l’hanno fatta.

Tutti giovanissimi gli scafisti
In stato di fermo di indiziato di delitto otto presunti “scafisti” per il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina nonché per il delitto di omicidio volontario plurimo, a seguito dello sbarco avvenuto presso il porto di Catania lo scorso 17 agosto. Il comandante del barcone è risultato essere Harboob Ayooub (nato nel 1995, sedicente marocchino). Della distribuzione dell’acqua, della disposizione dei migranti e del mantenimento dell’ordine a bordo si sarebbero occupati, invece, Jomaa Laamami Tarek (nato nel 1996, sedicente libico), Assayd Mohamed (nato nel 1997, sedicente libico), Ahmad Alì Farah ( nato nel 1997, sedicente libico), J. M. (del 1998, sedicente siriano -minore), Saaid Mustapha (classe 1992, sedicente marocchino), Beddat Isham (classe 1985, sedicente marocchino), Abdal Al Monssif Abd Arahman (classe 1997, sedicente libico). I sette adulti fermati sono stati condotti nel carcere di Catania Piazza Lanza, mentre il minore è stato condotto alla Cpa di Catania.

Procuratore Patané: è stato omicidio volontario
«Le indagini sono iniziate nell'immediatezza, non appena la nave norvegese è giunta in porto. Alcuni dei superstiti hanno indicato chi era il comandante dell'imbarcazione e i membri dell'equipaggio e soprattutto hanno detto chi erano le persone che impedivano a quei poveri disgraziati che erano nella stiva di uscire per respirare», ha detto in conferenza stampa il procuratore della Repubblica di Catania facente funzioni, Michelangelo Patané, parlando con i giornalisti dopo l'arresto di 8 scafisti accusati di omicidio volontario per la morte dei 49 immigrati costretti nella stiva del barcone soccorso a Ferragosto. Gli scafisti, ha spiegato il procuratore, «hanno cagionato la morte, verosimilmente per asfissia, di 49 persone, stipate nella stiva, dove arrivavano anche i gas di scarico».

Nastasia (Gdf): a bordo l’ordine era mantenuto con metodi violenti
L’ordine a bordo era mantenuto con calci, pugni, bastoni e cinghie. «Gli scafisti - ha spiegato al Sole24ore.com il tenente colonnello Alberto Nastasia, comandante del Nucleo di Polizia tributaria della Gdf di Catania - hanno usato ripetute violenze soprattutto nei confronti di chi era nella stiva e cercava di uscire per respirare un po’ di aria. Hanno chiuso i due boccaporti e a colpi di frusta e di bastoni, con calci e pugni hanno impedito ai migranti di risalire dalla stiva in cui erano ammassati e dove hanno trovato la morte. Alcuni sul ponte hanno sentito le urla disperate dei parenti all’interno della stiva». Morti per mancanza di aria e per le esalazioni dei fumi del motore.

Saranno rimpatriati 116 marocchini
Centosedici migranti marocchini che erano sul pattugliatore norvegese `Siem pilot'che ieri ha condotto a Catania le salme dei 49 immigrati morti soffocati nella stiva di un barcone e gli oltre 300 superstiti, saranno rimpatriati perché non hanno diritto di asilo e quindi ritenuti immigrati clandestini. I marocchini subito dopo lo sbarco erano stati trasferiti nel Cie di Trapani e verranno rimpatriati con un volo charter.

Soccorsi 116 migranti su una barca a vela
Sono 116 gli immigrati salvati nella notte al largo delle coste calabresi in un'operazione coordinata dalla centrale operativa della Guardia costiera a Roma del ministero delle Infrastrutture. Erano su una barca a vela raggiunta dalle motovedette CP 326 di Roccella Jonica, CP 321 di Crotone e dell'unità della Guardia costiera croata «Mohorovicic», inserita nel dispositivo europeo `Triton´. Quest'ultima ha imbarcato tutti gli immigrati e si è diretta a Messina.

Frontex: 107mila arrivi a luglio nell’Unione europea
Gli arrivi di migranti a luglio hanno raggiunto la cifra record di 107.500, più del triplo di luglio 2014, oltrepassando per la prima volta la soglia dei 100mila in un solo mese. Il dato è diffuso da Frontex. Tra gennaio e luglio il numero degli arrivi in Ue si attesta così a 340mila.

Monsignor Galantino annulla intervento per non rafforzare le polemiche
Il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Nunzio Galantino, al centro, in questi giorni, di polemiche con esponenti politici dei diversi schieramenti in merito all'accoglienza degli immigrati, non pronuncerà, come previsto, l'annuale «lectio» in onore di Alcide De Gasperi a Pieve Tesino (Tr) per evitare «con la mia sola presenza», afferma in un comunicato diffusa dalla Cei, «di contribuire a rafforzare polemiche o anche semplicemente di allontanare il momento del rasserenamento di un clima invano esasperato».

Zaia: allestire campi profughi in Nord Africa
Torna sulle vicende dell’immigrazione il governatore del Veneto, Luca Zaia: «Per tentare di risolvere la crisi migratoria è necessario intervenire prima di tutto in Nord Africa, allestendo ovunque possibile dei campi profughi gestiti dalla comunità internazionale e investendo nello sviluppo dei Paesi africani i molti, troppi milioni di euro che si buttano per pagare un'accoglienza che non è tale». Zaia chiede di ritirare il premio Nobel assegnato alla Ue nel 2012, perché « continua a lasciar morire in mare profughi e immigrati, madri e bambini» e dove « si consente all’Ungheria di alzare chilometri di muro e a più di 10 Paesi di dire no a qualsiasi contributo al problema». La soluzione per Zaia passa dall’apertura «di campi profughi in tutti i Paesi del Nordafrica dove ciò sia possibile: Tunisia, Algeria, Marocco, Egitto, l'area del Magreb tanto per fare alcuni esempi, senza escludere nemmeno di poterlo fare anche in Libia, dove c’è sì la guerra, così come c’era in Afghanistan dove a suo tempo i campi profughi furono comunque realizzati». Per Zaia «senza queste strutture dove accogliere i veri profughi e distinguerli dai cosiddetti migranti economici la soluzione del problema non può nemmeno essere abbozzata».

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