Italia

Riforme, la maggioranza tiene e aumenta i numeri al primo voto segreto

  • Abbonati
  • Accedi
a palazzo madama

Riforme, la maggioranza tiene e aumenta i numeri al primo voto segreto

La maggioranza a palazzo Madama ha tenuto bene al primo voto segreto su emendamenti soppressivi dell'articolo 1 del ddl riforme: 171 voti contro 119 e 5 astenuti. Superato indenne anche il voto sull'emendamento inizialmente presentato dalla minoranza Pd (poi ritirato dopo l’accordo dentro il partitoi, ma fatto proprio da FI e M5S) identico all'emendamento seguente, a firma Sel. I voti favorevoli avorevoli sono stati 119, i contrari 171, 4 gli astenuti. A favore dell'ex emendamento della minoranza Pd hanno votato in dissenso solo tre senatori democratici: Felice Casson, Corradino Mineo e Walter Tocci. Slitta a domani mattina il voto sull'emendamento Cociancich alle riforme, che se approvato farà decadere tutti gli altri sull'articolo 1. L'aula dovrà quindi votare l'articolo 1 nel suo insieme, per passare all'esame del secondo articolo.

Grasso: modifiche solo al comma 5 articolo 2, domani 6 voti segreti
Il presidente Pietro Grasso ha poi annunciato in serata le sue decisioni sull'articolo due delle Riforme, quello sulle modalità di elezione del Senato. Poiché è stato modificato solo il comma 5 dell'articolo in questione (sulla durata del mandato dei parlamentari), la presidenza «considera ammissibili emendamenti soppressivi o modificicativi solo di tale comma». Domani sull'articolo 2 del ddl Boschi ci saranno 6 voti segreti. E' quanto si apprende leggendo tra le ammissibilità e i voti segreti all'articolo 2 dati in distribuzione ai senatori.

Renzi: vogliono bloccare riforme, arriveranno in porto
«I cittadini sanno chi bluffa. Con 70 milioni di emendamenti l'obiettivo era bloccare la riforma ma non ce la faranno: arriverà in porto» ha detto il premier Matteo Renzi in serata al Tg3. E rispetto alle polemiche delle opposizioni ha aggiunto: «Con 380mila emendamenti si può parlare di tutto tranne che di mancanza di diritti dell'opposizione».

Chiti vota in dissenso da Pd: sì a materie etiche
«Mi auguro che questo sia l'unico voto in dissenso che dò rispetto al mio gruppo». Lo ha annunciato il senatore della minoranza Pd Vannino Chiti in merito al voto sull'emendamento a prima firma Paolo Romani che introduce la competenza del nuovo Senato a legiferare sulle materie etiche. «Mi ricordo delle mie posizioni e non ho cambiato le mie convinzioni. Sono convinto che sulle leggi etiche e di attuazione della libertà religiosa sia giusto ci sia una funzione bicamerale» del Parlamento, ha spiegato.

Maggioranza blinda art.1
Le votazioni sul ddl riforme costituzionali sono iniziate oggi in aula. Il presidente, Pietro Grasso, ha deciso una sforbiciata agli emendamenti all'articolo 1, ammettendo al voto solo quelli che modificano o sopprimono il comma 5 dell’articolo, l’unico che è stato modificato dalla Camera in seconda lettura. E ha ammesso 19 votazioni segrete sull'articolo 1. E Ma da 19 le votazioni segrete dovrebbero ridursi a una sola. Il Pd ha blindato infatti l'articolo 1 del ddl, quello sulle funzioni del Senato, anche con l'emendamento Cociancich che, riscrivendo totalmente l'articolo 1, fa automaticamente decadere, se approvato, tutte le richieste di modifica su cui è stata ammessa la votazione segreta. In piedi resterebbe l'emendamento a firma Calderoli (1.602), toccato solo in parte - viene spiegato - dalla richiesta di voto nel segreto dell'urna e che dunque potrebbe essere votato per parti separate.

