Lifestyle

Blatter e Platini sospesi dalla Fifa, Messi rischia la prigione. Povero…

  • Abbonati
  • Accedi
contropiede

Blatter e Platini sospesi dalla Fifa, Messi rischia la prigione. Povero calcio (o forse troppo ricco?)

«Pecunia non olet», dicevano i latini. Ma la lezione sembra essere stata presa fin troppo sul serio dal mondo del calcio. Ricco, anzi ricchissimo, che sta vedendo sgretolarsi quel poco di credibilità che gli era rimasto proprio per questioni di soldi. Di soldi e, ovviamente, di potere: che poi dai tempi di Caino e Abele vanno più o meno di pari passo.

Il Comitato etico della Fifa, da qualche settimana, sta facendo piazza pulita tra i possibili candidati alla successione di Sepp Blatter per la presidenza del massimo organismo mondiale. Fuori il sudcoreano Chung, che si è preso 6 anni di sospensione a 100mila franchi di multa per aver sostenuto (al Comitato etico dicono in modo non regolare) la candidatura del suo Paese per i Mondiali del 2018 e del 2022. Fuori Michel Platini, che da ieri ha sulle spalle uno stop di 90 giorni: più che sufficienti per rendere perlomeno improbabile la sua partecipazione alle elezioni Fifa del prossimo 26 febbraio. E tanto per gradire fuori anche Blatter, anche lui per 90 giorni, sulla scia dell’inchiesta penale nella quale è stato coinvolto fin dallo scorso settembre.

Il bello è che a Blatter, della sospensione, rischia di non importare un bel nulla. Perché, salvo che non abbia cambiato idea negli ultimi tempi, aveva già deciso di non candidarsi: tanto, per continuare a esercitare il potere, potrebbe essere più che sufficiente far eleggere un uomo di suo gradimento, uno dei tanti fedelissimi che si è coccolati e cresciuti nel corso dei decenni e che potrebbe saltare fuori come un grillo dall’ecatombe in corso.

Non può non balzare all’occhio che i maggiori pretendenti alla successione siano stati azzoppati: primo fra tutti Michel Patini. Che, è vero per sua stessa ammissione, ha incassato due milioni di euro nel 2011 per una non meglio precisata consulenza risalente al periodo 1999-2002: pagamento a scoppio ritardato, quantomeno. Ma che lo stesso Platini, sempre stando alle sue dichiarazioni, avrebbe inserito nella denuncia dei redditi per pagarci regolarmente le tasse. Sarebbe la prima volta nella storia del mondo di un pagamento illecito fatto emergere dal diretto interessato che ne informa il fisco. Tant’è, Platini faticherà non poco a presentarsi il prossimo 26 febbraio, le elezioni rischiano di essere un terno al lotto.

Come se non bastasse dalla Spagna arriva anche una notizia che riguarda “soltanto” il miglior giocatore del mondo (io su questo avrei qualche dubbio e lo manderei almeno al ballottaggio con Cristiano Ronaldo, ma non è questo il nodo del contendere). Leo Messi, da tempo indagato per una frode fiscale da 4,1 milioni di euro (lite chiusa con il fisco versando importo e relativi interessi) sembrava averla scampata dopo che la procura spagnola aveva deciso di procedere penalmente solo contro Jorge Messi, il papà del campione. Che del figlio cura gli interessi economici con annessi e connessi.

Un bel dribbling, per Messi junior, che però non ha “saltato” gli uomini dell’Avvocatura. Tignosi, hanno semplicemente deciso che Leo Messi, sebbene non erudito in materia fiscale, non poteva ignorare del tutto la provenienza dei soldi. Che derivavano dallo sfruttamento dei diritti di immagine, ma soprattutto transitavano attraverso società con sede in noti paradisi fiscali.

Il giudice del Tribunale di Gavà, ridente paesino di circa 46mila abitanti a due passi da Barcellona, ha preso sul serio la pronuncia dell’Avvocatura e pur senza adottare ulteriori misure di natura cautelare ha rinviato a giudizio il campione, che adesso rischia 22 mesi di carcere: molto peggio di un’entrata da dietro di un terzinaccio spaccagambe.

Viene spontano chiedersi, vista la montagna di soldi che piove da anni su Leo Messi, per quale dannato motivo avesse bisogno (lui, o per lui suo padre o il suo commercialista) di frodare il fisco. Ma pagale, queste maledette tasse, che tanto con quello che ti resta i tuoi eredi vivranno come sultani medievali fino all’alba del quarto millennio!

Invece a pagare, tra sospensioni di dirigenti ed evasioni di campioni acclamati, è come sempre il calcio. Con la crescente disaffezione della gente che inizia ad avere un po’ di nausea e di tasche piene per tutti gli scandali che coinvolgono il mondo del pallone. Povero calcio, insomma, o forse ormai troppo ricco per essere ancora credibile. E soprattutto per essere ancora “solo” uno sport.

© Riproduzione riservata