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Georgia e Romania e quel posto reclamato tra le grandi del rugby

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Georgia e Romania e quel posto reclamato tra le grandi del rugby

L'Italrugby merita o no un posto del Sei Nazioni? L'interrogativo con una certa regolarità si affaccia su giornali, siti, forum, conversazioni tra addetti ai lavori e appassionati dell'ovale. Soprattutto quando la Nazionale italiana delude, gioca male o anche solo non raggiunge il livello atteso. L'occasione dei mondiali di rugby di Inghilterra 2015 ha dato modo di tornare sull'argomento. Da una parte perché c'è sempre qualche detrattore degli Azzurri pronto a sparare contro di loro – e loro con alcune prestazioni non fanno nulla per “salvarsi” – dall'altra perché ci sono altre squadre che, grazie al palcoscenico mondiale, riescono a mettersi sotto i riflettori e a reclamare un posto tra le grandi.

I due nomi che si fanno sono quelli di Georgia e Romania. Già perché in Europa, oltre alle britanniche (più l'Irlanda), alla Francia e all'Italia, sono questi due Paesi dell'Est a vantare forse la migliore tradizione rugbistica. Russia, Spagna e Portogallo hanno avuto fortune alterne nel cercare di far crescere il proprio movimento, mentre Georgia e Romania sono quelle più regolari. Durante la fase a gironi della Coppa del mondo che si sta giocando Oltremanica, di fronte alle buone prestazioni soprattutto della Georgia, il ct della squadra, Milton Haig, ha rilanciato la proposta: “Non è una novità per me, l'ho già detto in ogni occasione, la Georgia dovrebbe avere la possibilità di accedere al Sei Nazioni. Per lo sviluppo del nostro movimento è cruciale, è nella lunga strada che porta a diventare una nazionale competitiva, è il tipo di competizione di cui abbiamo bisogno. Basta guardare i progressi dell'Argentina da quando è nel Rugby Championship”, insieme a Nuova Zelanda, Australia e Sudafrica. Insomma, la questione è chiara, la Georgia vorrebbe avere almeno “l'opportunità” di poter accedere al Sei Nazioni. E la Romania non starebbe certo a guardare.

Una delle formule ipotizzate è di lasciare il torneo più antico del mondo a sei squadre – cambiare questo appare impossibile – e creare un sistema per cui l'ultima classificata di ogni edizione andrebbe a giocarsi in uno spareggio con le due formazioni dell'Est la possibilità di competere nel torneo l'anno successivo. Questa proposta ha trovato nel pilone azzurro Dario Chistolini un sostenitore. Visto che l'Italia si contende di solito l'ultimo posto con la Scozia, per la Nazionale italiana potrebbe essere l'occasione di conquistare qualche vittoria in più: “Giochiamo contro molte Tier One, dobbiamo iniziare a vincere più partite anche per salire nel ranking”, mentre per le altre nazionali potrebbe essere l'occasione per crescere, perché “per migliorare devi affrontare regolarmente squadre più forti”, ha sottolineato Chistolini. Su questo non ci piove. Tuttavia, esaminando i numeri e le prestazioni di Italia, Georgia e Romania nelle quattro partite della Coppa del mondo 2015 disputate tra settembre e ottobre forse ha ragione il mediano di mischia azzurro Edoardo Gori quando dice che “un gap tra noi e loro c'è”. Per quanto lui stesso ammetta che “sarebbe importante per far crescere il movimento in Romania e in Georgia” dare loro l'occasione di confrontarsi con le squadre del Sei Nazioni, senza dimenticare però che “noi siamo una squadra di un livello diverso”.

L'Italia esce dal mondiale con un terzo posto del suo girone, 10 punti, due vittorie e due sconfitte, 74 punti segnati fatti di sette mete, sei trasformazioni e nove calci di punizione. Per gli Azzurri il risultato è stato un fallimento rispetto all'obiettivo pre-mondiale, ovvero qualificarsi per la prima volta nella storia ai quarti di finale, con l'aver centrato solo il premio di consolazione: l'accesso diretto ai prossimi mondiali di Giappone 2019. Per la Georgia, invece, lo stesso terzo posto con otto punti – alle spalle di Nuova Zelanda e Argentina – è stato un successo, fatto di due vittorie e due sconfitte e 53 punti con cinque mete, cinque trasformazioni e sei calci. La Romania era nello stesso girone degli Azzurri e ha chiuso alle loro spalle con quattro punti in classifica: una vittoria e tre sconfitte per 60 punti realizzati con sette mete, cinque trasformazioni e cinque calci. Per i romeni la partita con l'Italia rappresentava una “finale” stando alle parole del loro ct Lynn Howells e il risultato è stato di 32 a 22 per gli uomini di Jacques Brunel. Un punteggio che rappresenta un match nel quale gli italiani solo nel finale hanno mollato la presa e permesso agli avversari di rientrare in una partita che fino al 65' della ripresa era sul 29 a 3.

Insomma, se è stata una finale, non l'hanno vinta loro. Certo il ranking mondiale non aiuta gli Azzurri che si trovano al dodicesimo posto con 72,74 punti, quando la Georgia è al quattordicesimo con 71,45 punti e la Romania resta più indietro al diciassettesimo con 66,59 punti. Le altre del Sei Nazioni sono tutte tra le prime dieci, insieme alle quattro del Sud cui si è aggiunto un inedito Giappone proprio al decimo posto. Proprio qui però vale la pena di ricordare le parole di Chistolini, noi di solito giochiamo con squadre che nel ranking mondiale ci sono avanti.

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