Due emendamenti Pd “sminano” votazioni segrete
L’intenzione sarebbe dunque quella di mettere al voto insieme l’emendamento Finocchiaro, sottoscritto da tutti i capigruppo di maggioranza, e il nuovo emendamento Cociancich, gli unici su cui il Governo ha espresso parere favorevole e che nei fatti recepiscono l’intesa con la minoranza Pd. Se approvati, i due emendamenti applicano di fatto un “canguro”, facendo decadere la maggioranza degli emendamenti ammessi e, quindi, eliminando di fatto le altre votazioni, comprese quelle a scrutinio segreto. Un “riparo” per la maggioranza, che eviterebbe eventuali rischi dovuti alle votazioni segrete. Nei due emendamenti si riattribuiscono al Senato alcune funzioni che erano state tolte durante il passaggio alla Camera.

Opposizioni scatenate: «È truffa al Parlamento»
Contro l’emendamento Cociancich è insorto per primo il leghista Roberto Calderoli: «È un attentato alla democrazia. A casa mia si chiama truffa. È un trucco». Di truffa ha parlato anche Sel. E da Forza Italia si sono levati gli scudi. «È intollerabile quel che sta accadendo, avete fatto una burla al Parlamento: vergognatevi», ha tuonato in Aula il capogruppo azzurro Paolo Romani. Per la fittiana Cinzia Bonfrisco, «è volgare macelleria parlamentare». Un «emendamento-trappola», per il senatore M5S Giovanni Endrizzi.

Su articolo 1 ok emendamenti a comma 5 o soppressivi
Grasso ha deciso una sforbiciata agli emendamenti all'articolo 1, ammettendo al voto solo quelli che modificano o sopprimono il comma 5 dell’articolo, l’unico che è stato modificato dalla Camera in seconda lettura. Ammessi anche quelli che propongono di sopprimere l’intero articolo. L'articolo 1 riguarda le funzioni del Senato ed è uno dei capisaldi della riforma costituzionale. Nel passaggio alla Camera, l’articolo è stato modificato in senso “restrittivo”, togliendo alcune funzioni al Senato. Nella lettura attuale a Palazzo Madama, maggioranza e minoranza del Pd hanno raggiunto un’intesa, che prevede di ripristinare alcune funzioni al futuro Senato.

Grasso boccia “super canguro” e no abolizione Senato
Bocciato senza appello invece il “super canguro”. Pietro Grasso ha infatti ritenuto inammissibili tutti gli emendamenti cosiddetti premissivi, ovvero quegli emendamenti che, se votati e approvati, fanno automaticamente decadere tutti gli altri emendamenti. E' il caso del famoso emendamento Esposito, quello presentato dal senatore del Pd sull'Italicum, che recepiva gli accordi di maggioranza sulle modifiche da apportare al testo e che, quindi, ha fatto si' che si eliminassero tutte le successive votazioni, con un “super canguro” che tolse via 35 mila emendamenti circa in un colpo solo. Grasso, inoltre, ha ritenuto inammissibili anche gli emendamenti che mirano ad abolire totalmente il Senato: tra questi, anche quello presentato dai due renziani doc, Mirabelli e Marcucci.

La tagliola ieri sugli emendamenti
La scure di Pietro Grasso ieri si è abbattuta tra le proteste delle opposizioni quasi all’ora di pranzo, dopo che l’Aula del Senato ha commemorato Pietro Ingrao: i 72 milioni di emendamenti presentati dal leghista Roberto Calderoli (inizialmente erano 85 milioni, ma lo stesso Calderoli ha ritirato la scorsa settimana quelli relativi all'articolo 1 e all'articolo 2) sono semplicemente «irricevibili». Non dunque inammissibili, perché per dichiararne l'inammissibilità bisognerebbe prima esaminarli. «Ci vorrebbero 17 anni per esaminare 72 milioni di emendamenti: un numero oggettivamente abnorme», ha detto Grasso. In Senato si calcola che alla fine quelli che verranno discussi davvero in Aula saranno tra i 3mila e i 3.500: oltre al vaglio sull'ammissibilità (oggi Grasso si esprimerà sugli emendamenti all'articolo 1 e solo giovedì sull'ammissibilità di quelli all'articolo 2), si dà per scontato che la maggior parte della mole di quasi 400mila siano “cangurabili”. L'obiettivo di Grasso è proprio quello di far discutere i senatori sul merito evitando se possibile la “tagliola” che scatta a ridosso del 13 ottobre, data di approvazione finale prevista dal calendario votato dall'Aula.


© Riproduzione riservata