La maggioranza ha raggiunto un accordo sulle modifiche al ddl Boschi sulle riforme costituzionali. E ha depositato tre emendamenti (come anticipato oggi dal Sole 24 Ore), prima firmataria dalla presidente della commissione Affari costituzionali Anna Finocchiaro (ma c’è anche la firma di tutti i capigruppo di maggioranza). Lo ha annunciato il sottosegretario alle Riforme, Luciano Pizzetti spiegando che gli emendamenti riguardano «le funzioni del nuovo Senato, l'articolo 2 sulla composizione e la Consulta. Rimangono aperti i nodi del Titolo V e del Presidente della Repubblica che di intesa approfondiremo nei prossimi giorni». In Aula intanto è ripresa la discussione generale sul ddl.
Senatori scelti dai cittadini
Ecco il testo dell'emendamento che ha riappacificato maggioranza e minoranza Pd. Si tratta di una modifica al comma 5 dell'articolo 57 della Costituzione che viene introdotto nell'articolo 2 del Ddl Boschi e fissa in Costituzione il principio che i senatori verrano eletti.
L'emendamento aggiunge alla frase «la durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti» questo periodo: «In conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge». Dunque i futuri senatori saranno «scelti» dagli elettori nell'ambito dell'elezione dei Consigli regionali: sarà poi la legge ordinaria a disciplinare nei dettagli le modalità (listino o preferenza diretta).
Minoranza Pd: raggiunta mediazione degna
Che l’intesa fosse a un passo, ormai era chiaro. «Ci sono le condizioni per un'intesa sulle riforme sulla base dell'apertura fatta in direzione del Pd da Renzi», avevano fatto sapere ieri i 28 “dissidenti” della minoranza Pd riuniti in mini-assemblea. «Gli emendamenti presentati sulla eleggibilità dei senatori, sulle funzioni e competenze del Senato, frutto di un confronto e lavoro comune nel Pd, sono positivi. Esprimono una ritrovata unità nel partito e consentono un impegno unitario sui temi delle riforme e dell'azione di governo» ha affermato oggi il senatore del Pd Vannino Chiti, esponente della minoranza Pd, che ha aggiunto: «Sono soddisfatto che si sia raggiunta una mediazione degna: i senatori saranno sindaci e consiglieri regionali, ma saranno i cittadini a sceglierli». In attesa che il presidente del Senato, Pietro Grasso, si pronunci sulla ammissibilità degli emendamenti, la minoranza Pd ha confermato però (momentaneamente) per l'Aula tutte e 17 le proposte di modifica depositate in commissione: tre di queste riguardano l'articolo 2 del ddl Boschi e toccano il nodo dell'elettività diretta del Senato.
Bersani: successo Pd,ora avanti senza strappi
«Gli elettori scelgono i senatori: questo è il principio costituzionale, i dettagli li si vedranno come giusto nella legge elettorale». Così Pier Luigi Bersani. «È un bel successo del Pd - ha aggiunto - e spero che in questo clima nuovo tutti assieme e senza più strappi si possa lavorare ancora per perfezionare la riforma». Poi ha concluso: «Questo è il metodo Mattarella, troviamo la nostra quadra nel Pd e non c'è bisogno di Verdini».
Al Senato più funzioni e poteri controllo
L’accordo nella maggioranza contiene anche (in un altro emendamento) l’attribuzione di maggiori poteri di “controllo” al nuovo Senato, cui viene restituita anche la funzione di verificare «l'impatto delle politiche dell'Unione europea sui territori». Al nuovo Senato viene data pure la «valutazione delle politiche pubbliche e l'attività delle pubbliche amministrazioni», mentre nel testo votato dalla Camera il Senato si limitava a «concorrere» nella valutazione. La nuova Camera delle Autonomie continuerà poi a concorrere, come prevede il testo licenziato da Montecitorio, all'espressione di «pareri sulle nomine di competenza del governo nei casi previsti dalla legge», in più dovrà concorrere a «verificare l'attuazione delle leggi dello Stato». Infine, il nuovo Senato «esercita funzioni di raccordo fra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica».
Dalla Lega oltre 82 milioni di emendamenti
Intanto la Lega ha depositato in Senato 82.730.460 emendamenti al ddl Boschi. I testi non sono cartacei, ma in dvd. La delegazione guidata da Roberto Calderoli li ha presentati alle 9 (ora di scadenza per la presentazione) al servizio dell'Assemblea. Sono 1.173 gli emendamenti depositati da Forza Italia, 61mila quelli di Sel, 200 quelli del M5s. Al presidente del Senato Pietro Grasso il compito di decidere sull'emendabilità dell'articolo 2 (se cioè aprire tutto l'articolo agli emendamenti, come chiede l'opposizione, oppure convergere sulla decisione già presa dalla Finocchiaro di dichiarare emendabile solo il comma 5 di quell'articolo).
Grasso: non permetterò blocco del Senato
«Non permetterò che il Senato sia bloccato da iniziative irresponsabili di questa portata e assumerò tutte le misure necessarie per consentire almeno in aula il dibattito nel merito». Così il presidente del Senato, Pietro Grasso. «Milioni di emendamenti sono una offesa alla dignità delle istituzioni che ho difeso da ogni attacco. Soltanto riordinare e valutare l'ammissibilità di questi emendamenti richiederebbe anni e anni di lavoro», continua.
«Ho pertanto invitato i proponenti a esercitare il proprio sacrosanto diritto di opposizione in modo ragionevole affinché in Aula si possano discutere e votare gli emendamenti nel solo interesse dei cittadini», conclude.
Calderoli apre su ritiro emendamenti
Calderoli, autore della autentica valanga di richieste di modifica presentate dal Carroccio alle riforme costituzionali, in mattinata aveva comunque aperto alla possibilità di ritiro, almeno parziale, degli emendamenti. «Se qualcuno presenta delle soluzioni rispetto all'articolo 1, al 117 e al 119 credo che gli emendamenti possano anche venire ritirati», in parte, rispetto alle proposte che verranno fatte». E ha aggiunto: «Qualche segnale dal governo è già arrivato stamattina». Dichiarazioni “possibiliste” accolte con cautela dal governo. «La ricerca della sintesi è cosa a cui noi teniamo, ma ovviamente non possiamo subire ricatti». Così il sottosegretario alla Pa Luciano Pizzetti, che ha aggiunto: «Restiamo in attesa di capire quali siano i punti, atteso che sull'articolo 2 siamo intervenuti con il consenso, ritengo, di fatto, dello stesso Calderoli», che «abbiamo ripristinato le funzioni del Senato migliorando addirittura la prima stesura».
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