Lifestyle

Castrogiovanni, quanta confusione in prima linea

  • Abbonati
  • Accedi
dopo la sconfitta con la fracia

Castrogiovanni, quanta confusione in prima linea

Ci sono giocatori che il risultato di una partita ce l'hanno scritto in faccia all'uscita dello stadio. Quando poi accompagnano l'espressione da sconfitta alla frase «non mi fate parlare», vuol dire che è andata proprio male. Se a pronunciare le parole è Martin Castrogiovanni, pilone della Nazionale italiana di rugby, allora il cerchio è completo e oltre ad avere la certezza che l'Italrugby ha perso, si può facilmente avere anche quella che non ci è neanche andata vicina, a vincere. E infatti la partita è finita 32 a 10 per la Francia, tra l'altro neanche irresistibile. Capita però che siamo ai Mondiali di rugby, siamo nella zona mista dello stadio di Twickenham, casa dell'Inghilterra ovale e tempio di questo sport, e il pilone azzurro due battute con i giornalisti le deve fare. Almeno quando a fermarlo sono quelli della stampa francese, che ci accolgono nel loro capannello. L'argomento principe è l'arbitraggio. Perché anche nel rugby si parla delle decisioni dell'arbitro. Non se ne discute come nel calcio, non si contestano a morte ma se ne parla e poi alla fine «l'arbitro ha sempre ragione», come ha sintetizzato lo stesso Castrogiovanni.

A questo punto una premessa va fatta. L'Italia di sabato sera a Londra è stata estremamente indisciplinata, ha concesso tantissimi calci alla Francia e alcuni sono arrivati proprio dalla mischia chiusa, fase di gioco che ci aveva abituati a vedere l'azzurro da protagonista. Quella che è sempre stata una sicurezza della formazione azzurra ne sembrava diventata il punto debole. Nel match perso con la Francia, Castrogiovanni è stato ancora una volta protagonista là in prima linea. Non in positivo, però. E possiamo aggiungere che, purtroppo, non è la primissima volta. Mancanza di forma? Difficoltà a digerire le nuove indicazioni arbitrali sulla mischia? Disattenzione? Tensione? Forse tutte queste cose insieme, forse solo alcune o forse a volte ci sono giornate storte, fasi in cui le cose non girano e magari c'è chi è più in forma di te, più scaltro anche. Fatto sta che per Castro, tanti lo chiamano così, «l'arbitro è stato difficile da comprendere». La lamentela però non riguarda solo il match mondiale: «Ogni settimana una cosa diversa - ha sottolineato - l'arbitro ha sempre ragione ma quello che non capisco è che una settimana va in modo e poi quella dopo?». Insomma, ha concluso il pilone, «se ci dicono cosa dobbiamo fare lo facciamo». Sembrerebbe di capire quindi che c'è un po' di confusione da parte dei direttori di gioco nella gestione della mischia ordinata.

Di sicuro qualche problema c'è, anche a guardare il trattamento di alcune situazioni analoghe nelle diverse partite di questo mondiale 2015 iniziato solo venerdì scorso, però non può e non deve essere un alibi. La panchina azzurra dovrà esaminare bene quanto fatto con la Francia e se la soluzione proposta da Castro: «Forse mi devo tagliare capelli e barba», non dovesse bastare, pensare che la maglia numero tre ogni tanto può andare anche su altre spalle. La croce, bisogna ammetterlo, non deve essere portata da un uomo solo. Come ha continuato Alessandro Zanni, «c'è stata tanta indisciplina», perché «forse non abbiamo capito il metodo arbitrale», ma perché sono stati commessi «troppi errori» da parte di tutta la squadra e i francesi «sono stati cinici a sfruttare le occasioni al piede e così hanno scavato un solco» nel risultato.

E se proprio la vogliamo dire un po' da tifosi, la Nazionale non è partita con molta fortuna per questi mondiali. Il capitano Sergio Parisse ancora non ha raggiunto il gruppo e si sta riprendendo da una piccola operazione, i trequarti Tommaso Benvenuti e Gonzalo Garcia non sono ancora stati recuperati, l'avventura di Luca Morisi è finita ancora prima di arrivare a Londra e ieri nei primi minuti si è infortunato anche Andrea Masi, «un giocatore importante per noi», come ha sottolineato Zanni. La situazione per la linea arretrata non è delle migliori quindi, che almeno là davanti, dove qualcuno aveva detto in passato - a ragione - che eravamo tra i migliori al mondo, che le cose ricomincino a girare, nel verso giusto.

© Riproduzione riservata