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Sud: Palazzo Chigi pubblica il Masterplan

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Il Piano per il MeZZOGIORNO

Sud: Palazzo Chigi pubblica il Masterplan

Sono state pubblicate sul sito del Governo le linee guida del Masterplan per il Mezzogiorno. Il piano (come anticipato dal Sole 24 Ore del 4 novembre) , sottolinea Palazzo Chigi, conta «su una dotazione economica consistente: parliamo di circa 95 miliardi, da qui al 2023, da destinare allo sviluppo». Si tratta di un progetto, sottolinea il Governo, «che non cala dall'alto le soluzioni ma fa leva sulle capacita' e sulla voglia di mettersi in gioco dei cittadini e delle istituzioni meridionali». La prima linea guida, si chiama 'Ricomincio da tre' (come il celebre film d'esordio di Massimo Troisi, ndr). «Non si parte da zero! Il Governo e le istituzioni regionali e locali - scrive Palazzo Chigi - non sono stati fermi ma hanno gia' operato su almeno tre terreni fondamentali per ridare speranza al Mezzogiorno d'Italia, tre terreni molto concreti di azione meridionalista». Il primo è «il recupero del ritardo nell'utilizzo dei Fondi strutturali stanziati nel ciclo di programmazione europea 2007-13: la percentuale di utilizzo dei Fondi lasciata in eredita' dal Governo Berlusconi era solo del 15% al 31 dicembre 2011, cioe' al termine del quinto anno del periodo programmatorio; al 30 giugno scorso siamo arrivati all'80% e stiamo lavorando con Ministeri e Regioni responsabili dei programmi per arrivare al 100% di utilizzo dei Fondi entro la scadenza del 31 dicembre 2015. Quindi c'e' l'avvio della «Programmazione 2014-20: a oggi abbiamo gia' ottenuto l'approvazione da parte della Commissione di 49 programmi nazionali e regionali sui 50 previsti; puntiamo a far approvare anche il cinquantesimo entro fine anno. Potremo cosi' cominciare a utilizzare i nuovi Fondi immediatamente dopo la rendicontazione di quelli 2007-13, ossia a partire dall'inizio del 2016. Una componente rilevante della 'cassetta degli attrezzi' e' quindi gia' pronta».

La risposta alle crisi aziendali

Il terzo punto su cui poggia la prima linea guida e' costituito dalla «risposta alle crisi aziendali: siamo intervenuti, con strumenti come i contratti di sviluppo e gli Accordi di programma, a fronteggiare situazioni di crisi di singole aziende e di aree a rischio di desertificazione industriale. L'obiettivo e' stato ed e' quello di salvaguardare le possibilita' di recupero per parti importanti del tessuto produttivo meridionale, precondizione per mantenere aperta la prospettiva di una piu' generale ripresa produttiva e occupazionale. Si pensi, per limitarci ad alcuni esempi, a crisi come quella della ex Micron di Avezzano, della Whirlpool e della Firema di Caserta, della ex Irisbus di Avellino, dell'Ilva di Taranto, della Bridgestone di Bari, della Natuzzi nelle Murge, dell'Ansaldo Breda di Reggio Calabria, della ex Fiat di Termini Imerese, della conversione alla chimica verde dei poli di raffinazione di Gela e di Porto Torres, della ripresa dell'Eurallumina di Portovesme. E si pensi agli Accordi di programma e ai Protocolli d'intesa per aree di crisi industriale come Taranto, le Murge, Gela, Termini Imerese, il Sulcis, Porto Torres, le cinque aree individuate in Campania».
La seconda linea guida del Masterplan e' intitolata «Una politica industriale per il Mezzogiorno». Questo tassello «riguarda e condizioni di contesto, che possiamo articolare in due ambiti: le regole di funzionamento dei mercati e la predisposizione di fattori di produzione comuni, ossia infrastrutture e capitale umano. Per quanto riguarda le regole, il Masterplan parte dall'azione di liberalizzazione e riforma dei mercati impostata dai governi di centrosinistra della seconda metà degli anni Novanta e punta per un verso, abbattendo le protezioni monopolistiche e le rendite grandi e piccole, a dare spazio a tutti coloro che mettano in gioco le proprie capacità imprenditoriali e lavorative e, per altro verso, a mettere in moto processi di aggregazione delle aziende di servizio pubblico locale per farne realta' dinamiche che, dando respiro industriale ai servizi, ne accrescano l'efficienza e l'efficacia nel rispondere ai bisogni delle comunita' locali. In questo quadro, giocano un ruolo essenziale anche le nuove regole fiscali che stiamo costruendo e che puntano a sostenere la capitalizzazione delle imprese, come la cosiddetta Ace, che intendiamo rafforzare ulteriormente, e a rendere piu' attrattivo l'investimento, come la riduzione dell'Ires varata con la Legge di stabilita'. E giocano un ruolo essenziale regole di funzionamento dei mercati finanziari, Fondo Centrale di Garanzia, minibond, e azione dei soggetti bancari - come la Banca per il Mezzogiorno - che sostengano l'accesso al credito per tutte le imprese sane».

Divario infrastrutturale

Inoltre, «grande attenzione deve essere posta al superamento del gap infrastrutturale che separa il Sud dal resto del Paese. Serve una svolta nella capacita' di direzione pubblica: capacita' di programmazione (le riprogrammazioni che si sono rese necessarie per accelerare l'utilizzo dei Fondi europei 2007-13 segnalano errori di programmazione che non devono ripetersi con i Fondi 2014-20); semplificazione amministrativa, sfoltimento dei vincoli normativi e regolamentari e attribuzione chiara di responsabilita' a ogni amministrazione; riforma del Titolo V della Costituzione in modo da superare le sovrapposizioni di competenze tra livelli di governo. E' ora di mettere la parola fine a incertezza regolatoria e costi collaterali che aumentano l'onere per la collettivita' e azzoppano la possibilita' stessa di realizzare le infrastrutture: abbiamo cominciato con lo Sblocca Italia e dovremo procedere con operazioni di snellimento radicali.

Ancora, «allo sviluppo del tessuto produttivo meridionale daranno poi un forte contributo le iniziative delle imprese partecipate da soggetti pubblici. Parliamo in particolare del ruolo di Finmeccanica nei settori ad elevata innovazione tecnologica, di quello di Fincantieri nel settore navi e piattaforme off-shore, di quello di Enel nel settore delle rinnovabili e del gas, di quello di Eni nella conversione alla raffinazione e alla chimica verde».

I 15 Patti per il Sud con regioni e città

«Il Governo - ricorda Palazzo Chigi - si è attivato per costruire 15 Patti per il Sud, uno per ognuna delle 8 Regioni (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna) e uno per ognuna delle 7 Citta' Metropolitane (Napoli, Bari, Taranto, Reggio Calabria, Palermo, Catania, Cagliari). L'obiettivo e' proprio quello di definire per ognuna di esse gli interventi prioritari e trainanti, le azioni da intraprendere per attuarli e gli ostacoli da rimuovere, la tempistica, le reciproche responsabilita».

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