Italia

Roma, Marino ritira le dimissioni. Consiglieri in uscita, pronti…

  • Abbonati
  • Accedi
Il vicesindaco Causi lascia l’incarico

Roma, Marino ritira le dimissioni. Consiglieri in uscita, pronti all’addio in 25 e 19 sono del Pd

Il sindaco di Roma, Ignazio Marino ha firmato la lettera con la quale ritira le sue dimissioni presentate lo scorso 12 ottobre. Così una nota del Campidoglio diffusa a metà pomeriggio. Se non fosse intervenuto questo ripensamento, le sue dimissioni sarebbero state effettive dal 2 novembre. «Sono pronto a confrontarmi con la mia maggioranza», ha spiegato Marino uscendo dal Campidoglio.

Sì alla pedonalizzazione integrale dei Fori
Intanto la giunta capitolina ha approvato, nonostante la bufera in corso, la delibera sulla sperimentazione della pedonalizzazione integrale di via dei Fori Imperiali per un anno limitatamente nei weekend e nei festivi. Dunque dal 26 dicembre prossimo al 26 dicembre 2016, nei week end, nei festivi e nei ponti anche bus e taxi non potranno transitare su via dei Fori.

Marino: pronto a confronto con la maggioranza in Aula Giulio Cesare
Tornando al braccio di ferro in corso, lo stesso Marino ha annunciato l’intenzione di richiedere alla presidente del Consiglio comunale capitolino, Valeria Baglio, «una discussione aperta, franca e trasparente nell'aula Giulio Cesare».«Sono assolutamente pronto a confrontarmi con la mia maggioranza - ha aggiunto Marino - e a illustrare quanto fatto, le cose positive, gli errori, la visione per il futuro». L’ex chirurgo ha quindi definito l'Aula «un luogo sacro per la democrazia», scenario ideale per qualla che si preannuncia una vera e propria resa dei conti in casa Pd. Se la preesidente Baglio accoglierà la richiesta del sindaco, l’Assemblea capitolina non potrà essere riunita prima di lunedì 2 novembre: è in corso infatti il congresso nazionale, a Chianciano, dei Radicali italiani, e per prassi si convoca l’Aula in concomitanza di un congresso politico nazionale, regionale o cittadino.

Dem pronti a dimissioni in massa per staccare la spina a Marino
Tornato da una settimana in America Latina, Matteo Renzi avrebbe voluto trovare risolta la grana Marino. E invece, proprio mentre il premier atterrava a Ciampino, arrivava la conferma che il sindaco di Roma aveva revocato le sue dimissioni. Una situazione ormai da tempo annoverata tra quelle possibili, ma che - una volta concretizzatasi - ha costrettoRenzi a prendere in mano la situazione. Nulla di visibile, perchè la volontà di Renzi resta quella di tenersi - almeno mediaticamente - il più lontano possibile dalla vicenda romana, ma un intervento dietro le quinte per convincere tutti i 19 consiglieri Pd a dimettersi, anche quelli più restii. Perché di fronte alla sfida di Marino, Renzi non ha fatto una piega: «Deve andarsene e basta. E se servono le dimissioni dei consiglieri, si dimetteranno», in sintesi questo il pensiero del presidente del leader del Pd nonché capo del Governo.

La conta per arrivare a quota 25
Già prima che arrivasse la notizia che la fatidica quota 25 necessaria a fare decadere Marino sarebbe stata raggiunta, in Transatlantico un fedelissimo del premier ha spiegato: «Ora è tornato il segretario, e la pressione su chi pensa di poter evitare le dimissioni diventerà difficilmente sostenibile». Un'ora dopo circolava nel Pd la nuova conta: «I 19 consiglieri Dem si dimetteranno tutti, e oltre a loro lasceranno anche Marchini e Onorato, Daniele Parrucci di Centro democratico, Roberto Cantiani del Pdl, e i consiglieri del Misto Svetlana Celli e Cosimo Dinoi». Appuntola fatidica quota 25 che - se tutto dovesse andare secondo i piani - negherà a Marino anche l'ultima chance.

