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Renzi: «Non si vince la sfida solo con le armi».…

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la strategia post-attentati

Renzi: «Non si vince la sfida solo con le armi». Pinotti: escludo intervento italiano in Siria

«Ci vuole una reazione, certo. Ma non solo. Serve una strategia. Mettiamo in conto tutti i tipi di intervento, ma la sfida non la vinci solo con azioni militari. La vinci se riesci a vincere la sfida educativa». Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, alla presentazione del nuovo settimanale della Stampa “Origami”, torna a commentare la strategia internazionale dopo gli attentati di Parigi. E precisa: «Sono molto prudente sulle parole. Capisco chi utilizza la parola guerra ma io non la uso. È evidente che l’attacco di Parigi è strutturalmente un attacco militare. È una gigantesca aggressione all’idea stessa della nostra identità».

«Chiudere le frontiere? Vuol dire tenerli dentro»
«C’è chi dice che l’Italia si nasconde», ha detto Renzi. «No, l’Italia è in tante partite. Ma lo facciamo senza dichiarazioni roboanti. Qui c’è bisogno di un soft power, in una dinamica di unità del Paese». «L’Italia - ha sottolineato - potrà reagire non con calma, non con sopportazione. Ma con saggezza, equilibrio e determinazione. Il mio impegno è essere all’altezza della grandezza del Paese». E il premier ha replicato a chi propone come soluzione la chiusura delle frontiere: «Se dici “chiudiamo le frontiere”, come alcuni hanno fatto in questi giorni, devi dire che lo fai per tenerli dentro, perché gli assassini nella stragrande maggioranza dei casi sono nati e cresciuti in Europa. La minaccia viene da dentro».

«Putin fondamentale al tavolo, possiamo fidarci»
Renzi ha difeso il coinvolgimento al tavolo di Vladimir Putin. «Non deve essere il kingmaker, ma è assolutamente fondamentale che ci sia. Possiamo fidarci di lui. A noi interessa includere i russi. Chiedere di portarli al tavolo è diverso da appaltare la Siria alla Russia come una politica internazionale da bar sport vorrebbe fare». E poi, ha ribadito il presidente del Consiglio, «serve una soluzione, un accordo sulla Libia. Si può immaginare un maggior ruolo anche dell’Italia nell’accompagnare un governo che si sia insediato in Libia».

«Nessuno può sentirsi immune dal pericolo»
Il presidente del Consiglio è stato comunque chiaro: «Nessuno può prendersi il lusso di dire “tranquilli non c’è problema”. Chi lo dice vive su Marte. In tutto il mondo i terroristi hanno colpito. Persino in Australia. In Italia abbiamo subito, vissuto le pagine del terrorismo. Nessuno può pensare di essere immune». Ma Renzi ha rivendicato: «Noi stiamo facendo la nostra parte, a cominciare dalle forze dell’ordine, che hanno espulso 55 estremisti e compiuto 59mila perquisizioni. Stiamo provando a fare di più di quello che era necessario. Spero che nelle prossime ore possa esserci, e io lo proporrò, un grande investimento sulla tecnologia».

Pinotti: escludo intervento italiano in Siria
Molto chiara anche la posizione del ministro della Difesa italiano, Roberta Pinotti. «Escludo un intervento in Siria - ha dichiarato a Bruxelels - Non escludo il rafforzamento dell'intervento in Iraq, nel senso che lo stiamo rafforzando. Mentre i numeri previsti per la nostra missione dal decreto precedente erano attorno alle 500 persone, il decreto che in questo momento è in discussione al Parlamento ne prevede 750». L’Italia, ha aggiunto, ha comunque assicurato alla Francia «la massima disponibilità rispetto alla collaborazione nel nostro Paese».

«Abbassiamo i toni della politica interna»
L’invito di Renzi è lo stesso, alla fine, di quello lanciato ieri dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni nell’informativa alla Camera: «Abbassiamo i toni della politica interna: vince l’Italia tutta insieme, tutta intera e chi rappresenta le istituzioni rappresenta tutto il Paese, punto». Prendendo esempio proprio dalla Francia: «Le Pen ha bloccato la campagna elettorale».

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