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«Al bando per doping la squadra russa di atletica. Cremlino complice». A rischio Olimpiadi, Mondiali ed Europei

Bomba-doping sulla Russia: una commissione indipendente istituita dalla Wada, l'agenzia mondiale antidoping, ha chiesto la messa al bando della Federazione di atletica leggera russa, aprendo la strada alla possibile esclusione degli atleti di Mosca da Olimpiadi, mondiali ed europei. In un rapporto di 323 pagine, frutto di un'inchiesta di 11 mesi, si spiega che la sospensione dovrà durare fino a quando Mosca non avrà fatto chiarezza sui ripetuti casi di doping che hanno coinvolto i suoi atleti.

Le accuse della Wada
La commissione ha identificato carenze sistematiche nei controlli della Federazione internazionale (Iaaf) e di quella russa che «impediscono o diminuiscono la possibilità di un efficace programma anti-doping» per gli atleti russi.

La Commissione presieduta da Dick Pound ha accusato il governo russo di essere complice di una diffusa pratica di doping con l'ausilio dei servizi segreti dell'Fsb, che avrebbero controllato il laboratorio antidoping moscovita anche durante i Giochi invernali di Sochi del 2014. La Wada si è spinta fino ad accusare direttamente il ministro dello sport di Mosca, Vitaly Mutko, di aver dato ordini diretti di «manipolare alcune specifiche provette» per le analisi antidoping.

Doping e mazzette
La Russia è una potenza mondiale dell'atletica leggera e ai Giochi olimpici del 2012 a Londra è finita seconda dietro agli Stati Uniti nel medagliere e ora rischia che la Iaaf escluda i suoi atleti dalle maggiori competizioni internazionali. Secondo il Sunday Times di ieri, otto atleti vincitori di medaglie d'oro o d'argento all'Olimpiade di Londra 2012 avrebbero dovuto esser squalificati per doping già prima dei Giochi e sono invece sfuggiti alla sanzione per effetto di mazzette finite anche nelle tasche dell'ex presidente Iaaf Lamine Diack. Nello scandalo sarebbero coinvolti cinque atleti e altrettanti allenatori russi per cui è stata chiesta la sospensione a vita.

Ma non solo. Sarebbero coinvolti membri della Federazione russa, della Rusada, l'agenzia antidoping nazionale, della Iaaf e della Wada. Per l'avvocato canadese Richard McLaren, uno dei tre membri della commissione d'inchiesta indipendente della Wada, lo scandalo sportivo denunciato potrebbe essere «ben più grande anche di quello che ha coinvolto la Fifa qualche mese fa, poiché non riguarderebbe solo la parte amministrativa e organizzativa dello sport ma anche i risultati registrati negli ultimi anni».

Indagini iniziate nel 2014
Le indagini sono iniziate nel dicembre 2014, quando un documentario trasmesso dal canale tedesco Adr dal titolo «Top-secret Doping: How Russia makes its Winners» raccontò attraverso la storia di Vitaliy Stepanov e Yulia Stepanova, un dipendente dell'agenzia antidoping russa e un'ex-atleta squalificata per doping, il vasto e regolare uso di doping fra gli atleti russi.

Le reazioni della Iaaf e di Mosca
«Le informazioni contenute nel rapporto Wada sono allarmanti. Abbiamo bisogno di tempo per analizzarle correttamente e comprenderne i risultati. Nel frattempo ho invitato il Consiglio ad aprire un procedimento nei confronti della Federatletica russa», ha dichiarato il presidente della Iaaf, Sebastian Coe. Non ci stanno, però, le autorità di Mosca: «Non bisogna fare confusione, la Commissione non ha il diritto di sospendere nessuno», ha replicato subito il ministro dello sport Mutko; per Vladimir Uiva, capo dell'Agenzia federale medico-biologica russa, le accuse della Wada «hanno una motivazione assolutamente politica, come le sanzioni contro la Russia» mentre «qualsiasi provvedimento di sospensione dovrebbe essere discusso nella riunione della Iaaf nel mese di novembre», ha detto il presidente ad interim di RusAthletics, Vadim Zelechenok. «Dovrebbe essere dimostrato che le violazioni erano colpa della federazione e non dei singoli sportivi. Dovrebbe esserci data la possibilità di difendere la nostra reputazione».


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