Arriva senza mezzi termini lo stop del ministero dell'Economia alla settima salvaguardia per gli esodati: in sostanza le risorse non utilizzate, sostiene il Mef, sono tornate nelle casse dello Stato e non potranno essere più usate per questo scopo. È questo l'esito dell'incontro che si è tenuto oggi nella commissione Lavoro della Camera con il Mef, il ministero del Lavoro, l'Inps e la Rgs. Da notare che la posizione del Mef, secondo quanto riferito dal presidente dem della commissione Cesare Damiano, sarebbe diversa da quanto espresso dal ministero del Lavoro. «Insieme a noi non concorda il ministero del Lavoro», ha sottolineato Damiano.
Damiano: inaccettabile la linea restrittiva del Mef
«Se prevalesse la linea restrittiva del Mef - ha detto Damiano - per noi questo è inaccettabile. La questione diventa politica e va affrontata a livello di ministri competenti». Non ci sarebbero i fondi neppure per estendere oltre il 2015 la cosiddetta “Opzione donna” (la possibilità offerta dall'Inps alle lavoratrici di ottenere l'accesso anticipato alla pensione passando al calcolo contributivo). Il problema è la copertura, stimata dall'istituto di previdenza in 2 miliardi di euro fino al 2023. Troppo, secondo Damiano, che parla di «cifra esagerata probabilmente calcolata su una platea più ampia di quella reale». L’ex ministro del Lavoro sottolinea come «l'anticipo a 57 anni con 35 di contributi con il ricalcolo tutto contributivo dell'assegno non abbia bisogno di alcuna copertura».
I possibili risparmi nel lungo periodo
«Vogliamo anche in questo caso sottolineare - prosegue Damiano - che nel momento in cui l'aspettativa di vita delle donne è oltre gli ottant'anni queste lavoratrici percepiranno un assegno decurtato del 30% per più di 23 anni. Quindi nel lungo periodo non solo non ci saranno costi ma si produrranno dei risparmi. Noi non possiamo contabilizzare soltanto i costi».
Il nodo interpretativo
Alla base della difformità di vedute, la differente interpretazione sulle risorse stanziate per le salvaguardie a favore degli esodati, che danno il Mef e il ministero del Lavoro. Per il primo le risorse sono da considerarsi stanziate con l’obiettivo di spesa e in caso di non utilizzo diventano “economie” per il ministero: in altre parole, il denato non utilizzato viene risparmiato dallo Stato. Per il secondo invece i fondi non spesi sono da considerarsi utilizzabili negli anni successivi.
M5S: «escamotage interpretativo» che scippa 500 mln a pensionandi
La diversità di vedute tra i due ministeri nasconde in realtà una «spaccatura dentro l'esecutivo che in un Paese normale potrebbe aprire una crisi di governo». Per i deputati M5S della commissione, l’«escamotage interpretativo» del ministero dell’Economia «ha scippato mezzo miliardo di euro ad esodati e categorie di pensionandi che prima si sono visti privati del diritto alla pensione dalla Fornero e poi sono stati esclusi dalle varie salvaguardie». Ancora una volta, conclude una nota diffusa nel pomeriggio, il governo «per fare cassa e ottemperare ai diktat Ue ha deciso di tradire le promesse e calpestare i diritti dei lavoratori».
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