Niente intese «con il partito di Mafia Capitale»
Obbiettivo raggiunto senza bisogno di grillini e soprattutto di uomini della destra che sosteneva Alemanno, per evitare di allearsi «con il partito di Mafia Capitale» e magari per gettare le basi dello schieramento alle prossime elezioni, che qualcuno vorrebbe affrontare insieme ad Alfio Marchini.

Il ruolo di Lotti e Orfini
E per riuscire nell'intento, Renzi avrebbe schierato in campo l'uomo che da sempre tiene per suo conto i vari pallottolieri: Luca Lotti. Che avrebbe tessuto la tela politica per raggiungere quota 25 e che col peso di palazzo Chigi avrebbe irrobustito gli argomenti del presidente del partito e commissario a Roma, Matteo Orfini, che finora non avevano convinto tutti i consiglieri Dem. L'avvertimento lanciato da Orfini ieri pomeriggio ai consiglieri riottosi («Il processo di rinnovamento e ricostruzione del Pd romano non si fermerà per mano di strumentali oppurtunisti») sarebbe stato infatti rilanciato anche oggi con maggiore durezza: ovviamente esclusa ogni possibile ricandidatura per chi non si allinea, ma soprattutto una campagna mediatica per denunciare chi «per difendere la poltrona fa del male a Roma». Non solo il sindaco di Marino con la sua resistenza a oltranza, ma anche tutti i consiglieri che volessero sfilarsi dalla strategia Pd.

Vertice in notturna
La riunione tra Orfini e i consiglieri Dem è anadata avanti anche in serata. Affinchè le dimissioni della maggioranza dei consiglieri sortisca infatti l'effetto della decadenza del sindaco, c'è bisogno che il passo indietro sia compiuto dai 25 contemporaneamente. Si vedrà forse domani se l'obiettivo sarà raggiunto. E l'appuntamento, spiegano fonti Pd, dovrebbe essere per il primo pomeriggio all'Ufficio Protocollo del Comune: «Aspettiamo che torni un consigliere che in questo momento è fuori Roma».

Causi lascia l’incarico di vicesindaco, poi l’addio di Esposito (Trasporti)
«Ho appena consegnato la mia lettera di dimissioni dall'incarico di vicesindaco di Roma Capitale», ha invece annunciato il deputato dem Marco Causi, a pochi minuti dal ritiro delle dimissioni da parte di Marino. Lo imitano poco dopo l'assessore ai Trasporti, Stefano Esposito, e l'assessore al Turismo Luigina Di Liegro.

Si allunga la lista degli assessori in uscita
Conferma l’abbandono della nave, già preannunciata nei giorni scorsi, anche l’assesore alla legalità e alla Trasparenza Alfonso Sabella che a Sky Tg24 dice: «Da lunedì torno a fare il magistrato». La sua, ha spiegato, «è una valutazione tecnica», che non tiene conto delle valutazioni politiche: «Non sarei in grado di far approvare tutti i provvedimenti a cui sto lavorando e sarei messo nell'impossibilità di fare il mio lavoro». A seguire lascia anche l'assessore alla Scuola della capitale, Marco Rossi Doria, che annuncia «Torno al mio lavoro di maestro». Pronti a lasciare la giunta Marino altri due assessori, ai Lavori Pubblici Maurizio Pucci e alla Cultura Giovanni Marinelli. «Stasera sarò presente alla Giunta perché ritengo sia fondamentale chiudere delle questioni importanti per la città - spiega infatti Marinelli - Subito dopo presenterò le mie dimissioni».

Sel: no a dimissioni, attendiamo confronto in Aula poi valuteremo
In questo scenario, si chiariscono anche le posizioni delle altre forze dell’opposizione in Campidoglio. La linea dei consiglieri di Sel, annunciata dal segretario romano Paolo Cento, è quella di non dimettersi e di attendere il confronto in Aula chiesto dal sindaco per poi valutare il da farsi. «Il Pd farà le sue scelte, noi continuiamo a dire anche al Pd - ha spiegato Cento - con cui abbiamo condiviso questa esperienza, che sono incomprensibili le ragioni per cui non si voglia fare il dibattito pubblico dimettendosi prima».

