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Mondiali di ciclismo, per l’Italbici di Cassani qualcosa si muove

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la prova in linea domenica a richmond

Mondiali di ciclismo, per l’Italbici di Cassani qualcosa si muove

Le statistiche, diciamolo, non sono molto incoraggianti. È da sette anni che non vinciamo un mondiale. L'ultima volta fu con Alessandro Ballan, al campionato del mondo di Varese. Un trionfo con la ciliegina del terzo posto di Damiano Cunego, il piccolo principe del ciclismo italiano. Era il 2008: sembrava che tutto andasse bene e invece cominciò la grande crisi del ciclismo italiano che ancora non è terminata, visto che non vinciamo una classica proprio dal 2008 (Giro di Lombardia sempre con Cunego).

Si vede che quel 2008 era proprio un anno funesto, perché in quel periodo, con il fallimento della Lehmans Brothers, cominciava una bufera di altre proporzioni che investì tutto il mondo, e che forse non è ancora finita. Ma questa è un'altra storia, che sfiora solo incidentalmente il nostro ciclismo.

Quello che possiamo dire, alla vigilia di questo mondiale che si svolge domenica negli Stati Uniti a Richmond, è che si intravedono piccoli segnali di inversione. Non siamo tornati al grande squadrone pre crisi con il quale tutti dovevano fare i conti: però, qualcosa si muove. Come l'economia italiana il pil del ciclismo azzurro è in lieve ripresa. A chi lo si deve? Per cominciare ringraziamo Davide Cassani, il cittì romagnolo al suo secondo appuntamento iridato. L'anno scorso, è vero, a Ponferrada non andò bene. Anzi, fu una disfatta con Sonny Colbrelli (tredicesimo) primo degli italiani.

Ma Cassani, che viene dalla scuola di Alfredo Martini, non si è scoraggiato. E mattoncino dopo mattoncino, per questo circuito che non è molto selettivo, con un arrivo che favorisce i passisti veloci, ha costruito una squadra piena di giovani motivati guidati un leader di riferimento, Vincenzo Nibali, libero di improvvisare.

Il siciliano è in grande forma. Pimpante, cattivo al punto giusto e con una gran voglia di riscatto. Dopo l'espulsione dalla Vuelta, ha incanalato la rabbia vincendo la Bernocchi e rendendosi protagonista nelle altre corse di avvicinamento al mondiale. E ' un jolly di talento. Può entrare nella fuga buona, come può mantenersi fresco per lanciare una delle nostre punte.

Punte acuminate, giovani, ma anche ricche di esperienza, perchè inserite in grandi squadre che le hanno fatti crescere. Cominciamo da Elia Viviani, veronese di 26 anni, del Team Sky. È la punta di diamante degli azzurri. È veloce, ma tiene bene negli strappi. E di strappi, negli ultimi 5 chilometri, ce ne sono almeno tre. Elia, per arrivarci pronto, si è duramente allenato dalle sue parti, sulla salita delle Torricelle. Lo possono lanciare Bennati, ma anche Trentin e Oss. Come un purosangue prima del via, Viviani scalpita. L'unica riserva è una botta rimediata al ginocchio sinistro. Ma sembra tutto risolto.

Ma non c'è solo Viviani. Un'altra freccia da scoccare è quella di Diego Ulissi. Il livornese, anche lui di 26 anni, è veloce non teme le salite brevi. Viene dall'ultimo successo al memorial Pantani che gli ha ridato il piacere della vittoria. Cosa importante a una settimana dal mondiale. Vincere aiuta a rivincere, dice Paolo Bettini, uno che di mondiali se ne intende.

Un altro da tener presente è Matteo Trentin. È un corridore da classiche che ha imparato il mestiere nelle Fiandre e nelle Ardenne. È esperto e scaltro, in più corre nella Etix Quick Step, una squadra che l'ha fatto crescere in fretta. Infine, Giacomo Nizzolo. Anche lui uomo da classiche. Un brianzolo veloce e pronto a colpire. Insomma un bel poker di ragazzotti intraprendenti che hanno studiato all'estero e vogliono far valere il loro talento in patria.

A tener un po' d'ordine, oltre a Nibali, c'è anche Daniele Bennati, l'uomo di fiducia di Contador e Sagan. Daniele, 34 anni di saggezza ciclistica, è il regista in corsa, prezioso nel dettare i tempi e le strategie, cosa importante visto che in gara sono state abolite le radioline. «La tattica - dice Cassani- può avere un'importanza fondamentale perchè è un percorso senza grossi sbalzi altimetrici. Nei cinque chilometri finali ci sono tre strappi e un po' di pavè. Un allungo fatto venti metri prima o dopo può decidere la corsa».

Vedremo come andrà. Un mondiale quasi mai va secondo previsioni. È una corsa lunghissima, stressante,dove il minimo episodio può essere decisivo. Per vincere bisogna essere forti e resistenti, ma anche furbi, veloci e fortunati. Un pivello non vince, ma qui di pivelli non ce ne sono.

A proposito: e gli avversari? L'elenco è lungo, ma proviamo a semplificare. In primis il campione in carica, il polacco Kwiatkowsi. Per lui come Gilbert e Valverde, c'è solo un problema: il circuito non è abbastanza duro. Però in pole ci stanno perché sono campioni di talento. Come ci stanno il tedesco Degenkolb, Kristoff, Sagan, Avermaet, Matthews e il francese Bouhanni.

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