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Boeri: «L’ira dei pensionati? Colpiamo solo 230mila pensioni…

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intervista a mix 24 di giovanni minoli

Boeri: «L’ira dei pensionati? Colpiamo solo 230mila pensioni d’oro, su 16 milioni di prestazioni»

«Quelli che hanno fatto questo studio dovrebbero spiegarci perché in altri Paesi stanno imitando il nostro sistema». Lo ha detto il presidente dell'Inps, Tito Boeri, commentando durante Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24, lo studio di un'organizzazione indipendente che ha definito l'Inps uno dei sistemi previdenziali più a rischio tra quelli occidentali: su 25 esaminati quello italiano sarebbe il più fragile. Nell'intervista Boeri spiega che «il nuovo sistema previdenziale che noi abbiamo viene imitato in tutto il mondo, adesso stiamo aiutando la Cina a mettere in piedi un sistema di questo tipo, per esempio». Il punto di partenza, ha sottolineato ancora Boeri, «è che noi vogliamo rendere il sistema non soltanto finanziariamente, ma anche socialmente sostenibile, perché siccome c'è un patto tra generazioni, se le persone non lo percepiscono come equo, questo patto rischia di non reggere».

Attacchi da parlamentari? Proporzionali ai tagli sui loro vitalizi
«Sì, noi siamo riusciti a coalizzare l'intero arco parlamentare, ma non mi scoraggio, perché devo dire che soprattutto le posizioni dei parlamentari, diciamo la pesantezza degli attacchi personali, sono strettamente proporzionali all'entità dei tagli che noi produciamo sui loro vitalizi. Brunetta è uno di questi, quindi io penso che sia questa la vera motivazione», ha dichiarato Boeri rispondendo alla serie di attacchi che alcuni parlamentari gli hanno rivolto in questi giorni. Solo per la proposta dei tagli ai vitalizi dei politici? «Non solo, quello certamente è un aspetto di equità importante. Non si vede perché i vitalizi non debbano essere trattati come le pensioni di tutti gli altri lavoratori».

L’ira dei pensionati? Colpiamo 230mila persone su 16 milioni, cioé pensioni d’oro
Negli ultimi 24 anni sono stati cambiati dieci volte i meccanismi di indicizzazione. Un pensionato che si sente perseguitato ha ragione allora, chiede Giovanni Minoli al presidente dell'Inps Tito Boeri a Mix24 su Radio 24. «È questo lo scandalo, sono perfettamente d'accordo – spiega Boeri – In questo sicuramente gli dò ragione, difatti noi proponiamo di fare la riforma definitiva e non è più indiscriminata come questa. Noi andiamo a colpire 230 mila persone, sono 230 mila su una platea di 16 milioni di pensionati quindi sono molto poche le persone. Persone che hanno delle pensioni alte quindi possono in qualche modo permetterselo. E al tempo stesso persone che hanno delle pensioni molto più alte di quelle che sarebbero giustificate alla luce dei contributi che hanno versato. Gente che è andata in pensione presto rispetto all'età pensionabile».

Inps pronta a sperimentare la riforma Madia
A proposito della riforma della Pubblica amministrazione del ministro Madia Boeri si è detto pronto a recepirla: «Noi ci candidiamo a sperimentarla. Noi siamo pronti». E si augura che venga applicata «per il momento è soltanto una legge delega quindi non c'è nulla». Quello che è più interessante della riforma secondo Boeri è «avere la possibilità di poter gestire in modo più efficiente la dirigenza, di spostare le persone, di poterle gestire nell'insieme della pubblica amministrazione».

I sindacati si sono opposti a cambiare le loro regole pensionistiche
Ci sono resistenze al cambiamento da parte dei sindacati, ha detto Boeri: «noi abbiamo anche proposto di cambiare le pensioni dei sindacalisti, perché quelli che hanno fatto la carriera sindacale, in aspettativa con cariche nel pubblico impiego avevano delle regole molto vantaggiose per le loro pensioni. Verso la fine della carriera potevano pagarsi dei contributi molto elevati e poi andare in pensione con delle pensioni molto…(alte). Una delle proposte che noi facciamo è proprio cambiare questa cosa». Boeri ha anche sottolineato che la resistenza del sindacato «non è piccola» e che il sindacato è diventato un agente di conservazione quando «si è opposto a cambiare le regole dei sindacati».

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