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Coppia dell’acido: il bimbo di Martina lascia la Mangiagalli per una…

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madre e figlio separati

Coppia dell’acido: il bimbo di Martina lascia la Mangiagalli per una comunità di minori, lei torna in carcere

Il bambino di Martina Levato è stato dimesso dalla clinica Mangiagalli intorno alle 12.30 in seguito al provvedimento emesso dal Tribunale dei minori che ha deciso il trasferimento del piccolo in una comunità per minori. La clinica Mangiagalli, con una lettera ai Tribunali, aveva dichiarato dimissibili sia Martina sia il neonato. Stando al provvedimento del Tribunale dei minori, il bimbo viene affidato ai servizi sociali del Comune di Milano che sono incaricati di trovare una comunità per soli bambini dove verrà affidato. La mamma, il padre e i nonni, con «modalità protette», potranno continuare a vederlo.

Martina tornerà in carcere ma potrà vedere bimbo
Martina Levato, invece, tornerà nel carcere milanese di san Vittore. Dopo aver partorito alla clinica Mangiagalli la giovane rientra nella casa di reclusione mentre il suo bambino è stato portato in una comunità. Non saranno sospesi però gli incontri. «Le condizioni fisiche della ragazza al momento non sono compatibili con il carcere», ha dichiarato l'avvocato Stefano De Cesare, legale di Martina Levato. Martina si trova ancora nella clinica Mangiagalli di Milano, ma potrebbe essere dimessa nelle prossime ore e portata a San Vittore. La giovane potrebbe essere portata nel reparto infermieristico di San Vittore.

Le richieste degli avvocati
Gli avvocati dell’ex studentessa condannata a 14 anni per un’aggressione con l’acido insieme al suo compagno Alexander Boettcher, ieri hanno depositato un’istanza al tribunale dei minorenni con la richiesta di trasferire madre e figlio insieme all’Icam, Istituto di custodia per madri detenute con figli. In subordine la difesa aveva chiesto il trasferimento in una comunità di don Mazzi. Per la difesa la ragazza deve poter allattare.

L’avvocato di Stefano Savi: non si dimentichi le vere vittime delle aggressioni
«Il paradosso è la vittimizzazione della coppia a cui, si dice, sarebbe stato strappato il bimbo, quando in realtà il tema centrale di questa vicenda sono le aggressioni micidiali che hanno causato sofferenza alle vittime», ha dichiarato l'avvocato Andrea Orabona, legale di Stefano Savi, lo studente universitario di 25 anni che, secondo le indagini, venne sfigurato con l'acido, così come Pietro Barbini, da Alexander Boettcher e Martina Levato. «Capisco la situazione di questo bambino - ha aggiunto il legale che, in questi giorni, ha parlato con i genitori di Stefano - ma il nostro auspicio è che non si dimentichino le vere vittime della vicenda e di quelle aggressioni micidiali e che non si cada nel paradosso di rendere vittima la coppia».

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