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Mafia Capitale, riuniti in unico processo i tre filoni di inchiesta

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la decisione del tribunale di roma

Mafia Capitale, riuniti in unico processo i tre filoni di inchiesta

Tutti riuniti in unico processo, per complessivi 46 imputati, i tre filoni di inchiesta di “Mafia Capitale” al vaglio dei giudici della decima sezione penale del Tribunale di Roma. Al termine di una breve camera di consiglio, il collegio, presieduto da Rosanna Ianniello, ha deciso che i due giudizi immediati (quelli legati agli arresti del dicembre 2014 per associazione di stampo mafioso e quelli scaturiti dalla seconda ordinanza cautelare per corruzione del giugno scorso) possono essere riuniti perché si trovano «allo stesso stato e grado davanti a uno stesso giudice». Anche il filone che comprendeva il solo Giovanni Fiscon, ex dg dell’Ama spa al quale era stata bocciata dal gup una richiesta di giudizio abbreviato condizionato all’audizione di alcuni testimoni, viene accorpato a tutto il resto.

Riunificazione necessaria per completo accertamento dei fatti
«Tenuto conto che molti testi indicati nelle liste sono comuni ad accusa e difesa, la trattazione congiunta dei procedimenti - ha affermato il tribunale - appare l’unica misura idonea che consente un accertamento dei fatti contestati approfondito e completo». In più viene fatto salvo «il principio della ragionevole durata del processo», perché la riunione evita perdite di tempo e «duplicazioni processuali».

Oggi la terza udienza, schermaglia difensori-Procura
Dopo la riunificazione dei tre filoni, la terza udienza è stata di nuovo segnata da schermaglie tra i difensori degli imputati e la procura. La presidente del collegio ha respinto innanzitutto la questione preliminare presentata dal difensore di Sergio Menichelli (ex sindaco di Sant’Oreste, accusato di corruzione e turbativa d’asta) che chiedeva lo spostamento del processo nel Tribunale di Tivoli. Poi sono state affrontate altre questioni preliminari avanzate dalle difese (tra le quali quelle di Buzzi, Gramazio, Coratti e Figurelli).

Buzzi chiede di nuovo il patteggiamento
I legali del ras delle cooperative sociali Salvatore Buzzi hanno reiterato la richiesta di patteggiamento a 4 anni e 10 giorni, con 1.200 euro di multa, ma ha incassato per la terza volta il “no” dei pm. «Buzzi non ha fornito collaborazione», ha spiegato il pm Paolo Ielo. «Nel corso degli interrogatori ha salvato i suoi amici, ha lanciato strali contro i nemici: si tratta di una condotta che non può fare concedere attenuanti. I reati contestati a lui, tra cui l’associazione di stampo mafioso sono, in linea teorica, punibili fino a un massimo di 30 anni». Patteggiamenti sono stati sollecitati per Alessandra Garrone (moglie di Buzzi), 2 anni e 4 mesi, e Paolo Di Ninno, 2 anni e 4 mesi, ed Emanuela Bugitti, 2 anni, entrambi collaboratori di Buzzi. Sulle varie richieste di patteggiamento il tribunale potrà pronunciarsi al termine del processo.

Sabella: «A Ostia sostanziale illegalità»
Ascoltato oggi in audizione davanti alla commissione parlamentare Antimafia, l’ex assessore comunale alla Legalità Alfonso Sabella ha intanto dipinto la situazione di Ostia: «Fin dall’inizio del mio mandato ho preso atto di una sostanziale illegalità, nel rilascio delle concessioni balneari, oltre a mancati accertamenti. La mia consapevolezza che a Ostia vi fossero famiglie mafiose risale al 1997 e l’ho subito rilevata con una palestra data alla famiglia Spada in un immobile di proprietà del Comune. A Ostia, insomma, vi era una quantità di omissioni e non veniva fatto nulla per far rispettare la legalità». Sabella ha riferito che le concessioni di stabilimenti balneari a Ostia - dove la Commissione andrà in missione il 3 dicembre - sono 71, «le ho fatte verificare tutte e ho trovato tantissime irregolarità e violazioni palesi, che dovrebbero portare alla revoca o alla decadenza di concessioni. Ho fatto il gravissimo errore di rimandare tutto al primo ottobre, per non pregiudicare la stagione estiva. Poi i fatti di Mafia Capitale mi hanno impedito di portare a termine quel lavoro».

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