Italia

Forza militare contro gli scafisti, che cosa prevede la missione Ue

  • Abbonati
  • Accedi
L’operazione eunavfor med

Forza militare contro gli scafisti, che cosa prevede la missione Ue

I 28 hanno dato il via libera formale per l'avvio della Fase 2 dell'operazione navale Eunavfor Med che prevede il contrasto agli scafisti nel Mediterraneo. La proposta è passata come “punto A” (senza discussione) nel Consiglio Affari Generali. L'operatività della flotta guidata dall'ammiraglio italiano Enrico Credendino e composta dalla portaerei Cavour e un sottomarino italiano, una fregata e un rifornitore tedesco e una nave ausiliaria britannica è prevista entro i primi giorni di ottobre.

A tre mesi dalla sua costituzione la flotta di Eunavfor Med è stata caratterizzata da un lento processo di costituzione. Mancano ancora all'appello molte delle navi promesse dai partner, sono attese fregate francesi e spagnole oltre ad aerei ed elicotteri forniti da altri Paesi. Finanziata finora con 12 milioni di euro (per i primi due mesi) dall'Unione, 26 milioni (per i primi tre mesi) dall'Italia più i contributi degli altri Paesi aderenti (sulla carta 22), Eunavfor Med ha finora raccolto informazioni d'intelligence sulle organizzazioni dei trafficanti e ha soccorso oltre 1.500 immigrati illegali raccolti a bordo di gommoni e barconi e sbarcati in sicilia. L'Italia, oltre ad avere la guida della missione e della flotta operativa (agli ordini del contrammiraglio Andrea Gueglio) dispone anche di un ampia gamma di informazioni d'intelligence sulla struttura organizzativa delle organizzazioni criminali che gestiscono i traffici di esseri umani. In molti anni di emergenza investigatori e servizi di sicurezza italiani hanno raccolto molte informazioni stilando anche l'identikit di Ermias Ghermay, l'uomo di origine etiope ritenuto al vertice della piramide delle organizzazioni di trafficanti.

Il passaggio alla “Fase 2” dell'operazione è atteso tra due o tre settimane per consentire il rafforzamento (auspicato nei giorni scorsi da Federica Mogherini) della componente aerea e navale con l'afflusso di nuove unità e velivoli. La flotta europea potrà quindi usare anche la forza contro i trafficanti ostacolandoli, catturandoli, cercando di intercettare i barconi vuoti in arrivo in Libia e affondandoli in mare aperto dopo aver messo in salvo gli occupanti.

Compiti che potranno però venire effettuati solo in alto mare, lontano dal territorio e fuori dalle acque territoriali libiche. Le navi militari europee potranno inoltre fermare e ispezionare anche imbarcazioni sospettate di imbarcare immigrati clandestini. Meglio però non farsi troppe illusioni circa l'impatto della missione europea sui flussi migratori. L'efficacia della flotta europea avrebbe avuto ben altro peso in estate quando il bel tempo favorisce le partenze di massa dalle coste libiche mentre in autunno/inverno i flussi calano fisiologicamente.

Inoltre, ben difficilmente i trafficanti si faranno sorprendere in mare aperto lasciando a scafisti retribuiti anche più di 10 mila euro a viaggio il compito di esporsi. Del resto su oltre mille scafisti fermati in Italia negli ultimi due anni solo pochissimi risultano in carcere mentre quasi tutti sono stati liberati in attesa di giudizio o sono tornati al loro proficuo impiego.

Il limite di poter operare solo in acque internazionali rischia di confinare Eunavfor Med a fare in realtà ciò che già oggi fanno le due operazioni militari presenti nel Canale di Sicilia: l'italiana Mare Sicuro e l'europea Triton che dipende dall'agenzia Frointex.

Con una decina di navi le due operazioni setacciano il mare, rispondono agli SOS, raccolgono gli immigrati e senza troppo clamore affondano le imbarcazioni su cui viaggiavano, ufficialmente per impedire che ostacolino la navigazione ma in realtà per impedire che i trafficanti recuperino i barconi in legno e pvc per impiegarli nuovamente tenuto conto che ognuno rende ai trafficanti tra i 300mila e i 500 mila euro a viaggio.
Per poter risultare davvero incisiva e dare un senso compiuto alla sua esistenza l'operazione Eunavfor Med dovrebbe poter colpire trafficanti e le imbarcazioni direttamente sulle spiagge, nei porti e nelle acque costiere libiche, bloccando i barconi appena salpati (così da risparmiare molte vite umane) econducendo azioni offensive contro le cosche di trafficanti. Un'operazione non certo “di pace”, simile a quella condotta per anni dagli Stati Uniti contro i cartelli narcotrafficanti colombiani.

Una “guerra” difficile però da combattere con l'incerto mandato attribuito dalla Ue che alla flotta chiede di “interrompere il modello di business dei trafficanti” (espressione di difficile interpretazione, specie per i militari che devono attuare sul mare il contrasto ai trafficanti) non esplicitamente di stroncarlo.

L'opzione di combattere i trafficanti suo suolo libico è stata finora negata dall'Onu e potrebbe venire autorizzata solo da un governo di unità nazionale che ricomponga i dissidi tra le diverse fazioni libiche. Un progetto a cui lavora da tempo l'inviato dell'ONU Bernardino Leon, che nelle ultime ore ha ottimisticamente fatto sapere (per l'ennesima volta) che un accordo potrebbe essere vicino.

I governi rivali di Tobruk e Tripoli avrebbero infatti raggiunto il “consenso” sui principali punti di un accordo politico per dar vita a un governo di pacificazione in Libia. “Siamo ad una stretta finale e la prossima settimana sarà decisiva per la chiusura di un'intesa tra le componenti del Dialogo politico libico”, ha commentato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. E l'alto rappresentante Ue Federica Mogherini ha definito i progressi “importanti” e incoraggianti ma ora, ha aggiunto, “è urgente portare i colloqui a pronta conclusione”. Nella sua dichiarazione Leon ha spiegato che le due parti sono riuscite a “superare le loro differenze” sui temi principali e il testo dovrebbe essere pronto per la firma entro il 20 settembre.

© Riproduzione riservata