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La finale di un solo continente nel cuore rugbystico della vecchia Europa

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MONDIALI DI RUGBY

La finale di un solo continente nel cuore rugbystico della vecchia Europa

Le due squadre migliori, già in testa al ranking mondiale prima delle semifinali; il più bravo e carismatico arbitro in circolazione, il gallese Nigel Owens; lo stadio più prestigioso e carico di tradizione, il centenario impianto di Twickenham. C'è tutta l'eccellenza in questa finale di Coppa del Mondo che, in un certo senso, marca ancora più a fondo le distanze tra il vertice assoluto del rugby e la vecchia Europa: all'uscita nei quarti di tutte le rappresentanti del Sei Nazioni si aggiunge ora una finale che per la prima volta è appannaggio esclusivo del Nuovissimo Continente. Per trovare il non plus ultra, insomma, bisogna andare agli antipodi.

Nuova Zelanda e Australia, protagoniste di una grande e storica rivalità, arrivano in tandem a un traguardo che nessuna squadra aveva mai raggiunto prima: sono finaliste per la quarta volta. Uno sport sostanzialmente “chiuso”, che regala grandi sorprese in dosi molto contenute (ma quest'anno il successo di apertura del Giappone sul Sudafrica ha dato comunque una discreta scossa...), ha proposto, nell'arco di otto edizioni della Coppa del Mondo, solo cinque finaliste: se le due oceaniche si elevano su tutte a quota quattro, Francia e Inghilterra rimangono a tre e il Sudafrica a due (gli Springboks, però, erano assenti nel 1987 e nel 1991). La squadra che vincerà sabato, poi, sarà la prima ad avere totalizzato tre titoli mondiali.

Già, ma chi vincerà? Di fronte si ritrovano due team splendidi, organizzati, forti fisicamente, con valori tecnici immensi, come singoli e come collettivo. Formazioni capaci di adattarsi all'avversario e alle situazioni: così gli All Blacks straripanti nei quarti contro la Francia hanno saputo vincere contro il Sudafrica di misura (20-18) usando soprattutto una difesa saracinesca, con 83 placcaggi andati a segno su 86 tentativi; e l'Australia, dopo la vittoria all'ultimo respiro sulla Scozia, ha regolato un'Argentina indomabile con quattro mete e un buon tasso di spettacolarità, ma sempre difendendo con buona efficacia.

Piuttosto, volendo trovare qualche punto meno convincente nelle due protagoniste del confronto finale (le uniche, anche prima delle semifinali, ad avere raccolto solo vittorie dall'inizio della competizione), potremmo citare la disciplina non impeccabile degli All Blacks, che hanno lasciato sei penalty in mezzo ai pali al Sudafrica, e alcuni “vuoti” nello spirito dei Wallabies, che - dopo avere demolito Inghilterra e Galles - sono parsi assai meno sicuri contro la Scozia e hanno concesso un po' troppe iniziative all'Argentina, comunque superiore in mischia chiusa.

Siamo quasi ai dettagli, ma di fronte a una situazione tanto equilibrata qualsiasi aspetto può essere decisivo. Per questo non si può ignorare nemmeno quel soffio di pressione in più che può derivare dai precedenti in chiave mondiale. Non tanto perché negli scontri diretti, sempre in semifinale, l'Australia è in vantaggio 2-1 (vittorie nel 1991 e nel 2003, sconfitta nel 2011), ma anche perché nelle due precedenti edizioni che si sono svolte con base nel Regno Unito (1991 e 1999, finali a Londra e a Cardiff) ad alzare la Coppa sono stati proprio gli uomini in giallo. E se è per questo, la fantastica corsa in diagonale con cui Drew Mitchell ha destabilizzato tutta la difesa argentina prima di servire Ashley-Cooper, pronto a segnare la terza meta personale, ricorda un'altra magnifica invenzione, quella di David Campese, che, nella semifinale del 1991, proprio contro gli All Blacks, ricevette palla sui 22 metri davanti ai pali e fu portato dall'istinto ad andare a segnare all'altezza della bandierina.

Ma queste, naturalmente, sono soprattutto belle suggestioni, in attesa che parli in campo, che è l'unica cosa che conta.

LE SEMIFINALI
Nuova Zelanda-Sudafrica 20-18; Australia-Argentina 29-15

IL PROGRAMMA DELLE FINALI
Venerdì 30 (Londra, Stadio Olimpico, 21 ora italiana): Argentina-Sudafrica
Sabato 31 (Londra, Twickenham, 17 ora italiana): Australia-Nuova Zelanda

I MARCATORI
Sanchez (Argentina) 89 punti; Laidlaw (Scozia) e Pollard (Sudafrica) 79; Foley (Australia) 75; Carter (Nuova Zelanda) 63; Goromaru (Giappone) 58; Biggar (Galles) 56; Allan (Italia) 44; Farrell (8nghilterra) 43; Savea (Nuova Zelanda) 40

I METAMEN
Savea (Nuova Zelanda) 8 mete; Imhoff (Argentina), G. Davies (Galles), Milner-Skudder (Nuova Zelanda) e Habana (Sudafrica) 5; Mitchell e Ashley-Cooper (Australia), Van der Merwe (Canada), Seymour (Scozia), Pietersen (Sudafrica) 4; seguono 9 giocatori con 3 mete

IL RANKING MONDIALE
1. Nuova Zelanda; 2. Australia; 3. Sudafrica; 4. Argentina; 5. Galles; 6. Irlanda; 7. Francia; 8. Inghilterra; 9. Scozia; 10. Giappone; 11. Figi; 12. Italia; 13. Tonga; 14. Georgia; 15. Samoa; 16. Usa; 17. Romania; 18. Canada; 19. Uruguay; 20. Namibia

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