Opposizioni mobilitate: città presa “in ostaggio” da Marino
Le dimissioni ritirate (quasi) in extremis dal primo cittadino ridanno fiato alle polemiche, mai sopite, sullo stand by imposto alla città dalla lunga “pausa di riflessione” ddi Marino. Via twitter il vicepresidente della camera Luigi Di Maio (M5s) lancia la linea dei grillini: «Ignazio Marino si è barricato in Campidoglio, tiene in ostaggio i Romani. Si scelga da che parte stare: complici o liberatori? #marinoacasa». La metafora della città di ostaggio è ripresa da Dorina Bianchi, vicepresidente dei deputati di Area popolare (Ncd - Udc), che scende in campo in difesa della città. Roma, spiega, «non merita una sceneggiata come quella messa in atto dal sindaco Marino e non può essere ostaggio di un comportamento cosi' irresponsabile, di un tira e molla che mette a rischio un evento importante come quello del Giubileo». Chi riveste responsabilità, conclude, « deve capire quando è il momento di farsi da parte». Sceglie twitter anche Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, che commenta: «Mentre a Roma regna il caos continua la guerra Pd sulla pelle dei cittadini. Marino-Orfini-Renzi irresponsabili. Crisi in Aula e poi elezioni».

Marino: Capitale ha anticorpi
«Qui la questione non è Ignazio Marino ma Roma: Ignazio Marino non ha assolutamente nulla né da chiedere né da negoziare con nessuno» aveva detto stamattina Marino, rispondendo a chi gli chiedeva se avesse anticipazioni da dare sulle sue dimissioni (che diventeranno irrevocabili se non revocate entro il 2 novembre) e suoi rapporti col Pd. Il sindaco dimissionario, replicando anche al presidente dell’AnacRaffaele Cantone (che aveva parlato di assenza a Roma degli anticorpi necessari alla corruzione, ndr) ha anche dichiarato: «A Roma gli anticorpi esistono, ce ne sono milioni». Ma intanto la situazione sembra stia precipitando. Con una accelerazione improvvisa. Il commissario del Pd Roma Matteo Orfini ha convocato alle 14 i consiglieri comunali dem al Nazareno. Una riunione in cui si potrebbe discutere dell'ipotesi di dimissioni di massa dei consiglieri

«Sto riflettendo, comunicherò presto mie decisioni»
Quanto alla conferma o al ritiro delle dimissioni, Marino in mattinata non si era ancora sbilanciato. «Sto riflettendo - ha detto al suo arrivo al Campidoglio - comunicherò presto le mie decisioni alla figura istituzionale deputata, che è la presidente Baglio», la presidente del Consiglio comunale capitolino. In piazza del Campidoglio Marino è stato avvicinato da alcuni sostenitori, che lo hanno esortato a «non mollare» e tenere duro. «Non mollare, va bene», ha detto Marino quasi tra sè e sè.

Il colloquio interlocutorio Orfini-Marino
La giornata di ieri si era chiusa con il lungo incontro tra Marino e il presidente-commissario del Pd Matteo Orfini a casa del vicesindaco Marco Causi, che non ha portato però Marino a una decisione definitiva sul suo futuro. Se il premier Matteo Renzi mantiene la linea dura e ha interrotto le comunicazioni con il sindaco uscente per spingerlo a non ritirare le sue dimissioni, Marino dal canto suo non aveva sciolto la prognosi e ha continuato le consultazioni. La riunione di Giunta di oggi potrebbe anche servirgli per capire definitivamente chi degli assessori potrebbe seguirlo nella possibile resistenza con annessa richiesta di convocazione dell'Aula, che dovrebbe a questo punto riunirsi necessariamente entro la fine della settimana.

Marino sempre più solo
I conti però sono poco incoraggianti per Marino: gli rimarrebbero accanto solo la fedelissima Alessandra Cattoi, l'assessore all'Ambiente Estella Marino e l'assessore alla Trasformazione urbana Giovanni Caudo, e in aula troverebbe ben 38 consiglieri comunali pronti a firmare una mozione per sfiduciarlo. Anche se l’ipotesi più probabile, a questo punto, sono le dimissioni in blocco dei consiglieri Pd, seguiti a ruota da quelli del M5s e di altri consiglieri di opposizione, con conseguente scioglimento del consiglio Comunale.


© Riproduzione riservata