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verso le elezioni

Il giallo della presidenza Fifa: dopo Platini sotto accusa anche Chung. E se a vincere fosse «King Blatter»?

Qualche giorno fa era toccato a Michel Platini, accusato di aver incassato nel 2011 un pagamento “sospetto” di due milioni di euro dalla Fifa. Il Procuratore generale della Svizzera, che il mese scorso aveva annunciato l’apertura di un’indagine sul presidente Joseph Blatter per «gestione fraudolenta e appropriazione indebita» aveva fatto sapere che anche «Roi Michel», candidato numero uno alla successione dello stesso Blatter, era coinvolto nella stessa inchiesta. Aggiungendo che l’ex Pallone d’Oro sarebbe a metà strada «tra l’essere testimone e indagato». Più abituato ad attaccare che a difendersi Platini non ha negato la vicenda, spiegando però che il pagamento non sarebbe per nulla sospetto, ma legato a una consulenza (per la verità non meglio precisata) risalente proprio a quel periodo.

Adesso è la volta di un altro oppositore di Blatter, il sucoreano Chung Mong-Joon, a finire nell’occhio del ciclone. Durante una conferenza stampa a Seul, il dirigente asiatico ha spiegato di essere costretto a fronteggiare una possibile sospensione di 15 anni (avete letto bene, 15 anni) che potrebbe essergli comminata dal Comitato etico della Federazione internazionale. Motivo? Il suo sostegno alla candidatura coreana (il suo Paese) del Mondiale 2022, poi assegnato poi al Qatar, e la proposta della creazione di un fondo globale per il calcio.

«Il Comitato etico - ha spiegato il 63enne Chung Mong-Joon - non mi accusa di reati di corruzione o di conflitto di interesse. Eppure ha richiesto contro di me 15 anni di sospensione. Il motivo fondamentale per cui ciò è accaduto è che stavo mirando direttamente ad una struttura di potere della Fifa».

A questo punto è iniziata la parte più interessante della conferenza stampa, con accuse precise nei confronti dell’inaffondabile pluri-presidente della Fifa. « Con la campagna presidenziale - ha infatto proseguito Chung Mong-Joon - anche i soggetti che erano stati messi da parte diversi anni fa si sono rilanciati ed il vero pericolo è che stiano sabotando non solo la mia candidatura, ma le elezioni della Fifa e la Fifa stessa. Per quanto assurdo possa sembrare, ci sono riscontri nei media circa un piano di Blatter di voler restare presidente una volta esclusi tutti i candidati. Il rischio è che le elezioni si trasformino un una farsa».

Finora nulla di provato, sia ben chiaro. Siamo ai sospetti e alle accuse. Mettendo insieme i pezzi, tuttavia, si vede come Sepp Blatter non abbia alcuna intenzione di dimettersi dalla presidenza della Fifa , nonostante le richieste “pesanti” di due top sponsor come Coca-Cola e McDonald’s. «Anche se la Coca-Cola è un prezioso sponsor della Fifa - ha fatto sapere pochi giorni fa da New York l’avvocato del dirigente elvetico, Richard Cullen - il signor Blatter è in rispettoso disaccordo con questa posizione e ritiene che lasciare l’incarico non sarebbe nel miglior interesse della Fifa, né farebbe avanzare il processo di riforma. Per questo non si dimetterà».

Lo stesso Blatter, nei mesi scorsi, aveva fatto un dietro-front rispetto alle dichiarazioni rilasciate immediatamente dopo il terremoto che aveva coinvolto i vertici Fifa: annunciando di pensare alla possibilità di una sua nuova (sarebbe la sesta) candidatura alla presidenza. Che sia lui, o un uomo di sua fiducia, certo è che con Platini e Chung in difficoltà venngono meno due candidati-oppositori di peso, liberando la strada a possibili sorprese. Rivoluzione in vista o soluzione gattopardesca («Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi»)? Come finirà lo sapremo solo dopo le elezioni di Zurigo, attese per il 26 febbraio del prossimo anno.

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