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Ciclismo, Vincenzo Nibali vince il giro di Lombardia

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la classica delle due ruote

Ciclismo, Vincenzo Nibali vince il giro di Lombardia

E vai! Finalmente ci togliamo questo rognoso fardello. Finalmente in una grande classica torna a suonare l'inno di Mameli. Un po' di sano nazionalismo, almeno nel ciclismo, ogni tanto ci vuole.

Dopo 7 anni di guai, e una serie infinita di delusioni, il Giro di Lombardia torna a un campione italiano. Vincenzo Nibali, 30 anni, detto lo Squalo di Messina, con la sua maglia tricolore, fa quello che sa fare meglio quando sente l'odore della preda. Attacca in salita e poi morde in discesa. E lo fa esattamente dove aveva detto: sulla rampa del Civiglio, quando mancano circa 17 chilometri al traguardo di Como.

Vincenzo, seguito a ruota dallo spagnolo Valverde e dal francese Pinot, scatta tre volte di seguito. Tre morsi secchi, di quelli che fanno male. Il gruppetto si sgrana ma poi si ricompone. I due inseguitori non mollano. E allora Vincenzo mette in scena la sua specialità: l'attacco in picchiata con cavalcata verso il traguardo.

E un attimo: nella discesa del Civiglio il siciliano, inclinandosi come Valentino Rossi, sparisce nello spazio di due curve rischiando il tutto per tutto. Sono attimi di brivido, perfino una moto della carovana, stringendolo, rischia di farlo andare a gambe all'aria. Ma Nibali, come un funambolo, si infila in un corridoio da paura. E dietro, a frenare il gruppo degli inseguitori, c'e il compagno Diego Rosa, anche lui grande protagonista della corsa. Come una “Safety car” Diego tiene a distanza gli inseguitori, rallenta, rompe i cambi. “Ci siamo proprio divertiti!” dirà poi al traguardo.

L'unico a non arrendersi è lo spagnolo Moreno. Che nell'ultima rampa, quella di San Fermo, rosicchia a Nibali una ventina di secondi. Attimi di paura. Già una volta, nel Lombardia 2011, dopo un attacco spericolato sul Ghisallo, Vincenzo era stato ripreso. Ma ormai lo Squalo sente l'odore della vittoria. Scollina e di nuovo riapre il gas fino traguardo.
Anche Moreno lascia perdere. Troppo forte questo siciliano che, da quando è stato espulso dalla Vuelta, corre con la rabbia in corpo. Ma anche con la fredda determinazione di chi cerca il riscatto. Prima la Bernocchi, poi la Tre Valli. E adesso il gran finale con questo successo al Giro di Lombardia. L'ultimo a vincerlo, nel 2008, era stato Damiano Cunego. Sembra un'altra epoca, un'altra storia, un altro film.

Si chiude, anche simbolicamente, la grande crisi del ciclismo italiano. Perché a vincere questa classica-monumento non è stato un corridore qualsiasi. Ma il fuoriclasse siciliano, un talento che si è imposto nella Vuelta (2010), nel Giro d'Italia (2013) e nel Tour de France (2014), cioè nelle più importanti corse a tappe del ciclismo. Sono pochissimi i corridori in grado di legare il proprio nome ad appuntamenti così diversi e importanti. Nibali c'è riuscito riscattando una stagione piena di alti e bassi sia nei risultati che nei rapporti con la sua squadra.

“E' una giornata speciale” dice Vincenzo quasi con le lacrime agli occhi. “Ho vinto il Lombardia ed è il compleanno di mia moglie Rachele. Una vittoria meravigliosa perché questa è stata una stagione difficile. Una vittoria' importante per me ed è importante per tutta la squadra. Ci eravamo preparati bene e infatti noi dell'Astana abbiamo sempre gestitola corsa. De Rosa è stato bravissimo, soprattutto quando sono andato via in discesa. Allora gli ho detto: fermati, ora non tirare più... Ho dovuto inventare qualcosa in quel punto, perché in salita non riuscivo a far la differenza. Sono davvero felice...”

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